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Il casus belli dell'edilizia convenzionata

Molto rumore per nulla: secondo appuntamento con le opere oggetto di polemiche e poi non fatte

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MONTENERO DI BISACCIA. Ci sono circostanze insperate che si presentano all’improvviso e, purché si abbia l’indiscutibile merito di esserci e di saper salire al volo sul “treno”, cambiano le storie personali e cittadine. L’analisi di grandi opere pensate e mai realizzate continua oggi con un progetto risalente a dieci anni fa, le villette in edilizia convenzionata nei pressi della Marina di Montenero. 144 appartamenti che diventarono loro malgrado, incolpevolmente e sicuramente senza che lo volesse il costruttore, attori di uno di quegli stravolgimenti insperati cui si accennava. Già, perché a far diventare sindaco Nicola Travaglini, dopo dieci anni di minoranza, fu lo sfacelo del centrosinistra montenerese. Fatto ritenuto impossibile fino a tre anni prima, forse meno, accadde e ne beneficiò l’ex sindaco, alla guida del paese dal 2010 all’appena trascorso 2020.
E come ogni “guerra” che si rispetti occorre il casus belli, la pistolettata di Sarajevo. La quale fu appunto il progetto di case in edilizia convenzionata (prezzi e metrature stabilite per legge) vicino al centro commerciale, a due passi dal mare ma a monte della Statale 16. In realtà i venti di guerra nel centrosinistra locale soffiavano già da un po’, a volerla vedere lunga forse qualche incrinatura cominciò – paradossalmente – dopo la schiacciante vittoria alle comunali del 2005. Ma fu con l’edilizia convenzionata che i panni imbrattati dalle beghe politiche iniziarono a essere sciacquati in pubblico.
Tutto ebbe inizio nel marzo 2009, quando si cominciò a rimandare a tempi più tranquilli la discussione in Consiglio del progetto, presentato da un privato. Il sindaco a fine mandato Giuseppe D’Ascenzo aveva capito che tirava aria brutta e che una parte della sua maggioranza gli avrebbe votato contro. Finché a giugno, insolitamente di mattina, la discussione arrivò e a gongolare fu soprattutto la minoranza, dove c’era come detto anche il futuro primo cittadino Nicola Travaglini. Ma intuendo di non avere i numeri, D’Ascenzo rinviò l’ordine del giorno a tempi migliori. Dietro l’orizzonte di quel mare che si vede dalla sala consiliare si preparava invece una tempesta oceanica.
E’ consuetudine a Montenero, anche se i primi screzi si avvertono in estate o tarda primavera, aspettare almeno la festa di san Matteo del 21 settembre per scatenare le crisi amministrative. Quel 2009 non fece eccezione. Nel Consiglio comunale choc naturalmente c’era da approvare l’edilizia convenzionata alla Marina, ma subito emersero le spaccature in maggioranza, ormai note a tutti. Abbandonano in quattro l’aula e saltarono in sequenza numero legale e approvazione. Il caos.
Ma si sbagliava chi pensava che Giuseppe D’Ascenzo fosse stato sconfitto su tutta la linea: convocò il Consiglio per il giorno seguente e, essendo in seconda battuta, poté fare a meno dei consiglieri dissidenti. Edilizia convenzionata approvata, dichiarazione di guerra nel centrosinistra consegnata ai segretari di partito. Chi l’abbia scatenata, chi esplose il colpo di Sarajevo, chi fosse Gavrilo Princip e chi l’arciduca Francesco Ferdinando, è ancora oggi causa di dibattito e, c’è da metterlo in conto, potrebbe risvegliarsi dopo questo articolo.
Da quell’autunno 2009 partì di fatto la campagna elettorale per le comunali, in scadenza naturale la primavera successiva. Lunga, tesa, carica di veleni talvolta, chiassosa. Non erano ancora diffusi come oggi i social e si comunicava sui media più tradizionali, con conferenze stampa spesso una dopo l’altra. Da un lato e l’altro della barricata i giornali erano scaraventati con ira sul tavolo quando un pezzo non piaceva.
Ma quali erano i lati della barricata? E ne erano solo due? Effettivamente no, perché alle comunali del 2010 si presentarono tre liste e in ognuna c’era una parte di centrosinistra. Incredibile. A vincere come detto fu Nicola Travaglini, di centrodestra, che si alleò con la parte di maggioranza facente capo al sindaco uscente D’Ascenzo. Le altre due liste erano invece di centrosinistra, senza innesti. Fu la fine dell’egemonia progressista, che perdurava a Montenero dal lontano 1985. In fondo tutto ha una fine, anche l’impero Austro-Ungarico che sparì quattro anni dopo quella famosa pistolettata di Sarajevo.
Fra gli attori politici di allora, anche se non ancora candidata o eletta, c’era anche l’attuale sindaca Simona Contucci, che militando nell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro era tenacemente contraria all’iniziativa. Poi sarebbe divenuta alleata di Travaglini, cinque anni dopo, perché in politica tutto può succedere e chi si ferma è perduto. La stessa Contucci oggi è chiamata a prendere una decisione certo non facile sul South Beach, il colossale progetto ipotizzato sul litorale ancora intatto a sud del fiume Trigno.
Ma come finì la storia dei 144 appartamenti di dieci anni fa? Dopo la contrapposizione di chi vedeva un’occasione di sviluppo e chi invece una speculazione gigantesca, dopo i ricorsi al Tar, dopo fiumi di inchiostro e comizi, il progetto ebbe il via libera ma non fu più realizzato per una ragione semplice nella sua drammaticità: la crisi mondiale del 2008 ci mise un po’ di più, ma arrivò anche da queste parti. Non serviva più costruire.

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