MONTENERO DI BISACCIA. All'epoca della foto proposta quella casa a un solo piano non c'era più da anni, ma il soprannome le sarebbe sopravvissuto fino a oggi. Tant'è che quella zona si chiama, ancora adesso, "la casa pazza". Ma perché? Si proverà di seguito a dare una risposta.
Niente a che vedere con le più blasonate costruzioni così chiamate in ogni parte del mondo, un esempio su tutti la Hang Nga in Vietnam o i locali così chiamati in varie parti anche d'Italia. La casa pazza di Montenero era un'abitazione a un piano, posta a metà di via Argentieri, da quando questa via non esisteva ancora, quando la zona era campagna. Le affibbiarono questo nome perché si lesionava sempre, in maniera tanto preoccupante che diventò presto disabitata e inagibile.
Il cedimento era dovuto a una vena d'acqua che ne minava le fondamenta, per questo si diroccava sistematicamente e, chissà se fu un'idea di qualche buontempone del tempo, la chiamarono casa pazza per questo. A dimostrazione della presenza di acqua nel sottosuolo, un grande pozzo che si trovava proprio in prossimità della curvone di via Argentieri nei pressi dell'incrocio con viale Europa.
Un rudere, in sintesi, che nel primo Novecento distava ancora centinaia di metri dal quartiere più vicino, San Giovanni (o "Sicilia" com'era e com'è chiamato), che allora cominciava a espandersi. Fu negli anni Sessanta e Settanta che il centro urbano prima raggiunse poi superò la casa pazza, rendendo la zona popolata più o meno come adesso. Sparì il pozzo dove andavano a giocare i nati nei primi anni Cinquanta, alcuni dei quali nel frattempo diventati artigiani che lavorarono alle case in costruzione in quella parte di paese, all'epoca zona di espansione.
E le case, va detto, non si lesionarono più, evidentemente i problemi di sottosuolo furono risolti, le fondamenta fatte con tecniche moderne. L'acqua c'è ancora sotto Montenero, un po' dappertutto, basti pensare alle varie fonti situate intorno alla collina dell'abitato, e passa ancora sotto la zona della casa pazza, prosegue sotto le case fino al Bivio e oltre; ma non fa più danni, non così gravi almeno.
Il quartiere, come accennato, conserva ancora oggi la vecchia denominazione nella vulgata popolare. Non anche negli atti ufficiali, tant'è che quando in quel quartiere fu costruita una seconda scuola Elementare, inaugurata a fine anni Settanta, fu chiamata "Colle della speranza". In realtà il piccolo promontorio così chiamato si trova a circa duecento metri di distanza e, soprattutto, è davvero un piccolo colle, a differenza dell'avvallamento dove si trovava la scuola. Facile ipotizzare che gli amministratori dell'epoca esclusero subito la denominazione casa pazza, per motivi comprensibili. Quella scuola oggi non c'è più, soprattutto perché non serve vista la diminuzione di alunni. La chiusura fu decisa dopo la colossale nevicata del 2012, quando le casse del Comune furono messe a dura prova per pulire la neve e salare la ripida salita che la collega a via Argentieri. L''edificio è stato poi trasformato in sede per le diverse associazioni presenti a Montenero.
Quanto all'antica casa pazza, non riuscì a ospitare al suo interno una famiglia perché si lesionava di continuo, ma ha lasciato il suo nome al quartiere, per sempre.
Nella foto la zona della casa pazza negli anni Settanta, il rudere era già sparito da tempo e si stava riasfaltando la strada (foto Carlo Caserio)