MONTENERO DI BISACCIA. Fu una consultazione discussa all'epoca e lo è ancora oggi, sebbene in maniera comprensibilmente più affievolita. Parliamo del referendum che decise fra monarchia e repubblica nel giugno 1946 e, nello specifico, dei risultati di Montenero di Bisaccia, confrontandoli anche con quelli dei dintorni.
Vinse la monarchia dopo il voto del 2 giugno 1946, risultato in linea con quello che in generale si registrò nel Sud Italia. A votare andarono in 3836 (90 per cento degli aventi diritto) e si espressero per far restare al suo posto Umberto II, il "re di maggio", in 2089 (56,85%), contro i 1587 (43,17%) repubblicani, cui a dispetto dell'essere minoranza a Montenero i risultati nazionali avrebbero dato ragione.
In quel tempo sindaco era Carlo Caroselli, il primo dell'era repubblicana. Era stato scelto dalla maggioranza dei venti consiglieri comunali eletti nelle elezioni tenutesi il 24 marzo precedente. Commerciante di grano e di famiglia benestante, Caroselli era riconducibile all'area liberale. Si potrebbe pertanto ipotizzare che abbia spinto o almeno sostenuto per la permanenza della monarchia. Non si saprà mai, quel che invece è certo è che con lui si avviò un periodo di stabilità amministrativa dopo i non facili tre anni intercorsi fra la liberazione da parte degli Alleati e le prime libere elezioni. Dall'ottobre '43 al marzo 1946, si erano difatti alternati in quattro alla guida del paese (Emilio Paterno, Pasqualino Luciani, Giuseppe Sassi e Giuseppe Sacchetti).
Caroselli fu sindaco di Montenero di Bisaccia fino al 1952, poi scomparve dai radar della politica locale, probabilmente aveva una qualche immunità alla colla che spesso cosparge le poltrone politiche. Ma uscì di scena non prima di aver dato una bella spinta affinché il suo paese ripartisse. Nel 1946 nacquero 277 bambini, cifra mai più neanche lontanamente avvicinata. Un'epoca in cui si era tutti agricoltori, ma c'era anche un fiorente artigianato locale. Gli anni in cui la grande fiera di san Matteo attirava venditori, e acquirenti, da ogni dove. Gli anni in cui si ripartiva fra mille difficoltà , quando parecchi cominciavano a pensare a quella che di lì a poco sarebbe diventata la seconda grande ondata migratoria. Alla guida del paese, si presume senza gli eccessi di protagonismo e presenzialismo osservati molti anni dopo, c'era Carlo Caroselli. Appaltò la costruzione del municipio (Montenero non ne aveva uno vero e proprio) e chiese il mutuo per edificare le scuole Elementari (i numerosi alunni dell'epoca erano ospitati in stanze sparse in tutto l'abitato). A Montenero tumulti dopo il voto del referendum istituzionale non vi furono, da tempo era un paese tranquillo e i moti del 1931 erano passati da un pezzo.
E come andò il voto del giugno 1946 nel circondario? A Vasto scelsero monarchia (56,83% contro 43,12), idem a Termoli ma con un risultato più marcato (76,54 contro 23,46). Risultati che, visti così, sembrano affermare che il colore politico di chi era al comando del municipio potrebbe aver avuto influenza. A conferma di ciò, inoltre, il fatto che a San Salvo vinse invece la repubblica (66,21% contro 33,79) e all'epoca la maggioranza era rossa. Così come a Santa Croce di Magliano, la Stalingrado del Molise, il risultato fu di 76,07 contro 23,93 a favore di chi voleva mandar via i Savoia.
A Montenero il risultato fu meno netto. Dal canto suo il Partito comunista italiano era ben radicato, fece venire Rita Montagnana in Togliatti un paio di volte a tenere un comizio, ma non abbastanza forte da vincere il referendum. Arriverà al potere in municipio quasi vent'anni dopo e, anticipando quanto avrebbe fatto molto dopo il Pd, vi sarebbe rimasto a lungo, a fasi alterne e in maggioranze a geometria variabile. Ma questa è un'altra storia. Un liberale come Caroselli, viceversa, in Comune non sarebbe più arrivato. Peccato.
Nella foto il centro di Montenero di Bisaccia nella seconda metà degli anni Quaranta