Montenero compare praticamente in ognuno dei tanti libri pubblicati in occasione del trentennale e certo non poteva far eccezione in quello di un fustigatore dell'eroe di Mani pulite. Già perché qui nacque colui che di quell'inchiesta fu l'eroe indiscusso e discusso al tempo stesso: Antonio Di Pietro. Il fustigatore, sin dalla prima ora e per anni l'unico o quasi, si chiama Filippo Facci e il 7 aprile è uscito il suo libro "La guerra dei trent'anni" (304 pagine, Marsilio). Il giornalista monzese, ospite a fasi alterne anche nei talk show televisivi, di nuovo non si risparmia quando si tratta del principale protagonista di Mani pulite. D'altronde ha cominciato a farlo quando tutti attendevano le veline fuori dal Palazzo di giustizia milanese ed è autore anche di altri libri molto critici verso l'ex magistrato.
Pertanto anche nel suo ultimo, come in ogni libro che parla della mega inchiesta che sconvolse l'Italia nel trienno 1992-1995, compare Montenero di Bisaccia. Per la precisione il toponimo è scritto sei volte ed ecco più o meno come e dove (non si indicherà la pagina, perché per questo articolo è stata esaminata la versione digitale).
Capitolo "Le ultime cene": Antonio Di Pietro è definito "l'ex contadino di Montenero di Bisaccia". Non è fatto in modo dispregiativo, si suppone, perché lo stile di Facci è così, sarcastico per quanto incapace di sorridere. E d'altra parte lo stesso ex pm ha sempre rivendicato con orgoglio le radici contadine.
Capitolo 1992, paragrafo 4 luglio: si parla di una cena con l'avvocato e amico Giuseppe Lucibello, al quale Di Pietro racconterebbe di aver fatto bloccare sette bivi per accedere a Montenero di Bisaccia. Dovrebbero essere i vari incroci dal casello autostradale alla masseria, la cifra sembra corrispondere.
Capitolo 1992, paragrafo 1 agosto: "Trascorse qualche giorno nella masseria familiare di Montenero, ma era praticamente agli arresti domiciliari", così è riassunta la vacanza estiva nel paese natio. Qui "dovettero chiamare rinforzi da Vasto e un elicottero sorvolava costantemente la zona", ma secondo Facci ad assediare Tonino erano soprattutto "i paesani, oltreché i giornalisti". Ricorda pertanto una foto celebre a quei tempi, quando il potente teleobiettivo di un fotoreporter riuscì a impressionarlo sulla pellicola (il digitale era di là da venire) mentre si radeva. Inoltre, si legge ancora nel capitolo dedicato al 1 agosto 1992, il presidente della Pro Loco lo avrebbe insignito di una medaglia d'oro, ma a ritirarla Di Pietro avrebbe mandato suo figlio. Invece "a messa ci andò: indossò il vestito blu, e fu un tripudio". Infine una nota di colore sulla cui precisione di dettagli si può dubitare, almeno sulla parte "musicale", quando Facci scrive che "in piazza lo aspettava la banda del paese con i palloncini, ma il magistrato rimase a casa".
Capitolo 1992, paragrafo 18 dicembre: l'autore ironizza sulle manifestazioni fin troppo ostentate di appoggio all'inchiesta Mani pulite, quando tutti saltavano sul carro. Per questo accanto a magliette, slogan, party ecc. succedeva che "l’emittente Studio 5 organizzava un festone con viaggi premio alle Maldive, alle Seychelles e a Montenero di Bisaccia". Il lettore è stato avvisato, Facci è sarcastico.
Capitolo 1993, paragrafo 17 dicembre: è la parte dedicata alle deposizioni in Tribunale di Arnaldo Forlani e Bettino Craxi. In particolare quest'ultimo, storico leader socialista e presidente del Consiglio negli anni Ottanta, "bucò lo schermo", diventò lui la star e parlò senza timore di un sistema, le tangenti, ampiamente collaudato che riguardava tutti i partiti. Il giorno dopo i giornali non furono teneri con Di Pietro, ad esempio il Corriere della sera: "Il Torquemada di Montenero di Bisaccia… stavolta ha il motore imballato. Traccheggia". E persino il collega del pool di Mani pulite Gerardo D'Ambrosio parlò di show che gli avevano lasciato fare, a Craxi.
Capitolo 1994, paragrafo 13 dicembre: Di Pietro si era dimesso dalla magistratura pochi giorni prima col gesto teatrale di togliersi la toga davanti alle telecamere. Per molti Mani pulite è finita lì, ma le inchieste andavano avanti e per la prima volta compariva anche Silvio Berlusconi davanti ai magistrati. Mentre questi era interrogato, "Di Pietro se n’era scappato a Montenero di Bisaccia, ma al suo arrivo l’aveva trovata illuminata come Los Angeles". Di più, secondo Filippo Facci all'autogrill lo avrebbero fotografato addirittura in bagno e una volta in paese avrebbe scoperto che qualcuno aveva trafugato la foto del padre sulla tomba.
Queste le sei menzioni di Montenero di Bisaccia ne "La guerra dei trent'anni -1992-2022 Le inchieste, la rivoluzione mancata e il passato che non passa". Le ennesime dal 1992, da quando un anonimo paesino del Centro-Sud è diventato famoso in tutta Italia, fra alti e bassi, tra consenso unanime e dissensi man mano più plateali, come ripercorso su Monteneronotizie il 17 febbraio scorso.