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Voto alla Lega della maggioranza: per la prima volta nel centrodestra montenerese tutti per uno

A meno di una settimana dalle europee unanime il consenso per Patriciello dell'amministrazione e degli ex. Ma non vogliono essere definiti leghisti

La Redazione
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MONTENERO DI BISACCIA. Tutti insieme per la Lega, se anche appassionatamente resta più di un dubbio. A una settimana dal voto per le europee non ci sarebbero riserve sull'orientamento della maggioranza: tutti a sostegno di Aldo Patriciello, candidato con il partito del Carroccio. Avrebbe il consenso sia della maggioranza divenuta a sette dopo la crisi dell'estate 2023, sia della corrente che fa capo all'ex sindaco Nicola Travaglini, vale a dire altri due consiglieri. Ma come accennato restano le divisioni.
Aldo Patriciello in quel di Montenero non si è visto e pertanto sono stati gli amministratori comunali a spostarsi per partecipare a suoi incontri. All'inizio di maggio a Larino c'era la componente travagliniana, mentre mancavano tutti gli altri. Qualche giorno dopo la replica a parti invertite, stavolta a Colli al Volturno, dove sono andati ad ascoltare l'europarlamentare venafrano diversi della maggioranza montenerese.
Il voto in blocco per Patriciello, sempre se si verificherà sabato e domenica, significherebbe un unicum per il centrodestra montenerese da quando amministra. Attenzione, un centrodestra che negli anni si è accresciuto della componente arrivata da sinistra e che oggi rappresenta il vertice. In altre parole, se tutti votassero per la Lega, per un solo partito, sarebbe la prima volta che succede. Perché ecco com'è andata in passato, alle europee e soprattutto alle politiche, alla Camera in particolare.
Nel 2022 alle politiche ha trionfato il centrodestra, in linea con la tendenza nazionale. A Montenero a prendere più voti Fratelli d'Italia (502), sostenuto sia dalla sindaca Simona Contucci, sia dalla corrente travagliniana, quando ancora dovevano arrivare le elezioni regionali e i mesi dei lunghi coltelli che avrebbero portato alla rottura che ancora perdura. Tuttavia, tornando ai risultati alla Camera del 2022, il voti monteneresi al centrodestra non sono andati tutti da una parte. Forza Italia nonostante la presenza dell'assessore regionale Nicola Cavaliere, allora sostenuto da tre della maggioranza montenerese, si è fermato a 309 voti, pochini. La Lega 237.
Nel 2019 si stava già ridimensionando il voto per il Movimento 5 stelle, ma nel centrodestra la Lega tirava ancora abbastanza: 670 voti alle europee. Staccata Forza Italia (245), mentre sempre bassa era l'affluenza 2430 votanti, come si registra sistematicamente alle elezioni europee. Nel 2019 la maggioranza consiliare si trovava nel punto più basso del decennio con sindaco Nicola Travaglini. Saliva solo Simona Contucci, pronta a candidarsi come sarebbe avvenuto un anno dopo. Un voto, quello delle europee, che non fu tenuto in nessuna considerazione.
Diversa completamente la situazione nel 2018, alle politiche. Perché qualche straccio volò, sempre in maggioranza. C'era un candidato locale, Teresio Di Pietro, ma il suo magro risultato non dipese solo dalla valanga Movimento 5 stelle, in quel momento al suo apice. Il segretario regionale Udc racimolò per il suo partito appena 389 voti a Montenero e l'evidenza era una sola: non era stato votato nemmeno dalla maggioranza montenerese. Questi in altre parole avevano sostenuto anche Forza Italia (324) e la Lega (203), mentre Fratelli d'Italia era parecchio staccato (57). Saranno stati pochi i voti del centrodestra a Montenero, almeno quella volta, ma Teresio Di Pietro si aspettava di più. E lo avrebbe confermato anni dopo, precisamente nel giugno 2023, ricordando con amarezza quella debacle e puntando l'indice sui suoi amici di maggioranza consiliare. In sintesi, il voto di chi era al comando del Comune fu sparpagliato (anche) nel 2018.
Tornando ancora indietro si arriva alle politiche del 2013, un secolo fa, ma al comando in municipio c'era già il centrodestra, sebbene ancora ibridato con elementi del vecchio centrosinistra grazie alla cui spaccatura era arrivato al potere. Erano i tempi del partito unico berlusconiano, il Popolo della libertà, che prese 622 voti a Montenero alla Camera. In altre parole, mentre la sinistra montenerese si dissolveva, il centrodestra ostentava unità.
Tornando ai giorni nostri, il voto compatto per Patriciello rappresenta una novità in qualche modo. Per la prima volta da anni, e sicuramente da quando sono al potere i "conservatori" (le dimensioni delle virgolette siano regolate a piacere...), non c'è spaccatura fra gli amministratori su chi sostenere. E sì che alle europee è più facile, non c'è la folta presenza di candidati di altre consultazioni, correnti cui fare riferimento, maggiorenti regionali cui portare in dote il proprio bagaglio di voti. E allora tutti leghisti in maggioranza, effettivi e dissidenti? Si vedrà dopo lo spoglio, ma nel frattempo tengono a dire che non sono proprio leghisti leghisti, insomma sostegno incondizionato a Patriciello, ma da qui a dirsi salviniani ne passa.
Resta da registrare che da inizio mandato amministrativo, nel 2020, questa è un'ulteriore sterzata verso destra, o quanto meno cambio di partito. A farlo, in maggioranza, più di qualcuno che negli ultimi dieci anni ha votato l'intero arco costituzionale, percorrendolo da destra a sinistra come fosse una curva parabolica del Vigorelli di Milano o dell'autodromo di Monza di una volta.

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