Montenero ne "La guerra dei trent'anni"

Il paese di Antonio Di Pietro menzionato più volte (anche) nel libro di Filippo Facci, giornalista da sempre critico verso l'ex pm

Rossano D'Antonio
13/04/2022
Attualità
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Montenero compare praticamente in ognuno dei tanti libri pubblicati in occasione del trentennale e certo non poteva far eccezione in quello di un fustigatore dell'eroe di Mani pulite. Già perché qui nacque colui che di quell'inchiesta fu l'eroe indiscusso e discusso al tempo stesso: Antonio Di Pietro. Il fustigatore, sin dalla prima ora e per anni l'unico o quasi, si chiama Filippo Facci e il 7 aprile è uscito il suo libro "La guerra dei trent'anni" (304 pagine, Marsilio). Il giornalista monzese, ospite a fasi alterne anche nei talk show televisivi, di nuovo non si risparmia quando si tratta del principale protagonista di Mani pulite. D'altronde ha cominciato a farlo quando tutti attendevano le veline fuori dal Palazzo di giustizia milanese ed è autore anche di altri libri molto critici verso l'ex magistrato.
Pertanto anche nel suo ultimo, come in ogni libro che parla della mega inchiesta che sconvolse l'Italia nel trienno 1992-1995, compare Montenero di Bisaccia. Per la precisione il toponimo è scritto sei volte ed ecco più o meno come e dove (non si indicherà la pagina, perché per questo articolo è stata esaminata la versione digitale).
Capitolo "Le ultime cene": Antonio Di Pietro è definito "l'ex contadino di Montenero di Bisaccia". Non è fatto in modo dispregiativo, si suppone, perché lo stile di Facci è così, sarcastico per quanto incapace di sorridere. E d'altra parte lo stesso ex pm ha sempre rivendicato con orgoglio le radici contadine.
Capitolo 1992, paragrafo 4 luglio: si parla di una cena con l'avvocato e amico Giuseppe Lucibello, al quale Di Pietro racconterebbe di aver fatto bloccare sette bivi per accedere a Montenero di Bisaccia. Dovrebbero essere i vari incroci dal casello autostradale alla masseria, la cifra sembra corrispondere.
Capitolo 1992, paragrafo 1 agosto: "Trascorse qualche giorno nella masseria familiare di Montenero, ma era praticamente agli arresti domiciliari", così è riassunta la vacanza estiva nel paese natio. Qui "dovettero chiamare rinforzi da Vasto e un elicottero sorvolava costantemente la zona", ma secondo Facci ad assediare Tonino erano soprattutto "i paesani, oltreché i giornalisti". Ricorda pertanto una foto celebre a quei tempi, quando il potente teleobiettivo di un fotoreporter riuscì a impressionarlo sulla pellicola (il digitale era di là da venire) mentre si radeva. Inoltre, si legge ancora nel capitolo dedicato al 1 agosto 1992, il presidente della Pro Loco lo avrebbe insignito di una medaglia d'oro, ma a ritirarla Di Pietro avrebbe mandato suo figlio. Invece "a messa ci andò: indossò il vestito blu, e fu un tripudio". Infine una nota di colore sulla cui precisione di dettagli si può dubitare, almeno sulla parte "musicale", quando Facci scrive che "in piazza lo aspettava la banda del paese con i palloncini, ma il magistrato rimase a casa". 
Capitolo 1992, paragrafo 18 dicembre: l'autore ironizza sulle manifestazioni fin troppo ostentate di appoggio all'inchiesta Mani pulite, quando tutti saltavano sul carro. Per questo accanto a magliette, slogan, party ecc. succedeva che "l’emittente Studio 5 organizzava un festone con viaggi premio alle Maldive, alle Seychelles e a Montenero di Bisaccia". Il lettore è stato avvisato, Facci è sarcastico.
Capitolo 1993, paragrafo 17 dicembre: è la parte dedicata alle deposizioni in Tribunale di Arnaldo Forlani e Bettino Craxi. In particolare quest'ultimo, storico leader socialista e presidente del Consiglio negli anni Ottanta, "bucò lo schermo", diventò lui la star e parlò senza timore di un sistema, le tangenti, ampiamente collaudato che riguardava tutti i partiti. Il giorno dopo i giornali non furono teneri con Di Pietro, ad esempio il Corriere della sera: "Il Torquemada di Montenero di Bisaccia… stavolta ha il motore imballato. Traccheggia". E persino il collega del pool di Mani pulite Gerardo D'Ambrosio parlò di show che gli avevano lasciato fare, a Craxi.
Capitolo 1994, paragrafo 13 dicembre: Di Pietro si era dimesso dalla magistratura pochi giorni prima col gesto teatrale di togliersi la toga davanti alle telecamere. Per molti Mani pulite è finita lì, ma le inchieste andavano avanti e per la prima volta compariva anche Silvio Berlusconi davanti ai magistrati. Mentre questi era interrogato, "Di Pietro se n’era scappato a Montenero di Bisaccia, ma al suo arrivo l’aveva trovata illuminata come Los Angeles". Di più, secondo Filippo Facci all'autogrill lo avrebbero fotografato addirittura in bagno e una volta in paese avrebbe scoperto che qualcuno aveva trafugato la foto del padre sulla tomba.
Queste le sei menzioni di Montenero di Bisaccia ne "La guerra dei trent'anni -1992-2022 Le inchieste, la rivoluzione mancata e il passato che non passa". Le ennesime dal 1992, da quando un anonimo paesino del Centro-Sud è diventato famoso in tutta Italia, fra alti e bassi, tra consenso unanime e dissensi man mano più plateali, come ripercorso su Monteneronotizie il 17 febbraio scorso.

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