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La lotta per il mercato in piazza

Alla vigilia del ritorno in centro il ricordo della bagarre che nel 2006 finì anche sulla stampa nazionale

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MONTENERO DI BISACCIA. Stavolta non c’è stato nessun tavolo rovesciato in municipio, né venti di crisi amministrativa, per lo spostamento del mercato in centro. Il ritorno degli ambulanti in piazza è occasione per rievocare una querelle politica del passato recente, anche se sembra un secolo fa, almeno in senso politico.
L’impresa non riuscita quattordici anni fa, ma in un contesto politico – e soprattutto commerciale - totalmente diverso, si concreterà domani, quando i venditori ambulanti del mercato quindicinale potranno collocarsi in piazza della Libertà, anziché nell’abituale sede vicino all’asilo infantile. Una meta agognata da tempo non solo dai diretti interessati, ma anche dai commercianti a posto fisso, evidentemente beneficiari anch’essi del maggior afflusso di clientela.
Tuttavia la nuova collocazione è sperimentale, come specificato nella delibera di giunta. Già, perché se nel 2006 non fu possibile qualche motivo c’era, che però non vide d’accordo gli attori dell’epoca. Alfiere dello spostamento del mercato era il consigliere Cristiano Di Pietro, allora agli inizi della carriera politica facilitata, ma anche segnata, dall’ingombrante nome del più famoso padre Antonio. Sembrava tutto pronto, annunciato persino in conferenza stampa, quando tutto saltò “a sole ventiquattro ore dalla realizzazione del mercato quindicinale”. Fu a quel punto che Cristiano Di Pietro, membro di maggioranza, rinunciò in modo plateale alle deleghe assegnategli “in maniera irrevocabile”. Fulmineo comunicato stampa (i social non c’erano) e disappunto del sindaco Giuseppe D’Ascenzo, che lo seppe da chi scrive quando gli telefonò per sentirne la versione. Il primo cittadino non commentò.
In sintesi: secondo l’uno ci si era rimangiati parola e delibera date, per l’altro si era riscontrato che mancavano le condizioni di sicurezza. Seguirono attacchi a mezzo stampa, ai quali D’Ascenzo non replicava mantenendo l’aplomb british che gli era proprio. Finché d’estate la battaglia di Cristiano Di Pietro non riprese per la pedana all’esterno di un bar, che ricadeva sulla via più trafficata del paese. Un’ubicazione giudicata pericolosa. Intervennero anche il consigliere di minoranza Domenico Porfido e l’esponente di parte avversa Teresio Di Pietro, omonimo ma non parente, e non per dare man forte al dissidente di maggioranza, bensì per attaccarlo.
Accadde così che la faccenda attrasse la stampa nazionale e per firma di Alessandra Longo meritò uno spazio nella rubrica “Belpaese” del quotidiano La Repubblica, era il 27 agosto 2006. “La guerra dei Di Pietro” il titolo, sotto il quale era riassunta la vicenda dal mercato al palchetto del bar.
Tornando ai giorni nostri, il mercato in piazza è salutato con favore, ma il contesto commerciale (mondiale) è totalmente differente e gli ambulanti non sono più numerosi come un tempo. E’ andato nel frattempo in pensione il titolare dell’alimentari che ricordava come anche i suoi affari andassero meglio quando si svolgeva in centro (precisamente nel quartiere San Giovanni). Ma almeno stavolta i venditori non si trovano loro malgrado al centro di una querelle politica.
E il palchetto del bar che insisteva su via Argentieri? Malconcio, era sopravvissuto persino all’urto di un furgone durante i festeggiamenti per la vittoria italiana in semifinale contro la Germania, nei Mondiali di calcio 2006. Mesi dopo fu rimosso e da allora non è mai stato rimesso in quella posizione.

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