MONTENERO DI BISACCIA. Quando la realtà supera la fantasia anche dei più fantasiosi retroscenisti e osservatori di cose politiche locali. Ciò che è accaduto ieri in Consiglio comunale è sicuramente da lasciare agli annali, oltre che, per chi c'era, da non credere ai propri occhi e orecchie. La maggioranza non ha più i numeri per eleggere il nuovo presidente del Consiglio, abbandona l'aula probabilmente convinta che salti il numero legale e si debba sciogliere la seduta. Invece il numero resta, regolamento docet, grazie a due che in maggioranza, in tutta evidenza, non stanno più. Si vota una mozione di sfiducia per sindaco e giunta. È successo davvero.
Gli antefatti in breve. Dopo il rimpasto e l'ingresso in giunta di Nicola Marraffino, a convocare il Consiglio comunale è stato il vice presidente Gianluca Monturano. Sono occorse due riunioni dei capigruppo: la maggioranza non vedeva l'urgenza della convocazione. Alla fine il Consiglio, non senza difficoltà, è stato convocato per ieri. Fra i vari argomenti anche la crisi in maggioranza, il tema più atteso.
I fatti dell'11 agosto. La seduta inizia dopo quasi tre quarti d'ora di discussioni, analisi del regolamento, opposte convinzioni. Alla fine si arriva a invertire gli ordini del giorno e cominciare votando il nuovo presidente del Consiglio comunale, come voleva a nome della maggioranza il vice sindaco Claudio Spinozzi. A suo giudizio la vice presidenza non vale che in caso di malattia o assenza del titolare, non anche in caso di vacatio per dimissioni, come adesso. Ne va che bisognerebbe votare al più presto il nuovo presidente, che entrando subito in funzione consentirebbe la prosecuzione dei lavori in Consiglio.
Di parere opposto il chiamato in causa Gianluca Monturano e non solo: si può benissimo continuare la seduta con il vice presidente a dirigere, per poi votare alla fine il nuovo.
Eppure Monturano, mantenendo una calma che in altre occasioni non ha mostrato di avere, alla fine acconsente assieme ai capigruppo alla richiesta. Sfoglia di continuo il regolamento del Consiglio comunale, gira velocemente le pagine e segue le righe con movimenti rapidi degli occhi. Si capirà di lì a poco cosa stia leggendo. Cominciano le sorprese.
Il voto è segreto, sì, ma proprio come il segreto di Pulcinella. Perché non è certo impresa difficile individuare i due franchi tiratori che hanno fatto mancare i voti a Cabiria Calgione, indicata da sette consiglieri. Una sorta di ufficializzazione della mutilazione della maggioranza: non sono più nove ma sette. Andrea Cardinali e Tania Travaglini, appare chiaro anche se il voto è segreto, non ne sono più parte. Sono stati i più votati alle comunali del 2020, da inizio mese sono fuori dalla giunta. La crisi ha cominciato a produrre il primo dei prevedibili frutti: non votano più col resto della maggioranza.
I consiglieri di minoranza trattengono con qualche difficoltà l'ilarità e l'intima soddisfazione per la debacle degli avversari, con la mancata elezione, ma ecco che arriva la seconda sorpresa: se ne vanno tutti e sette. Restano seduti Cardinali e Travaglini, non sono più in maggioranza, ormai si è capito. La sindaca Simona Contucci, i quattro assessori e i due consiglieri escono dalla sala consiliare e si dirigono verso il vicino municipio. Mentre salgono lungo il marciapiede accanto alla scuola, si chiedono se i rimasti abbiano il numero legale per continuare. Più che una domanda sembra una convinzione.
In realtà si sbagliano, forse hanno preso un abbaglio, confidavano che sarebbe saltato il numero e la seduta si sarebbe sciolta subito dopo la loro uscita. Oppure nutrivano l'ultima flebile speranza che Cardinali e Travaglini li avrebbero seguiti. Chissà, difficile dirlo e certo non lo sveleranno mai, tuttavia il regolamento è contro di loro: bastano sei consiglieri per tenere in piedi la riunione. Quattro di minoranza più due ex di maggioranza è la somma esatta, perfetta per mettere in scena il Consiglio comunale forse più surreale di sempre. Monturano stava forse facendo questi calcoli quando, sfogliando il regolamento, acconsentiva serafico al voto subito per la presidenza. Lo faceva mentre il suo collega Fabio De Risio sbraitava.
La minoranza approfitta così di un assist inaspettato, un treno che passa e su cui sale al volo. Discute, ne dice di ogni a chi ha abbandonato l'aula e evitato il confronto per paura (così nelle loro dichiarazioni). Nel frattempo i sette si trovano nella sala degli assessori, centro metri più su, seduti intorno al tavolo ottagonale rivestito di melaminico color miele. Si chiedono ancora se vi sia il numero legale, vien da pensare; ricevono informazioni sull'andamento del Consiglio, che prosegue, attraverso i messaggi di loro sostenitori rimasti tra il pubblico.
Si vota anche una mozione di sfiducia per sindaco e assessori decisa all'ultimo momento: ci sono i numeri per farla passare. Infatti così è, la votano i due gruppi di minoranza, quattro voti, si astengono Andrea Cardinali e Tania Travaglini. Un invito alle dimissioni che dovrà essere discusso sotto forma di ordine del giorno nella prossima seduta. Quasi impossibile che passi, la maggioranza tornerà in aula, si presume che non si alzerà ancora e farà valere la forza dei suoi numeri. In realtà ne ha uno solo di vantaggio, ma basta a meno di ulteriori clamorose evoluzioni. Ormai escludere l'impossibile è diventato sconsigliabile nell'agone politico montenerese.
Il paradosso è che il prossimo Consiglio sarà convocato sempre da Gianluca Monturano, anche se non potrà verificarsi tal quale quanto osservato ieri. Per eleggere il presidente del Consiglio basteranno i sette voti (maggioranza assoluta in seconda votazione); da quel momento sarà Cabiria Calgione, a meno di clamorosi imprevisti, a dirigere le assise.
Nel frattempo resta il caso raro, se non unico, di una maggioranza che se ne va e lascia che a continuare siano la minoranza e due suoi ex componenti. Segno di debolezza? Chissà, da lasciare negli annali di sicuro, far sì che i posteri leggano con comprensibile incredulità. Normalmente è la minoranza ad andarsene più o meno platealmente. Oppure è accaduto che una parte della maggioranza, per protesta, abbandoni seguita chiaramente dalla minoranza, che a quel punto ne approfitta per far saltare il numero legale. Ieri invece è successo l'inverso, l'imponderabile, l'incredibile. Si è detto, è meglio non escludere l'impossibile in questo mandato amministrativo.
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Nella foto in alto Andrea Cardinali e Tania Travaglini, sotto la sindaca Simona Contucci e Gianluca Monturano