MONTENERO DI BISACCIA. Se sarà un gran Consiglio (nome che evoca tutt'altro nella storiografia italiana) si vedrà oggi pomeriggio: finalmente arriva la discussione sulla telefonata sgradita della sindaca a un cittadino, che non conosceva. È in programma per oggi alle 18:00 la riunione che vedrà al primo punto all'ordine del giorno la mozione di sfiducia ai danni di Simona Contucci. A presentarla sei consiglieri di minoranza, quindi anche due ex di maggioranza, fattore fondamentale per arrivare ai numeri necessari per tentare di sfiduciare un sindaco e farlo decadere. Che questo proposito riesca è tuttavia difficile.
Il caso della telefonata. Ormai oltre un mese fa Simona Contucci ha chiamato per telefono, precisamente via Whatsapp, un cittadino residente da sette mesi a Montenero. Un'attenzione da parte del massimo potere cittadino che arrivava dopo un commento critico pubblicato sui social. A giudizio del chiamato, la telefonata era un rimprovero. La sindaca non lo conosceva. Il seguito è un battibecco che va avanti da un mese e qualche giorno, con il cittadino che chiede di continuo dove abbia trovato il suo numero e se sia giusto ricevere attenzioni simili dopo una critica, ciò che può tradursi in pressioni liberticide da parte del potere. La sindaca, viceversa, arroccata in un silenzio che non sempre è parso comprensibile, ma nei suoi ambienti l'argomento suscita parecchio prurito.
La popolazione, manco a dirlo, si è divisa: chi ritiene un fatto inaudito, anche perché nel frattempo sono venute fuori altre testimonianze di simili attenzioni municipali, e chi pensa non ci sia nulla di male se un sindaco chiede conto di una critica, a tu per tu.
I sei consiglieri di minoranza, appartenenti a gruppi diversi e in un caso anche ideologicamente distanti, hanno presentato una mozione di sfiducia. Se approvata la sindaca Contucci andrà a casa in anticipo, ma è un qualcosa che appare inverosimile: i sette (lei compresa) che compongono la maggioranza (ridotta dal 2023) basteranno per scongiurare il pericolo. Oggi pomeriggio alle 18:00 la discussione, che si prevede accesa.
Le mozioni di sfiducia al sindaco nella storia di Montenero di Bisaccia. È già successo, oppure si è tentato di portarla in Consiglio, ma non ha mai decretato il crac amministrativo.
Per il caso del 1980 non è corretto parlare di mozione di sfiducia, poiché fu una vera e propria revoca. Non c'era l'elezione diretta del sindaco, le regole erano diverse, ma votarono contro Luciantonio Sacchetti in quattordici su venti. La sua poltrona saltò con alcune settimane di anticipo ma, come detto, fu revoca, non sfiducia.
Nel settembre 1987, dopo uno scossone nella maggioranza biancorossa Spiga-Pci, fu portata in Consiglio la mozione di sfiducia contro Nicola D'Ascanio. Fu votata da dodici consiglieri (Spiga, Campanile, Democrazia cristiana), quindi tecnicamente passò, ma il sindaco fu salvato dalle regole di allora. Oggi in un caso simile il Consiglio salterebbe all'istante, all'epoca no, tant'è che tornò a riunirsi nell'ottobre 1987 e nel frattempo si era riunificata la maggioranza Spiga-Pci.
Febbraio 1993: non c'era una maggioranza consiliare poiché un ricorso elettorale aveva assegnato un anno dopo le elezioni un decimo seggio al Pds (erede del Pci). In sostanza, il sindaco Domenico Porfido non aveva più una maggioranza e per questo fu presentata una mozione di sfiducia contro di lui dai pidiessini, guidati da D'Ascanio. Fu votata da loro dieci e pertanto non passò, per un voto, come presumibilmente accadrà oggi pomeriggio.
Giugno 2009: iniziata la crisi nella maggioranza di centrosinistra, Giuseppe D'Ascenzo aveva come principali antagonisti, ed ex alleati, i dipietristi dell'Italia dei valori. A questi giunse l'invito della minoranza (compreso il futuro sindaco Nicola Travaglini) a presentare una mozione di sfiducia. Una sfida-provocazione non accolta, ma vale la pena di osservare quanto sarebbe accaduto solo qualche mese dopo.
Difatti nel settembre 2009 fu l'Italia dei valori locale a proporre, sia pure in maniera riservata, una mozione di sfiducia per far saltare D'Ascenzo con alcuni mesi di anticipo sulla scadenza naturale. Non se ne fece nulla, anche perché quel centrodestra stava per accordarsi con una parte di centrosinistra per approdare finalmente al potere. Ancora cinque anni e persino l'Idv, con in testa proprio Simona Contucci, faceva lo stesso.
Tornando all'attualità , per la sindaca Contucci, oggi sarà costretta a interrompere il silenzio sulla telefonata e difendersi comunque dall'attacco delle minoranze. Un gioco di equilibrio, come andare su un monopattino.
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