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Perché non demolire i ruderi a Montenero? L'allegro di Donato Montecaster

Dal terminal bus al "chiosco" di legno che marcirà in attesa dei fondi e infine l'infinito (e utile?) palazzo Valerio. Non sarebbe meglio buttare giù?

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MONTENERO DI BISACCIA. Negli anni Duemila era una richiesta ricorrente dell'allora minoranza: quanti immobili abbiamo? Perché non fate un inventario? Consultandolo oggi si scoprono diversi edifici "inutilizzati", ma che sarebbe meglio definire ruderi. Chiamarli col loro nome, in sostanza, definirli per quello che sono diventati. E con i ruderi qualche volta la soluzione migliore è la demolizione. Perché non farlo con alcuni ruderi più o meno inutili, difficili e costosi da ristrutturare, dalla più che dubbia utilità futura? Ecco alcuni esempi.
TERMINAL BUS in zona Bivio. Costruito negli anni Novanta, non è mai diventato ciò per cui era stato concepito: stazione principale degli autobus. Mai usato finché, a metà anni Duemila, non vi fu insediata la sede della neonata Protezione civile. Almeno servì per qualche anno il terminal, sebbene per qualcosa di completamente diverso. Poi cominciarono problemi di infiltrazione, locali scomodi, d'altronde era stato concepito per tutt'altro. La Protezione civile trovò alloggio altrove, il terminal è abbandonato da anni. L'amministrazione comunale guidata da Simona Contucci ha pensato di ristrutturarlo e trasformarlo in un campo da bocce coperto ma, attenzione, per il momento ci sono i soldi solo per la progettazione. Un qualcosa di più ampio, che riguarda anche la vicina area intorno alla chiesa di san Paolo, compreso il chiosco/rudere lì accanto (del quale si parlerà fra poco). Ergo: oltre ai duecentomila euro spesi oggi, occorrerà trovarne molti altri, se solo la progettazione ne costa tanti. Ammesso che arriveranno, sarà ancora un'idea valida? Sarà ancora presa in considerazione dalla futura amministrazione? Oppure quel progetto finirà nel cassetto, vecchio prima di essere finanche cominciato? In fondo è già successo. E allora perché non pensare alla demolizione di quel terminal, togliere quel rudere da quel posto, rendere parcheggio anche l'area oggi occupata dal cemento. In fondo, almeno come parcheggio, funziona bene quel posto. 

CHIOSCO accanto alla chiesa di san Paolo. Figlio del discutibile piglio imprenditoriale delle amministrazioni di sinistra di qualche anno fa, fu infine piazzato lì, in mezzo a tutto, da una maggioranza di centrodestra, almeno in parte. Doveva essere più piccolo, stare da un'altra parte, dicono quelli di sinistra. L'abbiamo solo completato come lo avevano pensato altri, dicono quelli di destra. Fatto sta che non è mai stato un chiosco/bar quel casermone di legno tinto noce. Affidato a privati, il Comune lo ha infine ricomprato per cinquantamila euro nel 2021. Come accennato, la sua riqualificazione rientra nel progetto che dovrebbe (condizionale più che d'obbligo) ristrutturare anche il terminal. In altre parole, anche in questo caso i soldi sono arrivati solo per la progettazione. Solo per la progettazione, repetita iuvant. Essa prevede isolamento a cappotto, pannelli solari ecc. affinché diventi una ludoteca. Ma anche in questo caso potrebbe succedere che, ammesso che in un futuro non si sa quanto lontano arrivino i soldi, chi ci sarà non vorrà più realizzare l'opera. Di più, potrebbe succedere che sole e pioggia deteriorino quel legno a tal punto che non varrà più la pena di metterci mano. E allora, perché non demolire quel rudere di legno e ridare aria a quell'area abbruttita da troppo tempo?

MATTATOIO in contrada Canniviere. Questo è il tipico caso di un'opera concepita bene, ma realizzata talmente tanto tempo dopo da divenire inservibile. Dalla prima idea del 1970, infatti, l'opera è arrivata a realizzazione più di quindici anni dopo. Usato per qualche anno, il mattatoio è chiuso da almeno venticinque e pare che nessuno sia interessato non solo a riaprirlo, ma che non sia ritenuto conveniente nemmeno il solo immobile. Si trova nella zona artigianale (Pip) di Montenero. Ne consegue che l'erba sta avviluppando la struttura, o meglio il rudere. Fosse stato privato, anziché comunale, sarebbe toccato pagarci anche l'Imu. Se non serve, se non ha futuro, è così blasfemo pensare alla demolizione?

LO SCHELETRO DI CEMENTO in via Gramsci. Avrebbe dovuto ospitare il locale Istituto professionale, ma una serie di vicissitudini (problemi finanziari del costruttore ecc.) lo fanno apparire da decenni come un rudere di cemento armato di cui non solo non si sa cosa fare, ma si ha persino paura a parlarne in quel delle amministrazioni comunali, almeno da un quarto di secolo. Una sua riqualificazione appare improvvida e improponibile, d'altronde quel gigantesco seminterrato fu tra le cause del prolungamento dei lavori, con aggravio colossale di costi. Cosa farne allora? Demolire, molto semplice. Cominciare almeno a pensarci. Demolitelo.

PALAZZO VALERIO in piazza Giovanni XXIII. Acquistato a fine anni Novanta dall'amministrazione comunale, anch'esso non è mai stato usato, se si esclude la funzione di rimessa per le sedie di plastica della Pro Loco per gli eventi in piazza. Di più, dall'ottobre 2002, epoca del sisma che colpì San Giuliano di Puglia, il vicolo accanto è transennato e non è certo uno spettacolo bello da vedere nella piazza accanto alla chiesa madre, nonché porta naturale del centro storico.
Originariamente si era pensato a un centro multimediale, ma poi non se ne fece niente e anzi lo stesso fu insediato nella biblioteca comunale. Questo ai tempi del centrosinistra, mentre il centrodestra attualmente in carica ha ottenuto un finanziamento per la sola progettazione. Solo la progettazione, non la realizzazione, repetita iuvant, e riqualificare così il palazzo Valerio. Che poi, palazzo... Attenzione, anche in questo caso, quando e se (se...) arriveranno i soldi non è detto che chi occuperà gli scranni del potere in municipio vorrà farlo. E ancora: sarebbe davvero utile? Per farci cosa? E allora, anche in questo caso, perché non demolirlo, buttarlo giù, raderlo al suolo e allargare piazza Giovanni XXIII
L'alternativa, per queste come per le altre opere, non sembra essere lontana dal tenersi cattedrali nel deserto e ruderi vari per chissà quanto ancora. O per sempre.

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