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Vittorio Sacchetti: una salvezza che sembrava impossibile ma i ragazzi sono stati straordinari

Intervista all'allenatore del Calcio Montenero dopo la straordinaria partita nei playout di sabato scorso valsa la permanenza in Promozione

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Ad una settimana dalla finale di play out vinta dal Montenero, incontriamo il Mister Vittorio Sacchetti, che in 3 mesi è riuscito a compiere una vera impresa.
Mister Vittorio Sacchetti, considerato il principale artefice della salvezza dell’ASD Calcio Montenero, salvezza che sembrava praticamente impossibile al tuo arrivo. Come ti senti in questo momento? Quali sono le tue sensazioni?
"Sono molto felice, perché sono tornato per centrare questa salvezza che sembrava praticamente impossibile e ci sono riuscito. La gioia è tanta perché ho la consapevolezza di aver fatto qualcosa di straordinario".
Vincere è sempre bello, ma farlo nel proprio paese in condizioni disperate è ancora più bello!
"Sì perché ho avuto anche il sostegno di molta gente di Montenero che credeva in me e nel mio lavoro. E chi aveva qualche dubbio penso che adesso si sia dovuto ricredere".
Quindi dedichi questa vittoria a chi ti ha sostenuto?
"Ovviamente la dedica principale a mia moglie e ai miei figli, i miei principali tifosi, poi a tutte le persone che mi hanno dimostrato stima, ma soprattutto a tutti quelli che non credevano in me perché mi hanno dato uno stimolo maggiore".
Hai ricevuto qualche messaggio piacevole?
"Sì, tantissimi messaggi e mi ha fatto molto piacere, anche da persone che non mi aspettavo, tra cui il messaggio che più mi ha fatto piacere è stato quello di Mister Cardamone, il Mister di inizio campionato, inoltre con piacevole sorpresa il sindaco di Montenero nel post di complimenti alla squadra ha fatto i complimenti anche a me".
Quando sei arrivato la squadra sembrava in confusione totale, io personalmente ho seguito tutte le gare e sembrava che il mercato di riparazione avesse fatto più danni, probabilmente non erano sereni. Cosa hai fatto nelle prime settimane?
"Mi sono limitato a lavorare sulla testa, sulla concentrazione, perché mi ero accorto che non erano sereni".
Hai trovato anche molti protagonisti del doppio salto, mentre qualcuno è andato via!
"Nel gruppo ho ritrovato giocatori che già conoscevo perché li ho allenati gli anni scorsi e in più ho trovato giocatori nuovi che considero oltre che bravi giocatori anche bravissime persone, serie e disponibili. Un cocktail che tra passato e presente ci ha portato con fatica, dedizione e unione alla vittoria".
Cosa ne pensi dell'attuale dirigenza?
"Vorrei sottolineare il connubio tra i componenti della nuova dirigenza e quelli della vecchia, che hanno formato un team valido ed affidabile e che aspira a qualcosa di più della salvezza; io personalmente sostengo che essendo una società giovane, il primo obiettivo deve essere sempre una salvezza sicura e tranquilla, cercando di riuscire a capire l'effettivo valore di giovani del posto, sui quali io faccio tanto affidamento".
Nell’ultima di campionato hai regalato minuti a qualcuno che durante il campionato ha giocato poco, addirittura nell’ultimo quarto d’ora avevi 5 under in campo!
"Ormai eravamo arrivati con la certezza di disputare i play out e quella domenica volevo dar spazio ai ragazzi che mi hanno sempre seguito pur giocando meno, ma il motivo principale era anche per capire cosa potranno dare in futuro quei ragazzi".
Cosa hai pensato nei minuti finali?
"Che tutto il lavoro fatto in questi tre mesi stava andando a rotoli e c’era anche la consapevolezza che eravamo più forti del Trivento… ma quel fantastico gol al 97° ci ha restituito ciò che meritavamo".
Poi sei esploso al gol di Ramirez, facendo uno scatto che ricordava il Sacchetti calciatore di metà anni 90!
"È stato un gesto impulsivo dove ho liberato tutte le mie emozioni, ma oggi ad una settimana di distanza, ne sto pagando ancora le conseguenze!"
Quindi ti sei quasi stirato? Lo rifaresti?
"Ovviamente sì! Una gioia simile vale bene uno stiramento!"
Infine il tripudio nei supplementari, dove a quel punto gli avversari non ne avevano più, mentre il Montenero grazie alla tua iniziale strategia e ai cambi ha preso in mano la gara.
"Il merito è stato soprattutto dei ragazzi che hanno tirato fuori un’energia incredibile".
Iniziamo a conoscerci meglio e soprattutto a dare ai lettori qualche dettaglio sulla tua vita: hai 47 anni, tifoso della Juve e del Montenero, lavori alla Primo a San Salvo.
Hai mosso i primi calci a San Salvo facendo tutta la trafila delle giovanili, esordendo in prima squadra con il San Salvo, poi Petacciato, Montenero, Palata e una parantesi con il Tolentino in serie D, dove hai assaporato il calcio quasi professionistico, che esperienza è stata?
"Una bellissima esperienza, anche perché l’allenatore era Fabrizio Castori che ha allenato anche in serie A".
Quale è stata la gara che ricordi con più affetto?
"Tutte le gare che ho giocato per me sono state importantissime, chi mi conosce sa che per me tutte le gare devono essere vissute con la massima serietà ed impegno".
E invece quale è stato il campionato che ricordi più volentieri?
