Partecipa a Montenero Notizie

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

"Le elezioni di Petacciato con una sola lista sono una farsa", il punto di vista di Matteo Fallica

Intervista all'attivista politico ed ex consigliere comunale sulle imminenti comunali e sulla ritirata della minoranza: responsabilità da ambo i lati

Condividi su:

PETACCIATO. Un fatto inconsueto che può preoccupare chi ha a cuore il concetto di democrazia, o esaltare chi fa delle elezioni mera competizione dove basta vincere, non importa se si corre da soli. Una sola lista alle comunali è un evento mai accaduto a Petacciato. Le elezioni arrivano dopo solo due anni, in anticipo sulla tabella di marcia, perché il sindaco rieletto nel 2022, Roberto Di Pardo, è diventato consigliere regionale. Una vittoria e riconferma schiacciante la sua, quasi il settanta per cento di voti. La minoranza, questa pare l'evidenza, non deve essersi ripresa dopo la batosta e due anni dopo, cioè adesso, non è riuscita nemmeno a presentarsi all'appuntamento elettorale. Né lo ha fatto qualcun altro: c'è solo la lista di Antonio Di Pardo nel cartellone elettorale.
Ne abbiamo parlato con Matteo Fallica, avvocato e attivista civico, ma soprattutto esponente politico locale. Si è infatti candidato a sindaco nel 2017, con i successivi cinque anni passati in minoranza, poi a consigliere comunale nel 2022 e regionale l'anno successivo. Queste due ultime non andate a buon fine, ma certamente è uno che osserva la politica del suo paese, anche in questa campagna elettorale che vede assente la sua parte. E non lesina bordate ad ambo le fazioni, per quanto di più agli avversari di maggioranza, nonché la risposta a come possa sopperire il paese alla mancanza di un pungolo per chi sarà al potere nei prossimi cinque anni. Quorum permettendo, e anche questo aspetto è affrontato nel corso dell'intervista da Matteo Fallica.
La prima, scontata quanto inevitabile domanda è: possibile che non si sia riusciti a presentare una lista antagonista alla maggioranza uscente? Cosa è successo?
"Che pagina triste per Petacciato. Non ci sono precedenti amministrativi. Avere una lista unica testimonia il fallimento della società civile democratica. Certo la disaffezione alla politica, che si tramuta in astensione, è il male della democrazia, lo abbiamo sempre detto. E a rimetterci è la comunità intera perché una minoranza di votanti decide le sorti di tutti. 
D'altro canto, so bene da passato candidato sindaco e da storico attivista civico, quanto sia complesso aggregare per presentare una lista. La politica si costruisce con l'unione, col dialogo, e la minoranza uscente non ha saputo tramutare in proposta politica la sua azione. Faccio davvero fatica a immaginare un governo senza scontro dialettico, senza una dissidenza formalizzata e un controllo interno. Da petacciatese e da elettore di quella lista non sono di certo soddisfatto, ma sono convinto che il capogruppo di minoranza uscente avrà le sue ragioni per questa ritirata.
Probabilmente – prosegue Fallica - saranno state le stesse modalità arroganti di questa maggioranza che ha tolto tutti gli spazi all'opposizione, fino a soffocarla del tutto. E se non si è corazzati davanti a tanta prepotenza, l'opposizione muore. E fatto questo, la maggioranza ne risentirà. Credo sia davvero penoso e mortificante amministrare in modalità 'me la canto e me suono'. 
Ricordo Cavour, quando riconobbe all'acerrimo avversario politico, Lorenzo Valerio, il suo vero stimolo del governare bene al punto che dichiarò che se non ci fosse stato lui, si sarebbe inventata una opposizione".
In sostanza il capogruppo della minoranza, Giuseppe Franceschini, si è tirato indietro, ma c'è tutto un paese intorno. Il primo paragone che viene in mente è con Mafalda, molto più piccola ma che di liste ne ha tre. Estendendo la riflessione: è forse una resa che va oltre la politica e che investe anche la società petacciatese?
