MONTENERO DI BISACCIA. Trattore per antonomasia e simbolo della meccanizzazione in agricoltura: difficile non provare una sorta di rispetto reverenziale verso il Fiat 605. Un riferimento, una pietra miliare, qualcosa che resta (letteralmente). Non è un trattore, ma il trattore.
E così un pezzo di storia "agricola" diventa occasione per ripercorrere un momento fondamentale anche per lo sviluppo economico, ma non solo, della Montenero di qualche anno fa. Lo spunto arriva come in altre occasioni da una foto, scattata nel 1977 da Carlo Caserio e pubblicata sull'archivio di Antonio Assogna, su Facebook.
Siamo in piazza Cavalieri di Vittorio Veneto e dove oggi ci sono parcheggi e tavolini di bar, all'epoca erano esposti quattro trattori, due cingolati e due gommati. Vi era infatti il consorzio agrario, che vendeva appunto anche mezzi agricoli. I due trattori cingolati sono dei nuovi e fiammanti Fiat 605 C, pronti per essere ritirati e lavorare i terreni di Montenero o dei paesi limitrofi. L'innovazione più importante fu la dotazione di sollevatore idraulico, grazie al quale il 605 permetteva di usare attrezzature come vanga, fresa, oltre che trainare un aratro. Una svolta per la meccanizzazione in agricoltura, una rivoluzione che si sommava all'arrivo della mietitrebbiatrice e altro. Il settore primario smetteva di essere quello con più occupati, poiché i mezzi riducevano la necessità di manodopera, e ci si poteva dedicare ad altri lavori. Uno su tutti, in quei tempi, il lavoro in fabbrica, ossia Fiat, Marelli e Siv, fra Termoli e San Salvo.
Tanti agricoltori diventarono così "metalmezzadri", modo poco elegante per indicare chi al lavoro dei campi aggiungeva quello in industria. Doppio lavoro e, va riconosciuto, tanto progresso economico. Montenero e il circondario ebbero in quel periodo una crescita considerevole, merito anche e soprattutto della generazione dei metalmezzadri. Lavoratori instancabili che produssero più di quanto riuscissero a spendere.
Tornando al Fiat 605 C, i due esemplari della foto sono ancora della prima serie, perché qualche tempo dopo è arrivato il modello Super, con alcuni cavalli in più. Fu prodotto fino al 1984 e a Montenero ne furono acquistati parecchi, complice lo sconto Fiat per i dipendenti. Altra ragione che ne spiega il successo fu la presenza capillare dei consorzi agrari in tutta Italia, erano infatti venduti attraverso questo canale di vendita. Un mezzo robusto, innovativo, adatto per terreni accidentati grazie alla forma snella e al peso ridotto.
Non stupisce che nonostante l'evoluzione che c'è stata, la montagna di cavalli in più che hanno i mezzi odierni, il Fiat 605 si veda ancora all'opera, almeno per piccoli lavori in campagna, e mantenga ancora una quotazione degna di nota. È venduto a circa 8000 euro, che equivale a più di quanto è costato a suo tempo (per esempio 12 milioni di lire, poco più di seimila euro, nel 1980).
Non può competere con moderni trattori da oltre centomila euro e potenti quattro volte tanto, eppure chiunque lo riconosca e lo veda al lavoro non può che guardarlo con ammirazione. E in questo sarà sempre "invidiato" dai successori enormi di oggi: possono sbalordire, ma mancano del fascino storico e culturale di un mezzo che ha cambiato davvero la vita agli agricoltori. E perciò a tutti gli altri.
Nella foto i trattori in esposizione davanti al consorzio agrario in piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, foto Carlo Caserio, archivio Antonio Assogna

