MONTENERO DI BISACCIA. Un clima di desolazione dove se è difficile trovare un vincitore, è anche facile individuare chi sicuramente ha perso qualcosa. E si tratta della maggioranza, costretta a parare i colpi causati dal suo stesso agire, dalla nota carica di accuse che ieri, nel volgere di pochi minuti, sono cadute tutte nel vuoto. Il tutto fra un silenzio imbarazzato degli interessati sull'argomento. Mentre a gongolare di ciò è stata la minoranza, ma anche una parte di (ex) maggioranza.
Rimarrà un Consiglio comunale da ricordare quello che si è tenuto ieri sera. Se non ai livelli della precedente, unica nel suo genere probabilmente non solo a Montenero, sicuramente la riunione di ieri è stata quanto meno anomala.
I quattro consiglieri di minoranza hanno abbandonato l'aula, seguiti da due di maggioranza adesso in dissenso con gli ex alleati, per la nota firmata da sei consiglieri (non dalla sindaca) all'indomani del Consiglio choc dell'11 agosto. La maggioranza ha giustificato il suo abbandono dell'aula di un mese fa con la supposta illegittimità, illiceità della riunione. Toni duri, neanche troppo velate minacce di ricorrere alle vie legali, ciò che ha fatto infuriare indifferentemente i due gruppi di opposizione e gli ex assessori Tania Travaglini e Andrea Cardinali. Da qui l'abbandono dell'aula ieri sera. Ma per farlo occorreva un piano, un pretesto se si vuole. Ed ecco com'è stato architettato.
Il diabolico piano di Gianluca Monturano. Pare che sia stato lui l'artefice, ma l'ordine del giorno che ha consentito di alzare il quorum, e mettere alle strette la maggioranza, è stato firmato da tutti i quattro consiglieri di minoranza. In pratica una modifica allo statuto comunale, guarda caso riguardante il numero legale al centro del dibattito in questo ultimo mese. Un qualcosa che andava fatto da tempo e adesso è arrivata l'occasione. Ma anche, qui l'aspetto diabolico, qualcosa che alzando il quorum (non semplice maggioranza assoluta, ma qualificata, non sette ma almeno otto voti che la sindaca Contucci non ha più), metteva con le spalle al muro l'amministrazione.
Difficile pensare che non sia stato tutto architettato, ma in proposito gli interessati non si sbottonano. Detto in maniera più semplice, i consiglieri di maggioranza hanno affermato, e scritto, che la volta scorsa essendoci un argomento con quorum maggiorato anche per tutti gli altri valeva questa regola. Non solo, a loro avviso il vice presidente del Consiglio, Monturano, non può condurre un'intera riunione, ma solo dirigere l'elezione del nuovo reggente.
Qui è scattata la trappola. Con un ordine del giorno a maggioranza qualificata (lo statuto), anche ieri sera sarebbe occorsa la maggioranza qualificata (otto) per tutti gli ordini del giorno, stando a quanto asserito nella famosa nota. Così dapprima Gianluca Monturano e Fabio De Risio, poi gli altri quattro (Nicola Palombo e Giulia D'Antonio di minoranza, Cardinali e Travaglini ex di maggioranza) si sono alzati e hanno abbandonato l'aula. In sintesi, i sei tacciati di aver tenuto un Consiglio illegittimo adesso sfidavano gli accusatori a continuare loro la riunione nelle stesse condizioni. Una mossa diabolica, poteva non riuscire, invece ha gelato l'aula.
A quel punto i sette di maggioranza hanno dovuto decidere cosa fare e, dopo vari minuti di sospensione, hanno ripreso i lavori e approvato i due soli ordini del giorno che non richiedevano la presenza dei fuggiaschi, come li hanno definiti. A questo punto la tagliola caricata da Monturano e gli altri è scattata con tutta la forza di una potente molla d'acciaio sugli avversari.
L'assordante e silenziosa ammissione di aver sbagliato. La nota con le accuse di illiceità dello scorso Consiglio non è mai stata menzionata né dai firmatari, tutti e sei, né dalla sindaca Contucci. Una sorta di convitato di carta anziché di pietra, anzi in formato pdf. Eppure era come se fosse quella nota a parlare più di tutti. Perché continuando il Consiglio hanno implicitamente ammesso che tutte quelle accuse erano infondate, diversamente (un argomento con quorum maggiorato, tutti gli odg così) avrebbero dovuto abbandonare l'aula. Rimanendo hanno di fatto smentito se stessi. Senza dire una parola sulla nota, si ribadisce.
Ma non basta ancora. Fra le richieste della maggioranza c'era l'inversione degli ordini del giorno, posizionando al primo posto il voto sulla modifica dello statuto. Poi non si è fatto in tempo perché se ne sono andati gli altri, ma è importante notare un dettaglio. L'11 agosto il vice presidente Gianluca Monturano non è stato ritenuto legittimato a tenere un'intera riunione, potendo "solo (…) convocare il Consiglio (…) per l'elezione del presidente in caso di vacanza". In altre parole, solo portare all'elezione, non anche presiedere un'intera riunione, con i vari argomenti. Questa la tesi della maggioranza, è tutto scritto nella famosa nota (protocollo n. 11242).
Ma se così fosse, vale a dire che Monturano avrebbe potuto solo guidare il Consiglio fino all'elezione del presidente, come si spiega che invece ieri sarebbe toccato proprio a lui far votare e discutere la modifica allo statuto. In sintesi, non andava bene per interpellanze, ratifiche di delibere di giunta, ma poteva andar bene per la più importante modifica allo statuto, adesso che era d'accordo anche la maggioranza? Cos'è, una sorta di regolamento adattabile alla bisogna?
Più probabilmente l'ennesima svista capitata alla maggioranza da quando si trova a barcamenarsi con una crisi interna. Prima il Consiglio choc, poi la nota choc. Lo spettacolo continua.
Nella foto Simona Contucci e Gianluca Monturano
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