"Come ho detto, ci saranno ragioni e responsabilità, sia dall'una che dall'altra parte. Sono certo che il capogruppo della minoranza saprà rispondere di questa scelta della lista, così come dovrà assumersi la responsabilità la stessa maggioranza di non aver saputo coltivare e garantire spazi vitali all'avversario. Spegnere del tutto una opposizione è sintomo di fragilità. La democrazia si nutre di partecipazione, di confronto libero e informato, di senso delle regole e di apertura all’interesse generale. L'opposizione deve scontrarsi e confrontarsi e la maggioranza deve cercare quello scontro e confronto. Tutto questo è stato spento. Sospendere la democrazia comporta grottesche conseguenze, che in parte ho già detto. Si pensi solo che chi dovrebbe assumersi le proprie responsabilità, senza una opposizione, può tacere senza che nessuno si indigni".
Ecco, adesso chi farà opposizione? Toccherà a qualcuno della stessa maggioranza? In maniera più schietta: per essere tranquilli, dal punto di vista democratico, bisogna augurarsi che si riaccendano i contrasti fra le correnti dei due Di Pardo, Roberto e Antonio, l'ex e il prossimo sindaco? O sarà la società civile ad agire da pungolo?
"Il riferimento forse è anche a quella pesante denuncia che fece il gruppo dell'ex sindaco Angelo Greco, dove c'era anche Di Pardo Roberto, all'attuale loro candidato sindaco Tonino Di Pardo. Sì, allora erano avversari, e ci furono duri scontri per una questione di voti di scambio e presunta corruzione. Sì, una brutta storia che all'epoca sconvolse il paese (giugno 2007 n.d.r.) . Avranno fatto pace sincera, oppure è proprio vero che le convenienze mettono a tacere tutto. Queste logiche sono così distanti che non riesco neppure a capirle. Sono convinto che se la stretta di mano è fondata non su stima sincera, ma su sete di potere, è certo che le schermaglie non tarderanno ad arrivare. Ma è la seconda parte della sua domanda che mi emoziona. La mia attività politica è nata da un gruppo di amici, il Comitato Art. 21, che svolgeva una funzione di supplenza amministrativa. Ci incontravamo, parlavamo, dialogavamo e poi andavamo a contestare, a proporre a creare iniziative in paese come liberi cittadini. Ancora oggi molti si ricordano quell'esperienza come una vera palestra politica. A me personalmente diede tantissimo in termini politici. Spero tanto che il cittadino si riappropri dei propri spazi, proprio come facevamo noi allora, tornando a contestare e sentire il peso della libertà e non portato all'applauso e all'inchino del servo".
Con una sola lista l'unico scoglio da superare è il quorum del 40%, che a Petacciato si traduce in circa 1500 voti. Matteo Fallica ritiene che per gli oppositori di quell'unica lista/maggioranza, o per i non simpatizzanti, sia una strada perseguibile sperare nel non raggiungimento del quorum, in altre parole invitare a non andare a votare?
"Sì, in effetti in base alla legge, lo scenario di una lista unica è possibile. Per altro, le modifiche apportate al DLgs 267/2000 hanno abbassato dal cinquanta al quaranta per cento il quorum per la validità delle votazioni. Evidentemente la legge, consapevole della crisi e impoverimento della nostra epoca, ne ha assecondando le tendenze antidemocratiche – commenta Matteo Fallica -.
Sarebbe a tal punto più giusto, in assenza di almeno il 50% + 1 dei votanti, prevedere il commissariamento prefettizio anziché eleggere un sindaco di minoranza che non si è confrontato con alcuno. La sgrammaticatura politica è evidente. L’alternativa di scelta svolge una funzione costituzionalmente indefettibile e irriducibile. Se non vi è la possibilità di scelta elettiva è chiaro che la votazione stessa è una farsa. Paradossalmente non avrebbe senso neppure parlare di segretezza del voto. Certo che in assenza di una opposizione formalizzata, il cittadino ha la sacrosanta libertà di scelta di non recarsi alle urne e di diffondere il suo dissenso. Il cittadino può non sentirsi rappresentato dall'unica lista e sentirsi maggiormente tutelato da un commissario di governo. Poi c'è anche l'aspetto che Petacciato ha chiamato alle urne il paese due anni fa, col presupposto che quel voto valesse per cinque anni. Quindi concludo dicendo che ognuno segua la propria coscienza civica. Il voto di un cittadino non è un semplice esercizio di stile per appagare le eventuali smanie di qualcuno. Ma è il proprio sacro contributo alla sua comunità. E il voto, va rispettato. Così come il non voto per protesta. In entrambi casi c'è la consapevolezza di scelta".

Condividi su:

Seguici su Facebook