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Il South Beach ai raggi x

Com'è fatto il mega progetto turistico per la zona costiera a sud del Trigno

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MONTENERO DI BISACCIA. Un qualcosa di mai visto per dimensioni e costi, che divide non solo i sostenitori dai detrattori, ma persino chi crede che sia fattibile e chi no per ragioni tecniche ed economiche. Parliamo del South Beach, il progetto presentato l’estate scorsa e che in questi giorni sta vedendo avviate le procedure (complesse) di valutazione, le quali coinvolgono molti enti, dal Comune alla Regione, passando per Soprintendenza ai Beni culturali e non solo. L’area in questione è il tratto di litorale montenerese a sud del fiume Trigno, sul quale è oggi assente qualsiasi costruzione (fatta eccezione per l’idrovora) o attività turistica.
Come anticipato ieri nell’articolo a carattere storico, passiamo oggi a riassumere il contenuto della relazione protocollata in Comune l’estate scorsa.
Consta di ventiquattro pagine in tutto, delle quali una buona metà dedicate a localizzazione, collegamenti, contesto ambientale, economia, morfologia, elenco delle zone del Piano regolatore interessate, geologia, aspetti ambientali, idrologia ecc.
Il Molise è definito un posto del quale si possono apprezzare “le dimensioni, i rapporti umani, il patrimonio naturalistico e ambientale estremamente variegato (montagne, laghi, litorale), le aree di salvaguardia e il sistema diffuso di beni culturali (monumenti, musei, teatri, etc.) che consentono un rapporto diretto con la natura e con l’autenticità delle culture”.
Si passa poi al progetto vero e proprio, che nella relazione è solo riassunto per sommi capi. “L’intervento prevede la realizzazione di un nuovo nucleo urbanistico distinto, autonomo – si legge - e con caratteristiche di unicità tali da rendere l’intervento un elemento caratteristico del litorale regionale e non solo”. Da qui la realizzazione di “residenze stabili, residenze turistiche, locali commerciali di piccola distribuzione, un centro commerciale, centri medici d’eccellenza con particolare propensione al benessere ed all’estetica”. Ci sarà anche “un ampio viale pedonale lungo la spiaggia”, che ospiterà “i ristoranti e i principali negozi di pregio”. La sua lunghezza non occuperà tutti i 2,8 chilometri del tratto di costa in esame, ma solo 1200 metri. Le estremità saranno infatti occupate “da residenze turistiche ed alberghi direttamente sul mare”. Sono previste pertanto zona commerciale, zona ricettiva/alberghi e persino un porto canale in grado di ospitare barche fino a 15 metri.
Il tutto si traduce in: torri di varie altezze (18 da 25 piani; 24 da 20; 18 da 15), edifici da 12 a 8 piani (74 in tutto), 4 alberghi, 1 centro commerciale e 22 stabilimenti balneari. Totale 4.715.775 metri cubi. Per avere un’idea dell’altezza delle torri più alte, si consideri che le Nereidi della confinante San Salvo Marina, a oggi complesso di edifici più alto in zona, contano nove piani. Ancora più basse le costruzioni della Marina di Montenero nell'area urbanizzata, a nord del Trigno: massimo due piani, a parte alcune eccezioni risalenti a decenni fa.

In chiusura la relazione del South Beach spiega anche che occorrerà spostare la Statale 16 più a monte, realizzando una rotatoria nei pressi del torrente Mergolo e, dalla parte opposta, usando l’esistente cavalcavia nei pressi del centro commerciale. Non si esclude infine di implementare il progetto con un campo da golf, un aeroporto e ripascimento del litorale (rimpiazzo della sabbia persa con l’erosione, fenomeno annoso in loco).
Presto per dire se si farà. Certo è un intervento che non ha precedenti, per dimensioni e costi, non solo a Montenero. Dovrà ottenere molte autorizzazioni, superare l’intoppo di un Piano regolatore che finora ha fatto delle altezze limitate un vanto. Infine, last but not least, fare i conti con l’umore popolare che, quando si tratta della marina, a Montenero non è mai stato univoco. Voci contrarie e comitati contro una simile cementificazione già si sollevano, ma non manca chi vede nel South Beach e nel decollo anche del litorale sud montenerese l’unica e ultima occasione per ridare vita a un paese morente.
La sindaca Simona Contucci sembra essere favorevole al progetto, lo dimostra una lettera del 19 febbraio indirizzata al presidente della Regione Donato Toma. Ma lei stessa ha dichiarato di essere propensa a chiedere il parere ai cittadini tramite un referendum popolare. Se così accadesse, nel bene e nel male, nel trionfo democratico e nell’insidia di un parere eccessivamente emotivo a fronte di una questione anche tecnica, sarebbe la prima volta nella storia montenerese.

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