MONTENERO DI BISACCIA. "Questo Comune poi che senso ha?", per l'incipit sia consentito di violare la nota hit che fece venire gli occhi lucidi a milioni di italiani, ma è una domanda da porsi, dopo aver saputo che un importante ufficio sarà trasferito a San Salvo. In altri termini, quanto senso ha ancora un Comune che comincia a perdere importanti conquiste i cui risultati sono il fiore all'occhiello dell'odierna offerta turistica, e non solo, di Montenero di Bisaccia?
Si chiede al lettore la pazienza di leggere, come sempre, per capire ciò che rischiava di passare sotto silenzio, attraverso un'anonima e opaca delibera di Consiglio. Così, en passant, tanto per. E non si pensi che lo Sportello per le attività produttive (Suap) riguardi solo le aziende, in altre parole "ma-chi-se-ne-importa", per non usare un altro termine. Riguarda la parrucchiera, il salumiere, il tabaccaio sotto casa che fra un po', se vorranno apportare qualche modifica, ampliare, aprire o anche chiudere l'attività dovranno rendere conto a un ufficio di San Salvo. Laddove prima lo avevano dentro casa e funzionava benissimo, come riferiscono i tecnici che (anche) Monteneronotizie ha contattato.
Il fatto. Lo Sportello unico per le attività produttive funziona a Montenero di Bisaccia dai primi anni Duemila, quando l'amministrazione di Giuseppe D'Ascenzo si staccò dal servizio associato con il Patto Trigno-Sinello (sede a San Salvo). Ieri l'annuncio in Consiglio comunale: si torna a San Salvo, perché manca personale, perché è difficile fare le selezioni. Ma è stato anche detto che sarà un servizio più efficiente, che insomma sarà meglio per tutti. E così sarebbe passato, se dalla minoranza non fosse intervenuto Nicola Palombo, il quale ha evidenziato come chi già usufruisce del servizio associato del Trigno-Sinello si lamenta eccome. Un tecnico da Monteneronotizie contattato, per esempio, ha detto che per una piccola modifica in uno studio di estetista ha impiegato un anno per avere un responso. E non era il Suap di Montenero. Altresì altri professionisti hanno raccontato di come capiti di dover ripartire con le pratiche da zero per un errore formale a procedura molto avanzata. Della serie al novantanovesimo cancello girati, come in quella gag popolare.
Una conquista a suo tempo. E per averne contezza bisogna tornare al contesto di quegli anni: la Marina dopo anni di blocco stava per vedere avviato lo sviluppo turistico a lungo atteso. Difatti in pochi anni, anche se fa comodo dimenticarlo, sono arrivati porto turistico, centro commerciale, cavalcavia, strade (sebbene a volte inevitabilmente strette), crescita esponenziale delle attività ricettive e di ristorazione laddove c'era il deserto dagli anni Sessanta.
Non solo, perché durante gli anni del nuovo Piano regolatore, da fine Novanta in poi, capitava sovente di votare varianti allo stesso strumento urbanistico. Procedura grazie alla quale ancora oggi vi sono agriturismi, cantine, attività artigianali e commerciali. Per votare una variante al Prg bisogna avere il Suap in casa. Ma non solo, perché porsi una domanda è almeno d'obbligo: come sarebbe stato dipendere da un ufficio ubicato a San Salvo proprio negli anni in cui la sua amministrazione comunale si opponeva un giorno sì e l'altro pure a qualunque iniziativa in riva al mare a Montenero? O si è già dimenticato che Gabriele Marchese e Giuseppe D'Ascenzo, i due sindaci, nemmeno si salutavano in quegli anni.
Invece lo Sportello per le attività produttive era autonomo, si trovava in piazza della Libertà (nome locus...) a Montenero e, nonostante le difficoltà , nonostante persino le opposizioni interne, si riuscì - per l'ultima volta - a non far indietreggiare il paese. Basti pensare alle svariate conferenze di servizi, che allora si svolgevano una dietro l'altra: ogni volta sarebbe stato necessario trasferire armi e faldoni a San Salvo. Aspettando che un altro ufficio desse la disponibilità e mettesse d'accordo tutte le parti aventi voce in capitolo, parecchie in caso di grandi opere. Fu fatto semplicemente a Montenero.
Ma non finisce qui, perché se i grandi investimenti possono avere tempo e denaro, non può dirsi lo stesso per le piccole attività . Fra poco, con la perdita del Suap, anche per chiudere dovranno andare a San Salvo. Va da sé che i temuti disagi non riguarderanno percorrere dodici chilometri.
Una scelta irreversibile quella di ieri? Stando a quanto affermato dalla sindaca Simona Contucci parrebbe di no. Se poco prima si era sentito che lo sportello portato a San Salvo snellirà e renderà più efficiente il servizio, almeno è stata ventilata l'ipotesi di avviare le selezioni per il personale qualificato e riportare tutto a Montenero. Sempre che non funzioni a San Salvo. Già , e chi lo stabilirà ?
Una scelta inevitabile? Il parere di tecnici ed esperti, contattati da Monteneronotizie e per i quali si tutela l'anonimato perché così chiesto, è unanime: si poteva lasciare a Montenero. Si poteva, in altre parole, stringere i denti e superare questo momento difficile e far restare il Suap in loco.
L'evidenza è che non è andata così e si vedrà se la non esclusa marcia indietro sarà sempre tenuta in conto, almeno come ipotesi.
Ma allora questo Comune che senso ha? In altre parole, quale sarà il prossimo ufficio? E allora perché non trasferire subito tutto a San Salvo e perché non valutare una vera e propria annessione? In fondo, sia pur come evidente provocazione, l'avevamo chiesto ai lettori sotto forma di sondaggio qualche mese fa. Annessione vorrebbe dire perdita dello status di municipio autonomo, confluendo nel confinante. E portando in dote una quantità smisurata di produzione agricola che San Salvo sogna soltanto, con una bio varietà che spazia dal livello del mare alla collina alta 400 metri. Non basta? Il suo territorio passerebbe dal 201° al 6° posto in Abruzzo, si immagini quanto ciò cambierebbe i rapporti di forza nei tavoli regionali. Raddoppierebbe il tratto costiero, persino.
San Salvo avrebbe solo da guadagnarci e, vista la lunghezza del nome finale, probabilmente non aggiungerebbe al proprio "Montenero di Bisaccia". Degradati a frazione (bella grande per altro), pronti ad accontentarsi di un ufficio distaccato aperto solo qualche giorno alla settimana.
Va da sé che sparirebbero anche le figure istituzionali: sindaco, assessori e consiglieri comunali. E allora, sia consentita un'ultima provocazione, cominciate a pensarci: optate per una veloce eutanasia al posto di una più lunga agonia, smantellate Montenero di Bisaccia come entità comunale.
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