MONTENERO DI BISACCIA. L'altra volta furono più solerti, ma solo perché spronati, costretti si può dire, dalla minoranza? Chissà , quel che è certo che oggi non sembra esserci molta fretta, eppure la sentenza del Consiglio di Stato è lì. E va rispettata.
Vale la pena di tornare sull'argomento affrontato ieri su Monteneronotizie e che stava passando sotto traccia, anzi trascurato del tutto per i motivi in parte analizzati ieri, in parte oggi. Il succo è che secondo il massimo grado di Tribunale amministrativo per presentare mozioni, ordini del giorno, richiedere un Consiglio comunale ecc. non bastano più due consiglieri ma ne occorrono tre. Una sentenza che ribalta quella a suo tempo emessa dal Tar Molise, che accoglieva il ricorso fatto da due consiglieri di minoranza nel 2018. Attenzione: i gruppi di minoranza oggi come allora sono formati da due consiglieri ciascuno. Ed ecco in cosa si tradurrà .
Per i gruppi di minoranza, formati oggi come allora da due esponenti ciascuno, significa non poter più richiedere in autonomia che siano discusse entro venti giorni interpellanze, mozioni ecc. In termini più semplici, la stragrande maggioranza degli ordini del giorno, in questi tre anni e mezzo di mandato, sono stati presentati da Fabio De Risio e Gianluca Monturano. Da oggi, anzi da quando il Consiglio approverà la modifica al regolamento imposta dal Consiglio di Stato, non sarà più possibile. In altre parole De Risio e Monturano dovranno chiedere aiuto agli altri due colleghi di minoranza dell'altro gruppo (Nicola Palombo e Giulia D'Antonio) oppure, ma qui diventa ancora più improbabile la riuscita, ai dissidenti di maggioranza (Tania Travaglini e Andrea Cardinali). Diversamente non avranno i numeri.
E qui arriva il primo enigma, perché la sentenza è stata emessa il 12 dicembre 2023 e notificata al Comune il giorno precedente. Da quel momento si sono tenuti tre Consigli comunali e, passi il primo arrivato solo pochi giorni dopo, negli altri ci sarebbe stato il tempo per portare ad approvazione il regolamento modificato. Ma per effettuare questa modifica la prassi vuole che si riunisca l'apposita Commissione, che però è ferma da maggio 2023 a seguito della crisi della maggioranza. In pratica, non avendo più nomi per la presidenza, si lascia che tutto scorra, senza la finezza della massima greca panta rei, è inteso. Ne va che, come precisato ieri dalla sindaca Simona Contucci in replica al nostro articolo, si dovrebbe o far dirigere la Commissione al vice presidente oppure portare la modifica al regolamento direttamente in Consiglio comunale. Possibile tecnicamente, ma inopportuno dal punto di vista politico. In ogni caso resta che la Commissione non si riunisce da maggio scorso e ne avrebbe di lavori da svolgere; e nei due Consigli utili (9 e 28 febbraio) la sentenza del Consiglio di Stato è come se non fosse esistita. Silenzio assoluto; fino a ieri.
Nel 2018, quando il Tar cambiò il regolamento a favore della minoranza, la discussione con modifica (obbligata) arrivò un paio di mesi dopo: 6 marzo la sentenza, 4 maggio il Consiglio comunale. Nella delibera del tempo non si fa menzione della Commissione Statuto e regolamenti, ciò che fa pensare che anche allora, come si ipotizza oggi, la modifica arrivò direttamente in Consiglio. Ma vi arrivò dopo una mozione collegata al tema di Valentina Bozzelli e Nicola D'Ascanio, gli esponenti di minoranza che avevano presentato il ricorso al Tar. Vinto allora e tre mesi fa ribaltato. Stavolta né dalle parti dell'amministrazione né da quelle dell'opposizione si è sentito alcunché.
Per la maggioranza ripristinare la necessità di tre consiglieri per interpellanze, mozioni ecc. significa l'imbarazzo di ammettere che non si riesce a riunire la Commissione Statuto non potendola controllare con un suo presidente. E la smania di controllo totale, su tutto e tutti, persino sulla quotidianità dei cittadini ove possibile, è la cifra indiscussa dell'attuale maggioranza. Figurarsi rinunciare alla presidenza della Commissione, meglio non riunirla e far finta che non esista. Ma come detto si può cambiare direttamente in Consiglio comunale e in questo caso subentra l'altro motivo per cui non conviene a Simona Contucci e gli altri la modifica: potrebbero essere tacciati di essere antidemocratici, rendendo più difficile agli avversari l'azione politica. Ma attenzione, oltre a non avere nessuna colpa, la maggioranza è obbligata a cambiare il regolamento e "costringere" i consiglieri di minoranza a essere in tre per presentare un ordine del giorno. Ma finora si è preferito lasciar correre, vacca pasc e campana son dicevano i monteneresi di una volta, tant'è che negli ultimi due Consigli (ben oltre la sentenza) sono state discusse eccome interpellanze presentate con due sole firme. Vale la pena di sottolineare, in chiusura, che si tratta di una parola che ricorre cinque volte nell'intero testo: "difetto" che deve diventare "eccesso". Non serve chiamare né un giurista né il vincitore del premio Strega.
In conclusione, la modifica al regolamento sembra non piacere né alla minoranza né alla maggioranza, sebbene per motivi molto diversi. Ma andrà fatta, in Commissione superando l'imbarazzo di non poterla controllare per la maggioranza, o in Consiglio. Il vacca pasc e campana son non può durare all'infinito.
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