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Il Consiglio di Stato le dà ragione ma la maggioranza inciampa ancora sulla Commissione

Il paradosso dopo la sentenza che riporta a tre il numero minimo per richiedere un Consiglio comunale: non si può riunire l'organo che cambia il regolamento perché non c'è presidente

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MONTENERO DI BISACCIA. Non ne ha parlato nessuno e il perché è facilmente intuibile quanto disarmante. E quello che può sembrare qualcosa di formale, ininfluente per la quotidianità dei cittadini, ancora una volta nasconde le difficoltà di un'amministrazione comunale ad andare avanti. È il caso di spiegare con gradualità.
Porta la data dell'11 dicembre 2023 la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha ribaltato il ricorso fatto al Tar nel 2018: per richiedere un Consiglio comunale non bastano più due consiglieri ma ne occorrono tre. Cosa cambia? Parecchio, perché da questo momento, per esempio non basterà più ai consiglieri di un solo gruppo di minoranza essere in due a esigere che dopo un'interpellanza, per esempio, si convochi la riunione entro venti giorni. Questo in teoria, perché il regolamento del Consiglio comunale di Montenero deve ancora essere modificato, cosa più difficile di quanto si pensi, ma ci arriveremo tra poco. E si capirà perché tutti tacciono nella maggioranza.
Il Consiglio di Stato, in altre parole, ha ripristinato il regolamento approvato nel 2016 dall'amministrazione guidata da Nicola Travaglini. Detto in maniera semplice, per richiedere un Consiglio comunale, presentare una mozione o un'interrogazione da discutere entro venti giorni, occorrevano almeno tre consiglieri. Questo in base alla norma che prevedeva l'arrotondamento per difetto in caso di cifra decimale. Tradotto: tredici consiglieri diviso cinque fa 2,6, ne consegue che diventava tre il numero minimo. 
Una regola, questa, contro la quale fecero ricorso gli allora consiglieri di minoranza Nicola D'Ascanio e Valentina Bozzelli. Il Tribunale amministrativo regionale di Campobasso dava loro ragione nel marzo 2018 (sentenza n. 119). A maggio del 2018 il Consiglio comunale era pertanto costretto ad adeguare il regolamento e permettere la presentazione di mozioni, interpellanze ecc. anche a due soli consiglieri. Un fatto, questo, importante poiché oggi come allora i gruppi di minoranza sono composti, appunto, da due persone ciascuno.
La sentenza del Consiglio di Stato che ribalta tutto è arrivata a fine novembre 2023 e pubblicata l'11 dicembre. La sentenza di primo grado è rigettata. Tradotto: va riscritta, di nuovo, una parte del regolamento del Consiglio comunale. Tradotto in montenerese: è una parola! e il perché ci si appresta a spiegarlo in maniera semplice.
Per modificare il documento occorre che si riunisca la Commissione Statuto e regolamenti; una volta apportate le modifiche occorre l'approvazione in Consiglio comunale, che ne sancisce l'entrata in vigore. Ma la Commissione Statuto e regolamenti, a Montenero, non si riunisce da maggio 2023 e per un motivo semplice: non ha un presidente e la maggioranza non ha più elementi da mettervi a capo. Una fase di stallo creatasi dopo la crisi amministrativa dell'estate scorsa, quando la nomina di Fiorenza Del Borrello ad assessora l'ha resa incompatibile con la presidenza della Commissione. A quel punto occorreva eleggere un sostituto, ma gli unici due nomi disponibili, che cioè non hanno incompatibilità, erano diventati Tania Travaglini e Andrea Cardinali. Vale a dire i due peggiori nemici della Contucci a seguito della crisi e che aveva appena silurato togliendo loro le deleghe assessorili. Oppure, altra ipotesi, eleggere presidente un consigliere di minoranza. Ma a una votazione in Consiglio comunale ancora non si arriva e così la Commissione è ferma dal maggio scorso. In altri termini, la maggioranza non avendo nomi suoi lascia correre tutto per inerzia, facendo finta di non sentire quando dalla minoranza, specie da parte di Nicola Palombo, si evidenzia questa lacuna da colmare.
E come faranno adesso che c'è una sentenza del Consiglio di stato a rendere urgente la modifica di un regolamento che è esclusiva competenza di quella Commissione? Un impasse imbarazzante in cui si trova l'amministrazione comunale ormai dall'estate scorsa. Mettere la testa sotto la sabbia, lasciar correre nella speranza che non serva quella Commissione. Peccato che adesso ci si è messo il Consiglio di Stato: sarà difficile dirgli che non si hanno nomi in maggioranza e non si può far presiedere mica a un oppositore (di fatto da mesi lo sono anche la Travaglini e Cardinali).
Ed ecco perché nessuno parla di quella che, teoricamente, dovrebbe essere una vittoria della maggioranza. Ironia dei litigi politici, a proporre appello contro la prima sentenza del Tar è stato l'allora sindaco Nicola Travaglini, nel 2018. Lo stesso che ha contribuito alla vittoria di Simona Contucci due anni dopo, ma che dall'estate scorsa è ai ferri corti con la stessa attraverso i suoi due referenti citati (Tania Travaglini e Andrea Cardinali). Per la maggioranza diventa così ancora più amaro ingerire il calice e risolvere la questione della Commissione Statuto e regolamenti. Oltre a dover tenere nascosta quella che, almeno in teoria, è una sua vittoria.
AGGIORNAMENTO, la precisazione della sindaca Simona Contucci:
“Nessun impasse, poiché il regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale potrebbe essere modificato sia dalla Commissione, che in tal caso si riunirebbe guidata dal vice presidente, sia in Consiglio comunale”
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