MONTENERO DI BISACCIA. Capita di cambiare lato della barricata e di trovarsi accusati delle stesse cose che prima non si perdonavano a chi allora era al potere. Forse le telefonate del sindaco a normali cittadini sono aumentate in numero e frequenza, mentre di sicuro sono diminuiti gli striscioni in piazza.
Sono passati parecchi anni, tutti erano più giovani, ma quello striscione impressionato sul sensore di una Nikon D50 c'è ancora in qualche memoria digitale. E ricorda come Simona Contucci, prima di essere a sua volta sindaco, abbia protestato eccome contro chi allora indossava la fascia tricolore.
20 dicembre 2009, l'attuale inquilina del Palazzo era la presidente del Circolo di Montenero dell'Italia dei valori, il partito di Antonio Di Pietro sua (fortunata) culla politica. Si cominciavano a scaldare i motori per la campagna elettorale per le comunali, che si sarebbero tenute di lì a qualche mese. E la maggioranza, di cui l'Idv era parte, si era spaccata. Quella sera pre natalizia era previsto l'intervento di Antonio Di Pietro in persona nella sala consiliare, ma ci fu qualche intoppo. In particolare il sindaco Giuseppe D'Ascenzo negò qualche autorizzazione (pare cavi di corrente volanti per alimentare schermi giganti lì fuori) e fu subito bagarre.
I militanti Idv fecero stampare due striscioni a tempo di record, la macchina dipietrista all'epoca era efficace e dotata. "Il sindaco ci nega l'autorizzazione per stare qui. Il sindaco ci nega anche l'uso della corrente. Noi scendiamo lo stesso in piazza", questo sul primo, mentre sul secondo striscione si leggeva: "Libertà di informazione. Denunciateci tutti!!!!! Resistiamo! Resistiamo! Resistiamo!". Quest'ultima parte un omaggio al procuratore di Milano Saverio Borrelli, cui il fondatore dell'Idv Antonio Di Pietro, montenerese, era alle dipendenze nell'era di Mani pulite.
Per la storia, il convegno nella sala consiliare si tenne lo stesso, mucchi di penne da distribuire a tutti, inno ambient di sottofondo (oggi dimenticato, un po' come quel partito), en plein in sala e casse acustiche fuori per far sentire anche in piazza. Unico particolare, anziché usare la corrente della sala fu fatto arrivare un camion-gruppo elettrogeno, più grosso di quelli che normalmente alimentano i concerti per le feste di paese.
In tutto questo trambusto una giovane Simona Contucci era in prima linea ad attaccare gli striscioni, a presiedere le conferenze stampa contro il sindaco D'Ascenzo, reo di negare la libertà di espressione. Chissà se sognava, in quegli ultimi giorni del 2009, di arrivare lei stessa sul massimo scranno di cittadino, sul piedistallo del potere per antonomasia. La storia ci dice che ci è arrivata nel 2020, e nel 2025 a contestarle pubblicamente la libertà di esprimere opinioni è stato un cittadino da poco residente a Montenero. Le parti si sono rovesciate, fatti i dovuti distinguo di contesto e modalità . D'Ascenzo le negava la parola quand'era militante dipietrista? Luigi Vallillo dice lo stesso di lei oggi.
La vicenda è quella nota della telefonata che la Contucci ha fatto a un cittadino il giorno dopo un commento critico sui social. Ne è derivata una bagarre, in corso, che ha coinvolto anche i gruppi di minoranza, compresi i due ex alleati della sindaca. A giorni si dovrebbe discutere persino una mozione di sfiducia in Consiglio. Mentre Luigi Vallillo continua la sua battaglia in solitaria, a suon di interventi e video sui social. Ieri l'ultimo, dove continua a chiedere dove la sindaca abbia trovato il suo numero e annuncia di essere pronto a farsi consigliare da un legale.
Dal canto suo la maggioranza ha scelto la via del silenzio. Gli ordini di scuderia della Contucci sarebbero stati di non proferire parola, prontamente eseguiti con il classico sbattere di tacchi dai sei che l'affiancano in giunta e Consiglio. Una volta arrivato nel parlamentino cittadino, va da sé, dovranno arrivare le risposte: da dove è uscito il numero e se sia giusto che un sindaco telefoni a comuni cittadini senza pensare che questi possano avvertire una certa soggezione.
Nel frattempo, grazie all'immagine che la Nikon seppe a suo tempo impressionare sul sensore digitale, si può vedere com'era Simona Contucci quando toccava a lei tacciare il sindaco di dispostismo. Non bastasse qualche giorno dopo lei stessa, presidente cittadina Idv, definiva in una nota "un cazzotto alla libertà di informazione" il comportamento di chi occupava il ruolo che sarebbe diventato suo dieci anni dopo. Le parti che si rovesciano.
Nelle foto: in alto i militanti Idv che attaccano gli striscioni il 20 dicembre 2009, Simona Contucci è di spalle e indossa la giacca a righe colorate; in basso un altro momento della posa dello striscione; gli articoli usciti all'epoca su Il Quotidiano del Molise
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