MONTENERO DI BISACCIA. Era nell'aria già da un po', adesso è ufficiale: l'incarico di Nicola Travaglini allo Iacp è finito. Fra nomina e proroghe, l'ex sindaco era alla guida dell'Istituto delle case popolari della provincia di Campobasso dal 2020, poco dopo la fine del suo secondo mandato e l'uscita dalla politica attiva. Il suo posto è preso da Vincenzo Ferrazzano, ex vice sindaco di Termoli.
Un incarico, va da sé, fra i diversi che la Regione Molise dispensa come meglio preferisce a suoi fidati.
L'ultima proroga concessa a Travaglini è scaduta a fine giugno e da quel momento si aspettavano le decisioni del gotha regionale. Tuttavia l'aria che tirava non voleva un'ulteriore riconferma come commissario liquidatore: quella poltrona spettava ad altri. E precisamente a Ferrazzano, anche questo come si vociferava.
La domanda a questo punto è se la fine dell'incarico di Travaglini allo Iacp possa avere ripercussioni sulla politica montenerese. In altre parole, il clima di tensione che caratterizza il suo rapporto con la sindaca Simona Contucci subirà un aggravamento? O ancora: la fine dell'esperienza alle case popolari spegne ogni speranza di riconciliazione? In estrema sintesi: Travaglini scaricato dalla Regione se la prenderà con un'amministrazione comunale che ha voluto fare a meno dell'apporto dei suoi fidati?
Perché va ricordato che esattamente un anno fa esplodeva la crisi in maggioranza e la corrente facente capo all'ex sindaco litigava con la prima cittadina in carica. Da quel momento la maggioranza è rimasta con due elementi in meno, ciò che si traduce in un vantaggio numerico, rispetto a minoranza ed ex alleati, molto risicato: un solo consigliere in più.
Da allora, benché non ci siano state azioni eclatanti che ci si poteva aspettare, una ricucitura non è avvenuta. Pare anzi che le due fazioni, quella contucciana e quella travagliniana, abbiano qualche difficoltà persino a salutarsi.
E allora, qual è lo stato di salute del centrodestra a Montenero in questo momento? Le solite indiscrezioni parlano di una spaccatura che persiste e che la fine dell'incarico Iacp non avrebbe allargato, ma nemmeno avrebbe potuto ricucirla. In termini più semplici, Simona Contucci ha con sé i sei rimasti in maggioranza, ma non si vedrebbe all'orizzonte una riappacificazione con gli ex alleati.
Vale la pena di ricordare che la corrente travagliniana, facente capo a Fratelli d'Italia, è quella meglio uscita da tutte le consultazioni elettorali seguite alle comunali di quattro anni fa. Potrà la sindaca farne a meno alle prossime amministrative, che si terranno o nel prossimo autunno o nella primavera 2026?
Tante le domande a un anno di distanza dalla crisi di maggioranza, ma la certezza resta la spaccatura. Dal canto suo la componente che fa capo alla Contucci ostenta sicurezza e compattezza, anche se non mancano voci su dissapori interni, non si sa se riconducibili a normale dialettica, come si dice in politichese, o prodromi di qualcosa di più serio.
Intanto è di questi giorni la notizia che non è stata accettata la richiesta di Consiglio comunale fatta dal gruppo di minoranza Montenero che rinasce. Si sarebbe parlato di rateizzazione delle bollette e di qualche altro argomento nel frattempo presentato. La motivazione addotta è stata che non c'è il segretario comunale, ma non sono mancate le solite voci maligne che hanno ipotizzato l'assenza di qualche consigliere di maggioranza. Cosa che, come noto, significherebbe andare sotto nei voti, avendo un solo membro in più a tenere il vantaggio numerico. Chissà .
Intanto l'Estate montenerese va avanti, la mission per un'amministrazione – non la sola – che fa delle feste e del riempire per qualche sera la piazza quasi la propria ragion d'essere. Dietro i decibel, le foto della "folla" con l'artista di spalle, i problemi potrebbero rimanere. E aspettare.
Nella foto Simona Contucci e Nicola Travaglini qualche anno fa