"Il campionato di Promozione con il Montenero che vincemmo e andammo per la prima volta in Eccellenza".
Era la stagione 1996/97, cosa ricordi di quella squadra?
"Ricordo una cosa particolare, che eravamo più fuoriquota che grandi. Cioè in una squadra di eccellenza, sono obbligatori dei ragazzi del settore giovanile, tre in campo… nel nostro caso era il contrario, eravamo tutti ragazzi con qualcuno più grande, poiché eravamo tutti amici cresciuti sin da ragazzi insieme. È stato un anno incredibile".
Ad un certo punto hai deciso di non giocare più ad alti livelli, quando è successo?
"Ho avuto la fortuna di calcare quasi tutti i campi del Molise e dell’Abruzzo, in tutte le categorie, giocando ogni campionato con il massimo impegno, perché io quando prendo un impegno poi lo prendo seriamente, al di là della categoria. Poi a 34 anni con il mio primogenito Stefano di appena 2 anni, ho deciso di mollare un po’ l’impegno per dedicarmi di più alla famiglia e ho iniziato a giocare con gli Amatori Montenero".
Cosa ci racconti di questa esperienza?
"Che far parte della squadra amatori mi ha dato tante soddisfazioni, perché hai modo di conoscere calciatori che hanno fatto carriere importanti, ma che a causa dell’età, giocano in quella categoria soprattutto per il bicchiere di birra nel terzo tempo, accompagnato dal classico panino con la porchetta".
Come ti è venuta la voglia di allenare la squadra Amatori?
"Purtroppo dopo cinque-sei anni, ho avuto un infortunio grave, con la concomitanza della nascita del mio secondo figlio Andrea, non ho potuto più giocare. Dopo un paio di anni, si è costituita una nuova società con un nuovo direttivo e mi hanno chiesto di seguire la squadra ed ho accettato con grande piacere".
Quindi cosa hai pensato quando ti hanno chiesto di allenare la squadra Amatori?
"Io ero felice, perché purtroppo l’infortunio non mi avrebbe permesso di giocare ancora, quindi era l’unico modo che avevo continuare a stare sul campo e vivere ogni partita".
Ti sei preso parecchie soddisfazioni con gli Amatori.
"Diciamo che ero facilitato anche dal meraviglioso gruppo che avevo a disposizione, addirittura siamo arrivati a disputare una finale regionale a Ortona con la squadra di San Salvo, che ancora adesso risulta essere una delle più forti".
Quando hai deciso di sposare la causa rossoblù e perché?
“Quando il gruppo del direttivo degli Amatori ha deciso di mettere in piedi una grande struttura, che è quella attuale con 220 iscritti in totale, mi hanno chiesto di affiancare il Mister Fabio De Risio, poiché lui non poteva onorare l’impegno al 100%, mentre io ho dato la mia completa disponibilità”.
L’anno successivo invece sei diventato mister da solo, come la vivi questa cosa?
"Sono molto soddisfatto, perché sinceramente se qualcuno te lo ha chiesto, voleva dire che in fin dei conti, qualcosa di buono avevi lasciato".
Quindi il fatto che ti sei sempre impegnato, alla fine è stato ovvio che ti dessero in mano la prima squadra, a quale allenatore ti ispiri pensavi?
"Veramente non ho nessun modello in particolare, i modelli sono tanti e non mi piace fare sempre lo stesso gioco, studio molto e cerco di mettere negli allenamenti più possibilità, soprattutto offensive". 
Sei un allenatore eclettico, infatti quest’anno hai dovuto cambiare spesso anche modulo.
"Infatti quest’anno tra infortuni, covid e squalifiche, ho dovuto cambiare ogni domenica formazione, adeguandomi sempre a quelli presenti. Preferisco il modulo che mi permette di stare sempre in attacco, come il 4-2-3-1 ma come ho già detto prima, spesso devo cambiare la mia idea. Ultimamente sto cercando di inserire qualche ragazzo della Juniores, poiché uno degli obiettivi della società è crescere in tutti i sensi".
Che rapporto hai con i giocatori? Tenendo presente che non è facile gestire 30 persone del paese che conosci ed hai confidenza.
"Ho un ottimo rapporto, infatti essendo gran parte di loro amici di vecchia data, mi dispiace metterli in panchina o addirittura in tribuna quando siamo al completo, ma a loro ho spiegato il rispetto dei ruoli, pertanto faccio le mie valutazioni e la domenica metto in campo gli 11 migliori, sperando poi di attingere bene nell’intervallo".
Qualche partita che ricordi volentieri?? 
"Non ho partite che ricordo più delle altre perché per me tutte le gare che ho disputato, erano importanti allo stesso modo, ero sempre determinato e concentrato, ed è quello che voglio dai miei ragazzi, far capire loro che la gara contro la prima in classifica e la gara contro l’ultima valgono sempre 3 punti, quindi l’approccio è fondamentale, tant’è che gare che abbiamo pareggiato con squadre di fondo classifica, ci hanno decurtato punti".
Se dovessi tracciare una linea e fare il punto della situazione, cosa pensi di questo anno?
"Sono sostanzialmente soddisfatto e vorrei sottolineare l’impegno di tutti i ragazzi, che magari dopo un turno in fabbrica o una giornata faticosa, come ad esempio Michele Pezzotta e Michele Silverio, non saltano un allenamento, dando l’esempio anche ai più piccoli".
Dove vuoi arrivare? Ti poni degli obiettivi?
"Voglio crescere e cercare di fare sempre di più, sempre il meglio… quello che ci riserverà il futuro non lo sappiamo".

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