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"Se tornassimo con l'Abruzzo saremmo considerati un'appendice e sfruttati"

Intervista ad Almerindo Sabatino, ex sindaco di Montenero e politico di lungo corso, che ricorda com'era il Molise prima dell'autonomia: non avremmo avuto Fiat, dighe e tanto altro

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MONTENERO DI BISACCIA. È un tema che da oltre quarant'anni dà luogo a una risposta quasi scontata. Non sempre ma molto spesso: meglio rimanere con l'Abruzzo, sarebbe stato meglio che il Molise nel 1963 non diventasse regione autonoma. Un ritornello ascoltato spesso a Montenero e che negli ultimi giorni sta diventando oggetto di dibattito politico, poiché due consiglieri comunali di minoranza, Fabio De Risio e Gianluca Monturano, hanno fatto propria la causa e pensano di istituire un comitato civico ad hoc. Davvero il Molise non ha più ragione di esistere? E com'era quando era ancora insieme all'Abruzzo? Perché si è arrivati al non facile distacco (richiede un iter costituzionale)?
Nell'intervista che segue lo abbiamo chiesto ad Almerindo Sabatino, avvocato e insegnante in pensione, ex sindaco di Montenero di Bisaccia, presidente Comunità Montana "Monte Mauro", consigliere regionale del Molise e presidente della Usl. Ottantotto anni fra pochi giorni, ma una memoria da far invidia a parecchi che hanno la metà dei suoi anni.
Avvocato Sabatino, è fra quanti sostengono che il Molise debba restare autonomo, non riunificarsi all'Abruzzo. Per chi è più giovane e non conosce il Molise ante 1963, com'era quando si era uniti?
"Una impresa molisana piccola o grande che doveva rispondere ad una gara di appalto doveva esibire il certificato di iscrizione al registro della imprese tenuto dal Provveditorato alle Opere pubbliche di Napoli. Bisognava andare a Napoli a presentare la richiesta e poi tornarci a prendere il certificato. Qualsiasi costruzione avesse bisogno del visto della Soprintendenza delle Belle arti e dell’Ambiente doveva andare a procurarselo a L’Aquila e, credimi, non era facile perché, tra l’altro, l’autostrada non ancora c’era. Per le pratiche sul mare era competente l’ufficio del Genio civile marittimo di Ancona, la Capitaneria di porto era a Pescara, mentre a Bari ci si rivolgeva per l’ambiente in ambito marino. La programmazione scolastica veniva effettuata a L’Aquila. Gli ospedali erano in edifici fatiscenti e poco funzionali. La Corte d’appello, la Procura generale della Repubblica la Corte d’assise ed il Tribunale dei minorenni erano a Napoli. Isernia non era provincia. L’avvento della regione – Almerindo Sabatino continua e arriva al cuore della risposta - ci ha portato senza dubbio i Nuclei industriali di Termoli, Campobasso e Venafro, con la conseguente industrializzazione. Non dimentichiamo che i ministri abruzzesi volevano la Fiat nella loro regione. L’Università e anche le dighe nel loro formato attuale, tutto è dipeso dall’essere diventata regione autonoma sganciata dall’Abruzzo. In altri termini, l’essere divenuta regione ha potuto farci avere voce in capitolo su ogni questione ed è stata la causa del progresso avuto in campo culturale, economico-finanziario, sanitario, giudiziario e su tutti gli altri campi. Insomma l’essere divenuti Regione ci ha sdoganati e fatti crescere non solo in campo economico ma anche sociale e culturale".
Questo sessanta anni fa, cose che oggi sono normali e un tempo non lo erano. Ma oggi ha ancora senso una regione così piccola? In altre parole, se tornasse con l'Abruzzo il Molise ridiverrebbe di nuovo fanalino di coda, trascurato per grandi infrastrutture e insediamenti produttivi, come ha appena raccontato?
"Credo che l’idea di riunire il Molise all'Abruzzo nasca dalla sfiducia, ampiamente giustificata, verso i politici molisani. I politici padri costituenti del Molise non previdero che dopo di loro vi sarebbe stato un processo di scadimento politico e morale nel Molise che, al momento, sembra inarrestabile. Ma io credo che si arriverà alla nuova politica quando certe persone si arrenderanno per ragioni d’età o per richiami della loro coscienza. Nella riunificazione il Molise diventerebbe una mera appendice dell’Abruzzo con irrilevante importanza nelle decisioni politiche. Nel consiglio regionale il Molise avrebbe sì e no quattro cinque consiglieri. Non solo: chi deciderebbe sul futuro turistico della Marina di Montenero? Perderemmo importanza anche in campo nazionale e arriveremo ad essere una popolazione irrilevante nella politica nazionale, dove un ruolo lo svolgono le singole Regioni e, quindi, la voce del Molise scomparirebbe".
L'obiezione tipica di diversi compaesani è che se Montenero di Bisaccia fosse stato in Abruzzo avrebbe agganciato lo sviluppo di San Salvo e ne sarebbe stato a sua volta trainato, per esempio sulla costa. Nello specifico di Montenero, può aver danneggiato l'essersi staccati dall'Abruzzo?
"Non lo so, può anche darsi, ma il Molise non è solo Montenero, per cui bisognerebbe tenere presente l’atteggiamento che avrebbe avuto l’Abruzzo per l’intero territorio molisano. Io ho conosciuto vari ministri del nostro Governo abruzzesi. Erano tanto famelici per accontentare il loro bacino elettorale che non c’era niente per nessuno. Ti ho accennato alle lotte per avere lo stabilimento della Fiat. I ministri abruzzesi avevano ramificato la loro influenza, allo scopo di potenziare la loro visibilità nel Governo centrale, anche nel Molise. Le lotte politiche più forti le abbiamo fatte contro i plenipotenziari di questi ministri che operavano nel Molise – prosegue Almerindo Sabatino -, ma anche a livello locale, basti ricordare come prepotentemente il Consorzio industriale di Vasto ha situato i suoi depuratori in territorio molisano, col beneplacito dell'amministrazione dell'epoca (1970-1975 n.d.r.). Un'adesione, al Consorzio industriale di Vasto, che non ha portato benefici ma danni sì, perché oltre alla vicenda del depuratore, il nostro Comune ha pagato anche le quote associative".
Dalle sue parole traspare certa sfiducia verso l'attuale politica regionale, ma nel contempo la fiducia che possano cambiare, anzi che cambieranno le cose. Cosa vorrebbe dire ai molisani, gente comune ed esponenti politici, che in questi giorni anelano alla riunificazione con l'Abruzzo?
"Rispondo con la famosa frase timeo danaos et dona ferentes: ho paura dei greci anche se portano doni. Credo che niente possa giustificare la rinunzia alla propria libertà decisionale. In questo momento politico nazionale stiamo riscontrando che il voto dei poveri serve ad arricchire i ricchi. Ossia: gli eletti con il voto dei non ricchi stanno facendo le leggi a protezione dei ricchi sia a livello economico che giudiziario. Io credo che non dovremmo barattare la nostra libertà politica con qualche presunto vantaggio economico che potrebbe verificarsi con la riunificazione. Saremmo sempre considerati un’appendice e sfruttati da chi è più forte. La posizione del confinante è sempre difficile e l’erba del vicino è sempre più verde. Infatti le tentazioni della riunificazione si sono determinate solo presso noi e nell’Alto Molise perché confinanti e l’Abruzzo ci appare come l’Eldorado".
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Nella foto Almerindo Sabatino quando era sindaco di Montenero di Bisaccia, negli anni Sessanta

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