MONTENERO DI BISACCIA. Quando nel 1987 Vasco Rossi cantò a Termoli C'è chi dice no era adolescente e passava le estati non lontano da quel palco, a Montenero. Chissà se immaginava che un giorno qualcuno l'avrebbe detto a lei dopo l'ennesima telefonata. Ma dopo l'interruzione del silenzio, è il caso di analizzare cosa ha detto Simona Contucci sulla chiamata non gradita da un cittadino da poco residente, autore di una critica sui social. Ieri la discussione in Consiglio comunale, dove i gruppi di minoranza sono arrivati a chiedere la sua sfiducia per quello che considerano una sorta di abuso di potere, oltre che sospetta violazione dei dati personali. E allora, dopo che ha fatto aspettare un mese per dire la sua, vale la pena di partire dai sospetti che sono stati confermati. Forse l'aspetto più importante del Consiglio di ieri. Quello di oggi è il primo appuntamento* con l'analisi degli interventi dei consiglieri di maggioranza sulla questione telefonata indesiderata. Si comincia pertanto dalla sindaca. *(Aggiornamento del 2 agosto: a causa di problemi tecnico-informatici non è stato possibile proseguire con le analisi degli altri interventi, ce ne scusiamo con i lettori n.d.r.).
L'intervento di Simona Contucci è durato poco più di un quarto d'ora, ma è stato interrotto più volte per cause varie. La riunione era infatti in corso già da oltre due ore.
"In via preliminare intendo chiarire che fino a quando sarò sindaco continuerò a chiamare i miei concittadini per motivi attinenti alla mia carica". Questa frase è stata pronunciata prima della lettura dei discorso. Un fatto insolito leggere, come aver parlato in piedi (mai successo), per una che va sempre a braccio e, va detto, se la cava bene. La frase che precede il testo scritto, però, ha la sua importanza: dalla voce diretta dell'interessata arriva la conferma che le telefonate a gente comune sono la prassi e che intende continuare a farlo. "Rivendico con forza il diritto e il dovere per chi riveste una carica pubblica di avere un contatto diretto con le persone – un altro passo del discorso -, anche e soprattutto quando si manifesta un malessere da chiarire o una criticità da risolvere".
Simona Contucci ritiene che telefonare a chiunque, con il suo numero privato, sia cosa buona e giusta. Anche quando si tratta di spiegare o di rispondere (anche redarguire?) dopo una critica. Oltre che pubblicamente sui social, come fa spesso e nessuno può reclamare, anzi, è convinta che possa farlo anche col contatto diretto. È qualcosa di cui si sentiva parlare da anni, l'ha confermato lei stessa.
La questione privacy. Il cittadino, nel suo mese ininterrotto di battaglia e pec inviate in Comune, ha focalizzato l'attenzione soprattutto su ciò che ritiene una violazione della sua riservatezza. In sintesi, dove ha preso il suo numero la sindaca? La risposta è arrivata ieri in Consiglio: "è stato acquisito da me tramite un contatto la cui identità io certamente in questo caso non posso rivelare per motivi di riservatezza". Dalla sua la sindaca ha letto anche la relazione del responsabile della protezione dei dati incaricato dal Comune, secondo il quale non vi è stata alcuna violazione.
Confermato anche che la telefonata è arrivata al neo cittadino, proveniente dall'Inghilterra, a causa di una critica da lui espressa sui social. Egli chiedeva quando si sarebbe rivotato per cambiare sindaco, ma non prima di aver sottolineato che da sette mesi non faceva che notare ogni giorno qualcosa che non andava. "La presenza dei cinghiali non è addebitabile al sindaco, come nel suo caso, ma la competenza di fauna selvatica è della regione", questa la spiegazione della Contucci avrebbe dato, o voluto dare, dopo il commento critico, apparso sotto il post di un articolo di Monteneronotizie sui cinghiali in centro abitato. Ma la telefonata avrebbe preso toni più rigidi molto presto.
In conclusione, gli elementi principali che emergono dall'intervento della sindaca sono due sue convinzioni: non aver violato la riservatezza di un dato come il numero di cellulare e poter, anzi dover continuare a telefonare ogni volta che vuole al singolo cittadino, che abbia criticato o meno.
Ed è qui che fuor di ambiti legali una riflessione sarà consentita. Secondo la dottrina Contucci un sindaco può telefonare a chi vuole, quando vuole, perché di "pubblico interesse", anche se si tratta di rispondere privatamente a una critica pubblica. Ma un cittadino può ritenere di non volere certe attenzioni? Può porre la telefonata di un sindaco, chiunque sia, all'ultimo posto nel novero dei propri pensieri? Può ritenere che gli possa essere fastidioso essere interrotto da una telefonata in fascia tricolore mentre fa qualcosa di più importante che, mettiamo, parlare con un sindaco?
E allora, se diventa regolare e quasi obbligatorio accettare certe attenzioni telefoniche di "pubblico interesse", come si tutela chi quelle attenzioni non le vuole? Si invia una pec in Comune con cui si diffida il sindaco dal telefonare senza essere prima presentato da un dipendente comunale, cui accordare il permesso di successivo contatto? Si pubblicano i numeri degli amministratori appena dopo le elezioni sul sito internet, così che chi non desidera farsi telefonare per "pubblico interesse" possa bloccare quei numeri?
Un dilemma inedito. Lo risolverà chi l'ha creato?
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