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Primi capricci nell'amministrazione Contucci?

Sarebbero tre gli "autonomi", sotto accusa la passata legislatura. La maledizione della scorpacciata elettoral-consensuale a Montenero

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MONTENERO DI BISACCIA. Chissà che non si insinui qualche dubbio anche in chi non è superstizioso: sarà una maledizione quella che colpisce la lista che vince con oltre cinquecento voti di scarto? Sarà un caso che ogni volta e da anni, a fronte di consensi troppo alti, il dissidio nasce come un tarlo dall'interno della stessa maggioranza? Chissà, intanto la maledizione della scorpacciata elettoral-consensuale registra un'altra convalida, proprio nell'amministrazione guidata da un anno da Simona Contucci. Sempre, ça va sans dire, che siano confermate le indiscrezioni che cominciano a trapelare dal Palazzo di città. Le quali appaiono sempre più insistenti.
Sarebbero tre i membri di maggioranza che ogni tanto si mettono di traverso. Presto per fare nomi, ma pare che siano equamente distribuiti fra giunta e Consiglio, e i generi (chiaramente con la prevalenza di maschi o femmine, visto il numero dispari). In altri termini, gente che conta e che non accetterebbe tutto ciò che si discute all'interno della maggioranza. A creare qualche mal di pancia soprattutto i retaggi della passata legislatura, che ha visto come sindaco Nicola Travaglini e la stessa Contucci esponente di primo piano in veste di assessore. In sintesi i tre vorrebbero una distinzione netta con la passata amministrazione, da qui le comprensibili difficoltà, non si sa quanto accentuate, nel dover necessariamente approvare, analizzare ecc. quanto lasciato in eredità da chi fino a un anno fa era alla guida del paese. Ad esempio i campi da tennis o il faraonico e non si sa quanto realistico progetto alla marina South Beach. In termini più chiari, Contucci sì Travaglini no.
D'altra parte anche in occasione della formazione della lista trapelò che il sindaco uscente scatenasse crisi di orticaria in una parte della lista civica che di lì a poco avrebbe trionfato. Benché avesse annunciato pubblicamente il ritiro dalla scena politica qualche mese prima, Nicola Travaglini pare che abbia tenacemente insistito fino all'ultima settimana per essere ricandidato, alla carica di consigliere chiaramente, avendo già fatto due mandati da sindaco. Il nyet sarebbe arrivato da una parte cospicua della base contucciana e i mal di pancia in seno alla maggioranza odierni apparirebbero come un'ennesima conferma.
Una gatta da pelare per la sindaca Simona Contucci, combattuta fra il legame forte con la passata amministrazione, quella che le ha tirato la volata verso la conquista del Palazzo, e la necessità di tenere insieme i vari pezzi della sua odierna maggioranza. Screzi che al momento non destano particolare preoccupazione per la tenuta dell'amministrazione, la quale gode ancora di consenso largo, probabilmente più di quello conquistato un anno fa esatto alle urne.
Il consenso, appunto. Se confermate, le indiscrezioni che circolano avvalorano la tesi che a Montenero quando una lista vince con oltre cinquecento voti di differenza sui principali antagonisti poi ha problemi interni. In altre parole: se hai troppo favore esterno, i dissidi ti arrivano da dentro. La maledizione della scorpacciata elettorale ha già colpito negli ultimi trenta anni. Nel 1990 il Partito comunista guidato da un acclamato Nicola D'Ascanio superò con 507 voti la Democrazia cristiana, per l'occasione finalmente riunita. Un anno e mezzo dopo tre suoi consiglieri (due anche assessori, come stavolta) entrarono in dissenso, finché la granitica, lodata a furor di popolo e all'apparenza inossidabile maggioranza rossa cadde. Dopo varie vicissitudini e una parentesi moderata D'Ascanio sarebbe tornato in municipio, ormai lanciato verso una carriera politica di rilievo.
L'indigestione da consenso si ripeté nel 2005, quando l'Unione confermò il sindaco uscente Giuseppe D'Ascenzo battendo con 669 voti di scarto la sfidante lista civica di centrodestra. Nemmeno il tempo di insediare il nuovo Consiglio che arrivarono i primi contrasti per le mancate dimissioni dei neo assessori per far entrare i non eletti in amministrazione, i quali erano tutti in quota Democratici di sinistra. Poi i capricci dei dipietristi, una quantità rilevante di dispettucci, cattiverie e avvisaglie di ciò che, quasi a fine mandato, avrebbe portato al regolamento di conti vero e proprio: la crisi amministrativa del 2009. In ogni caso D'Ascenzo finì la legislatura e uscì vincente dalla disputa. Ancor più vincente Nicola Travaglini, che grazie alla lotta fratricida nel centrosinistra divenne sindaco alleandosi con una parte di esso.
E forse per il fatto di non aver mai vinto con oltre cinquecento voti di differenza sui principali avversari Travaglini non rimase vittima della maledizione della scorpacciata elettorale. Anche nell'anno del maggior trionfo, il 2015, la sua lista prese la maggioranza assoluta dei voti in una competizione a quattro, superando di 453 preferenze le due principali avversarie che elessero consiglieri. Chissà, se avesse superato i 500 voti di scarto forse anche l'ex sindaco avrebbe dovuto cimentarsi con la maledizione della scorpacciata elettoral-consensuale.
Tornando all'attualità, si vedrà quanto i presunti dissidi nell'amministrazione Contucci possano minarne la tenuta. In ogni caso, visto il ripetersi della maledizione della scorpacciata elettorale, a Montenero in futuro sarà meglio evitare di vincere con oltre cinquecento voti sugli avversari.

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