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I postumi della crisi amministrativa: gli scenari che si prospettano

Cardinali e Travaglini in un gruppo a parte, le minoranze in cerca di un'unità difficile, la maggioranza festeggia anche se perde i pezzi, aspettando il Consiglio del 4 settembre

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MONTENERO DI BISACCIA. Come andrà a finire, quali gli scenari possibili? Queste le principali domande quando mancano due settimane esatte al Consiglio che, si presume, porrà fine all'impasse e riporterà una parvenza di ordine nella massima istituzione cittadina. E allora, come ne usciranno maggioranza, minoranza e la via di mezzo nel frattempo creatasi?
Prima di qualunque analisi e previsione occorre partire dal presupposto che il 4 settembre sarà nominato il nuovo presidente del Consiglio comunale. Perché nell'ultima riunione, a qualche giorno dal Ferragosto, è successo di tutto (link a fine articolo). Tuttavia, nonostante l'abbandono in massa della maggioranza, comportamento mai visto e probabilmente originato da un errore di calcolo, in detto Consiglio si è capito che la maggioranza non ha più due elementi. Si tratta degli assessori estromessi dalla giunta nel rimpasto di inizio agosto: Tania Travaglini e Andrea Cardinali. Occorre partire da questi due nell'analisi di cosa potrà succedere nei due anni di mandato rimasti.
Con ogni probabilità formeranno un gruppo a sé, staccato dalla maggioranza di cui non si sentono più parte e dalla quale la distanza che li separa diventa ogni giorno più siderale. Nell'ultimo Consiglio, quello "impossibile" tanto è stato insolito, non hanno votato insieme ai due gruppi di minoranza, ma si sono astenuti, che è quasi la stessa cosa. Così come non hanno votato Cabiria Calgione alla presidenza del Consiglio, cui è mancato un voto per raggiungere il quorum in prima battuta. Questa, di fatto, la prima tangibile conseguenza del loro distacco dalla maggioranza. Se è vero che hanno ancora un consigliere di vantaggio, è anche vero che quando serve la maggioranza qualificata l'assenza di Cardinali e Travaglini si avverte.
Da vedere come agiranno, ma è difficile che diventino parte della minoranza. Più probabile che abbiano un atteggiamento a metà strada, non di sostegno, ma nemmeno di scontro a prescindere. Questo almeno è quello che fa ipotizzare l'osservazione del loro modus operandi in questi tre anni di mandato, dove Cardinali si è visto solo una volta alzare la voce, la Travaglini mai. Inoltre, guardando in prospettiva delle comunali 2025 (tranne imprevedibili elezioni anticipate), non converrebbe loro trasferirsi armi e bagagli nello schieramento o negli schieramenti avversari: erano e restano di centrodestra.
Nella foto Andrea Cardinali e Tania Travaglini, sotto Cabiria Calgione


La maggioranza (mutilata). Fatti fuori i due assessori con cui da almeno un anno non andava granché d'accordo, la sindaca Simona Contucci ha un solo numero di vantaggio in Consiglio. Sette contro sei. Nulla di anomalo, se si pensa che nell'era ante elezione diretta le maggioranze erano composte dopo il voto e tutte le volte il vantaggio della maggioranza sulla minoranza era così esiguo. Certo nessuno potrà permettersi un'assenza, altrimenti si va sotto e a quel punto che divertimento per opposizione ed ex assessori. 
Pertanto, tranne imprevedibili altri scossoni interni, la maggioranza dovrebbe marciare così fino al 2025. Ma a proposito di scossoni imprevedibili, meglio non ostentare troppa sicurezza, visto quello che è successo e sta accadendo all'amministrazione che sembrava la più solida di sempre appena tre anni fa.
Nella foto i consiglieri di maggioranza, con la sindaca Contucci in primo piano, mentre entrano in municipio dopo l'abbandono dell'aula

Minoranza o minoranze? Già, perché passando al campo di chi va contro l'amministrazione Contucci, e teoricamente dovrebbe ambire a scalzarla per prenderne il posto, la faccenda non è affatto semplice. Partita unita, la minoranza si è spaccata nel settembre 2021, a un anno esatto dalle elezioni. Da una parte l'area progressista vicina al Partito democratico: Giulia D'Antonio e Nicola Palombo. Dall'altra quella riconducibile al Movimento 5 stelle: Gianluca Monturano e Fabio De Risio. In questi due anni se ne sono dette di ogni, per quanto a sentirsi di più sono stati i pentastellati, sia in Consiglio sia nelle bordate agli ex alleati. 
Eppure appena dopo il Consiglio choc dell'11 agosto, i quattro sono tornati a parlarsi fuori della sala consiliare. Segnali di distensione? Forse è meglio non trarre conclusioni affrettate, perché secondo le indiscrezioni è ancora saldamente in piedi il muro che li divide: da un lato la concezione più politica, più snob se si vuole dei progressisti, dall'altro quella più battagliera e irosa dei M5s. Per esempio ancora oggi si rinfacciano a vicenda la responsabilità della spaccatura. Riusciranno a ritrovare l'unità entro le prossime elezioni comunali? E se sì, sarà una comunanza di intenti vera o, come nel 2020, posticcia? Si vedrà, nel frattempo problemi più grandi albergano dall'altra parte, in quella maggioranza che ostenta sicumera, quasi festeggia nel perdere i pezzi e abbandonando le aule finisce sui libri di storia.
Nelle foto: Nicola Palombo e Giulia D'Antonio, sotto da sinistra Gianluca Monturano e Fabio De Risio


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