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C'era una volta il tu in Consiglio comunale

Dai veraci confronti del passato al più formale distacco odierno: come cambia il parlamentino montenerese

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MONTENERO DI BISACCIA. Mediocre recita per dirla alla Dino Basili o rispetto delle istituzioni, oltre che delle persone? In Consiglio comunale meglio il lei o il tu? E ancora: in un paese come Montenero, dove ragionevolmente gli interessati si danno del tu fuori dalla sala consiliare, è il caso di passare al formale lei durante le assise civiche?
I pareri è facile supporre che divergano, ma l'osservazione degli anni recenti mostra che è ormai consuetudine per i consiglieri darsi del lei. Questo almeno nella passata e attuale legislatura, perché tempo fa la prassi era rovesciata. Sindaci, assessori e consiglieri di maggioranza come di opposizione, fra loro e l'uno contro l'altro, si davano sempre del tu. Succedeva anche nelle fasi più infuocate, che certo non sono mancate nella storia amministrativa montenerese. I consiglieri comunali si conoscevano anche da prima di essere eletti, come ancora oggi, e per questo anche in veste di rappresentanti istituzionali non usavano formalismi. Anzi, qualche volta che succedeva di ascoltare un lei voleva dire, a seconda dei casi, presa di distanza o stizza. Spesso tutte e due le cose insieme.
Come detto oggi le cose sono cambiate e il lei è la regola non scritta. Ed è difficile attribuire l'incremento di formale ed educato distacco al fatto che adesso i Consigli siano trasmessi via internet, poiché già nella passata legislatura le cose andavano così, anche senza registrazione.
In apertura si richiamava un aforisma del giornalista Dino Basili, il quale ironizzava sull'abitudine di giornalisti e celebrità, specie politiche, che passano ancora oggi dal tu in privato al lei nelle interviste sui vari media. Mediocre recita, la definiva, che però si osserva anche nei piccoli paesi, dove i cronisti danno del tu pure al sindaco (tranne rare eccezioni) e poi trascrivono con un più distaccato lei, oppure cambiano registro non appena accesa la lucetta rossa della telecamera. Negli anni non ha fatto eccezione chi per diletto o professione ha firmato pezzi sulle testate locali. Prassi evidentemente mutuata dai consiglieri comunali monteneresi.
Resta aperta la disputa se fosse meglio il verace tu degli anni Ottanta, Novanta, Duemila, oppure il più formale lei di oggi. Ma c'è di più: negli anni scorsi non era raro ascoltare in Consiglio qualche frase in dialetto montenerese. Per fortuna il segretario comunale era una figura ricoperta per anni dalla stessa persona, così da avere tempo di imparare e tradurre il vernacolo locale. D'altronde il dialetto è una lingua ancora oggi usata per meglio evidenziare o anche semplicemente colorire parti di discorso. Lo facevano anche in Consiglio quando si trattava di chiudere o replicare con una frase a effetto. Oppure quando si borbottava durante l'intervento di altri.
Va da sé che con l'uso del lei è sparito anche ogni dialettismo, anche fugace. Fuori dall'aula, poi, si può tornare a darsi del tu ed esprimersi in montenerese.

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