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La maggioranza cerca di invalidare anche ciò che lei stessa ha votato?

Dopo il Consiglio choc la segnalazione di un lettore su una possibile incongruenza nella nota firmata da sei consiglieri: riterrebbero irregolare persino l'inversione dell'odg da loro stessi voluta e approvata

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MONTENERO DI BISACCIA. Quando la pezza rischia di essere peggio del buco. E stavolta è un lettore a segnalare l'ennesima falla, o almeno incongruenza, o foss'anche solo distrazione nelle more dell'ultimo Consiglio comunale. Quello, in sintesi, dove non solo è successo l'impossibile, ma dopo il quale sono seguite accuse fra maggioranza e minoranza abbastanza pesanti. Ed è precisamente alla nota firmata da sei consiglieri di maggioranza che si riferisce il difetto segnalato dal lettore. Forse solo un cavillo interpretativo, ma se avesse ragione tutto il Consiglio sarebbe invalidato e a quel punto la maggioranza vedrebbe cadere il suo castello difensivo dopo l'abbandono dell'aula.
I fatti si riferiscono al Consiglio comunale dell'11 agosto, quello in cui si sarebbe dovuto eleggere il nuovo presidente delle assise dopo il rimpasto di giunta di inizio mese. Invece è mancato il quorum richiesto in prima votazione e la maggioranza, probabilmente per una più o meno imperdonabile svista regolamentare, ha abbandonato l'aula. La seduta è continuata con la minoranza e due ex di maggioranza: il numero legale c'era. 
Il giorno dopo la nota dei sei consiglieri, praticamente tutta l'amministrazione tranne la sindaca Simona Contucci. Era contestata la validità della seduta, poiché a loro giudizio se c'era un solo ordine del giorno a prevedere il cosiddetto quorum funzionale anche per tutti gli altri valeva questa regola. Detto altrimenti, se per un argomento è necessaria una maggioranza qualificata (quorum funzionale, appunto, necessario per deliberare, decidere, approvare), anche per tutti gli altri, in quella stessa seduta, varrebbe la stessa regola.
Ed è qui che interviene la segnalazione del lettore, che evidentemente deve aver studiato con attenzione la nota dei sei consiglieri di maggioranza. Perché se per tutti gli ordini del giorno dell'11 agosto era necessario il quorum funzionale di almeno otto voti (i due terzi, come per eleggere il presidente del Consiglio in prima battuta), lo stesso valeva anche per invertire gli ordini del giorno e far passare l'ultimo al primo posto. Difatti questo è stato fatto a inizio riunione, su proposta della maggioranza. E se l'esito del voto è stato sette favorevoli all'inversione, due contrari e quattro astenuti, è evidente che anche per questa decisione sarebbe mancato il quorum funzionale.
Più esplicitamente, se per tutti gli argomenti in agenda valeva il quorum funzionale (lo hanno scritto i sei consiglieri di maggioranza), esso sarebbe occorso per qualsiasi votazione in quella seduta. Anche solo per invertire gli ordini del giorno sarebbero serviti almeno otto voti e adesso la maggioranza ne ha sette, dopo aver perso due esponenti per la nota guerra interna dopo le elezioni regionali.
Ne consegue che persino l'inversione risulterebbe invalidata o, per usare le parole sempre dei firmatari della nota della maggioranza, "contra legem". In sintesi, gli stessi che accusano chi è rimasto in aula di aver agito in maniera irregolare, al punto che si è dato mandato alla sindaca (a quale titolo non si è capito) di verificare tali condotte "irregolari/illegittime o illecite", ebbene, loro stessi avrebbero avuto simili condotte prima di abbandonare l'aula.
A meno che, è sempre il lettore a prevedere questa ipotesi, non abbiano sbagliato a scrivere sulla nota (protocollo n. 11242 del 14/08/2023) quorum funzionale al posto di quorum strutturale. Il primo serve per deliberare, decidere, approvare, il secondo solo per rendere valida una seduta. Ma ammesso che si sia trattato di un mero errore di distrazione, può succedere nella fretta, può fare le pulci agli altri chi lo commette?
Nella foto la sindaca Simona Contucci, il neo assessore Nicola Marraffino e il consigliere Antonio Potalivo mentre abbandonano l'aula
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