Le urla in Consiglio si sentivano anche in passato

Gli amministratori attuali se tornassero nel 57 vedrebbero una lite simile a quella di ieri. L'eterno dilemma fra libertà di parola e ordine. Era meglio quando non c'erano le regole?

Rossano D'Antonio
30/04/2022
Politica
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MONTENERO DI BISACCIA. Esistesse davvero, la DeLorean di Ritorno al futuro, sarebbe interessante farvi salire gli attuali consiglieri comunali e, dopo aver digitato sul tastierino 26 luglio 1957, riportarli a un'accesa seduta nell'istituzione che oggi sono loro a presiedere (o presidiare?). Dopo gli accesi battibecchi di ieri, la terza volta consecutiva in cui si sentono urla, sarà lecita una disamina di come sono andate le cose in passato. Anche solo per capire se il fenomeno è nuovo oppure no. E per farlo, come detto, bisogna immaginare di avere la macchina del tempo del film citato e tornare a un lunedì di sessantacinque anni fa.
L'allora sindaco Emilio Gabriele era accusato di condotta antidemocratica e, durante uno dei diversi Consigli in cui si votò la sfiducia, fu Gaetano De Risio uno degli attori della baruffa. Il maestro di scuole Elementari chiese la parola, che gli fu negata dal sindaco (era lui a presiedere le assise), ma egli parlò lo stesso e appellò Gabriele con i termini "Maometto e Stalin" (predicatore e dispotico, chissà cosa avverrebbe oggi, nel dilagare di cancel culture e politicamente corretto). Il primo cittadino disse che avrebbe preso provvedimenti per quel comportamento indisciplinato. Anche perché il maestro De Risio con "la sua sarcastica risata aveva fatto ridere il pubblico". Nella successiva votazione il sindaco tuttavia mantenne la carica per un voto di vantaggio, 11 contro 9: erano i tempi in cui le maggioranze erano spesso risicate.
Come si vede, non è nuovo il Consiglio comunale di Montenero a dibattiti urlati. Una precisazione: Gaetano De Risio non era parente di Fabio De Risio, attuale consigliere comunale e spesso protagonista negli accesi battibecchi.
Risalendo sulla DeLorean per avvicinarsi ai tempi odierni, precisamente negli anni Duemila, si possono ricordare "a braccio" confronti accesi. Ad esempio quando il vice sindaco Antonino D'Antonio si rivolse a Nicola Travaglini con il termine "portaborse di un consigliere regionale". L'allora esponente di minoranza e futuro sindaco bimandatario si agitò sulla sedia e adirato disse che non c'entrava nulla con la discussione. Dovette intervenire il sindaco Giuseppe D'Ascenzo a placare gli animi con la sua proverbiale calma serafica stile british. Eppure di lì a qualche anno sarebbe capitato anche a lui di infuriarsi, nel 2006 e soprattutto nel 2009. Nella prima volta un pezzo della sua maggioranza gli fece tremare la poltrona, ma poi rientrò tutto. Nel 2009, invece, tutto divenne più complicato e la crisi amministrativa ci fu eccome. Alla fine D'Ascenzo non cadde, ma quante urla, in Consiglio e fuori.
Sempre negli anni Duemila capitava che persino l'eloquio non raffinato ma comprensibile come pochi di Mauro Natalini creasse agitazione fra i banchi dell'opposizione. E una volta, addirittura, il sindaco D'Ascenzo tolse la parola, sempre a Nicola Travaglini. Non fu un bel vedere, ma è ricordato come episodio isolato, unico.
Erano gli anni in cui gli interventi non erano regolati e si poteva parlare quanto si voleva. Nonostante questo i Consigli maratona erano una rarità e provare a limitare gli interventi sarebbe apparso un attacco alla libertà di parola. Non è difficile ipotizzare che democristiani e comunisti, a seconda del periodo, sarebbero insorti di fronte alla prima indicazione di come gestire il proprio intervento. Figurarsi permettere che si dica cosa poter o non poter dire. Tutto cambiò nel 2010, quando l'amministrazione nuova a metà guidata da Nicola Travaglini varò le nuove regole: 10 minuti per parlare, 5 per replicare, esporre la dichiarazione di voto ecc.
Si arriva così all'odierno e sistematico ripetersi di battibecchi urlati in Consiglio. Come ieri. Fabio De Risio ha addirittura ricevuto un richiamo dal presidente Nicola Marraffino. In cosa consiste è l'articolo 53 del regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale a spiegarlo: "se un consigliere turba l'ordine o pronuncia parole sconvenienti, il presidente lo richiama. Dopo un secondo richiamo, nella medesima seduta, senza che questo tiene conto delle osservazioni rivoltegli, il presidente gli interdice la parola fino alla conclusione dell'affare in discussione".
Ogni lettore potrà riascoltare sul canale Youtube del Comune di Montenero la seduta per farsi un'idea di cosa sia avvenuto. Tuttavia il suddetto regolamento specifica anche che: "i consiglieri comunali hanno diritto di esprimere apprezzamenti, critiche, rilievi e censure, riguardanti atteggiamenti, opinioni o comportamenti politico-amministrativi, con esclusione di qualsiasi riferimento alla vita privata e alle qualità personali di alcuno". Complicato trovare una via di mezzo fra ordine e libertà di parola, ma l'insidia è sempre che limitare fa rima con censurare...
Nel citato film Ritorno al futuro il protagonista tornava nel 1955 e, fra le altre cose, mostrava a increduli spettatori tecniche di chitarra elettrica di là da venire (compreso il tapping di Van Halen eseguito su un'improbabile Gibson ES 345). Se oggi i consiglieri comunali di Montenero con una DeLorean tornassero indietro nel 1957, quando ci fu il litigio descritto sopra, potrebbero mostrare ai colleghi antenati che le cose sono peggiorate. Anche nella permalosità e nell'inquadrare cosa sia esattamente la libertà di opinione.
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