MONTENERO DI BISACCIA. Fu il primo scricchiolio di una coalizione atipica, apparentemente impossibile ma che funzionava da ventiquattro mesi. Forse il prodromo di ciò che dopo altri due anni sarebbe avvenuto davvero. Parliamo della crisi amministrativa dell’estate 1987 e lo spunto arriva dalla foto di un manifesto dell’epoca scattata da Gorizio Pezzotta e pubblicata su Facebook da Antonio Assogna, custode dello sterminato archivio lasciatogli dal fotoamatore.
Ad affiggere il manifesto nel settembre di trentatré anni fa fu il Partito comunista italiano, che si fregiava allora del sindaco Nicola D’Ascanio. La conquista della prima poltrona cittadina era arrivata nel 1985 grazie all’alleanza con la lista civica Spiga, di ispirazione democristiana, anzi nata proprio dal litigio di due correnti del glorioso partito chiamato anche Balena bianca. Da lì l’ascesa di un trentatreenne che di carriera politica ne avrebbe fatta. Nel frattempo di anni ne stava compiendo trentacinque e c’era da superare una crisi amministrativa, che ripercorriamo per sommi capi.
Il Pci nel manifesto criticava l’operato degli alleati moderati e faceva menzione di “una proposta di sviluppo della zona a mare”, bollando però la stessa come sbagliata, poiché avrebbe deturpato l’ambiente, violato leggi e vocazione turistica della marina di Montenero, senza per altro creare posti di lavoro. I battibecchi fra moderati e compagni andavano avanti da circa un mese e riguardavano un grosso progetto chiamato Galaxy One, proposto da investitori di fuori Montenero. Sale conferenza, esposizione permanente e persino un cavalcavia. Opera, almeno quest’ultima, che sarebbe effettivamente arrivata diciassette anni dopo, ma in un contesto totalmente diverso e certo non per mano degli investitori del Galaxy One.
Per i democristiani sotto mentite spoglie della Spiga era un’occasione unica di sviluppo per una marina ferma, mentre i confinanti litorali crescevano e producevano lavoro e denaro, San Salvo in primis ma anche la piccola Petacciato. Per i comunisti una speculazione bella e buona, oltre che un’opera impossibile da realizzare a causa dei vincoli burocratico-legali che all’epoca bloccavano (solo) la marina di Montenero.
Chissà, forse anche allora la virtù stava nel mezzo. C’erano davvero vincoli che tarpavano le ali alla costa molisana più a nord, come dicevano quelli del Pci, ma come negare l’avversione verso l’imprenditoria privata di chi salutava col pugno chiuso e inneggiava all’ancora esistente Unione sovietica?
Di certo c’è solo che non se ne fece niente, mentre la crisi iniziata poco prima del Ferragosto finì poco dopo Ognissanti con la riappacificazione di Spiga e Partito comunista italiano. Nicola D’Ascanio restava sindaco, la Democrazia cristiana ancora all’opposizione e il manifesto impressionato su pellicola da Gorizio Pezzotta presto ricoperto da altri e dimenticato. Sarebbe finito nell’oblio anche il Galaxy One, ricordato da pochi negli anni a seguire, che tuttavia avrebbero continuato a dividersi fra sostenitori e detrattori. Per gli uni l’avvio già negli anni Ottanta dello sviluppo che sarebbe arrivato solo nel nuovo millennio (con anche il cavalcavia). Per gli altri lo scampato pericolo di speculazione senza scrupoli in ossequio alla “filiera del calcestruzzo”.
Dal canto suo l’alleanza Spiga-Pci avrebbe proseguito il suo corso per altri due anni o quasi, e stavolta la festività da aspettare per scatenare la crisi sarebbe stata la Madonna di Bisaccia, a maggio. Non ci sarebbe stata riappacificazione, ma questa è un’altra storia.