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"Sua maestà di un amore", la scrittrice e poetessa Laura D'Angelo si racconta

"Questo libro nasce da un bisogno di esprimersi". Intervista alla giovane professoressa di Montenero di Bisaccia

La Redazione
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Un dottorato di ricerca, numerosi premi letterari, e un’attenzione per la letteratura quale espressione del cuore dell’uomo. Laura D’Angelo esce in libreria con il suo primo libro Sua maestà di un amore, per la casa editrice Scatole parlanti, acquistabile sul sito dell’editore viterbese. La giovane montenerese, che ha già all’attivo diverse pubblicazioni accademiche ed è autrice di poesie raccolte in antologie e di articoli per riviste culturali, dà alle stampe la sua opera prima con un testo di prose poetiche dedicate a diversi temi: la crescita, l’amore, lo scorrere del tempo.

Come nasce questo libro? Perché il titolo Sua maestà di un amore?

Questo libro nasce da un bisogno di esprimersi, da un desiderio di sfiorare l’Altro, anche se in realtà la scrittura è un processo molto personale, che nasce in solitudine e ha bisogno di solitudine. Oggi vige sempre più un atto di individualismo, complici i social che ci hanno abituato a nuove forme espressive, il cui denominatore comune è l’esasperazione dell’io e l’apparire parossistico, spesso per coprire vuoti, per cercare di lasciare un’impronta di sé, a volte senza trasmettere un reale bagaglio di contenuti e conoscenze. Ma come già per i lirici greci, l’autobiografismo non può essere un traguardo, deve essere un punto di partenza per farsi esperienza comune. La scrittura non può essere un contenitore vuoto, ci deve essere una base culturale. Questo libro è un percorso di crescita, un itinerario nella scrittura, sospesa tra la fiaba e la realtà. Il titolo vuole unire le due dimensioni, quella della fiaba, dell’idealizzazione, e quella della concretezza, della vita, dell’amore.

Come si organizzano le tematiche all’interno del testo?

Il libro tratta dell’inafferrabilità della vita e del suo fluire irrimediabile, ma nelle pagine resta sempre sotteso un sentimento che autorizza e autentifica l’io narrativo. La prosa poetica consente di annullare la dimensione del dolore in quella più grande e vera della poesia. Nel libro ci sono varie sezioni: Mare, Passi, Giorni, Saudade, Respiri, Posti, Stagioni, più un’ottava sezione, dal titolo Lockdown 2020, introdotta dai versi: “l’amore è tutto quello che resta/ quando il resto svanisce”. D’Altronde, come scrive Roland Barthes in Frammenti di un discorso amoroso: «Il cuore, è ciò che io credo di donare […] il cuore è ciò che mi resta, e questo cuore che mi pesa è il cuore greve: greve per il rigurgito che l’ha riempito (solo gli innamorati e i bambini hanno il cuore greve)».

Nella sezione Lockdown come affronti il tema della pandemia?

È una sezione breve, perché la parte centrale ruota attorno ai sentimenti, al mare, metafora della vita, del cambiamento, in cui riflettersi e rispecchiarsi; ai passi, che sono un continuo vagare nei posti dell’anima, più che in luoghi reali; alle stagioni, del cuore e dell’esistenza. In lockdown domina il senso della fragilità: una fragilità che vuole però far riflettere sul valore della vita, la vita che resta dietro le finestre anche se i fiori sbocciano nei parchi e nessuno può vederli. È come un risveglio, di fronte ad un nuovo modo di vivere, di fronte al dolore per i morti, emerge l’amore per la vita. Alla fine questo libro è un dialogo continuo con l’interiorità. I libri nascono dentro di noi, e poi ad un certo momento, ci chiedono di essere scritti, di essere letti.   

Grazie Laura e complimenti per la tua rosea carriera che coltivi con gioia e passione. Buona lettura ai numerosi appassionati dei tuoi scritti con l'auspicio che i tuoi successi continuino senza sosta.

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