MONTENERO DI BISACCIA. La fotografia di un momento storico particolare, in un'istantanea estiva di tanti anni fa la quiete prima della tempesta, almeno per una parte dell'allora vertice amministrativo. La foto proposta è tratta dall'archivio di Antonio Assogna e pubblicata sulla sua pagina Facebook, mentre lo scatto vero e proprio è opera del fotografo Carlo Caserio.
L'anno è il 1978, evidentemente estate visto l'abbigliamento, il posto davanti al municipio. Deve trattarsi di un'occasione ufficiale, poiché vi sono funzionari e vigili, oltre che amministratori comunali. E l'attenzione, va da sé, la riserviamo a questi ultimi.
Nella foto si vedono tre amministratori comunali, vale a dire da sinistra Nicolino Sacchi, Michele Bontempo e Aurelio D'Antonio. Rispettivamente eletti nelle liste Coltivatori, Torre e Democrazia cristiana; due civiche di ispirazione centrista, una democristiana anche nel simbolo.
Un periodo particolare quel 1978, anno in cui nacquero due società sportive come l'Us Calcio Montenero e la Società ciclistica Montenero. Ma anche l'anno in cui l'amministrazione comunale si schierò contro l'ipotesi di una centrale nucleare a Termoli. E da un anno e poco più c'era in paese anche l'Istituto tecnico commerciale, all'epoca meglio noto come "ragioneria". Nel frattempo in municipio succedeva qualcosa.
È importante notare nella foto la presenza di tre esponenti centristi che, attenzione, fino a qualche mese prima erano avversari in Consiglio comunale. Perché la maggioranza guidata da Luciantonio Sacchetti per tre anni aveva faticosamente portato avanti un'alleanza con i comunisti, con i quali aveva formato una maggioranza che tanto aveva fatto discutere dopo le comunali del 1975.
Nel marzo 1978 la svolta: la Dc ritrova l'unità con le forze civiche ad essa riferibili. Si trattava delle liste Torre, capeggiata dall'ex sindaco Antonino Vitulli, e Coltivatori.
L'estromissione dei compagni dalla giunta e di conseguenza dalla maggioranza, fu discussa il 29 marzo. In quei giorni l'Italia era in subbuglio per il sequestro del presidente Dc Aldo Moro da parte delle Brigate rosse. Il primo bersaglio fu l'assessore del Pci Nino Di Gregorio, contro il quale la Dc ebbe gioco facile poiché era stato assente in oltre il settanta per cento delle sedute di giunta (99 assenze su 139). Il diretto interessato, che insegnava in provincia di Frosinone, provò a lamentare che le giunte erano convocate all'ultimo momento, anche un'ora prima. Il sindaco Sacchetti definì l'esecutivo comunale un "collegio sedente in permanenza", in sintesi se si voleva essere assessori bisognava essere in grado di partecipare in ogni momento.
Alla fine Di Gregorio fu dichiarato decaduto con dodici voti: sette Dc, tre Torre, due Coltivatori. La nuova maggioranza era fatta, uscivano dalle stanze dei bottoni i cinque consiglieri comunisti e l'unico socialista. Luciantonio Sacchetti sopperiva al mancato appoggio della sinistra con quello ideologicamente più vicino dei centristi. Quasi un monocolore.
Finiva quel compromesso storico attaccato sulla stampa regionale e accettato dai vertici democristiani come un amaro calice da sorbire pur di tornare a guidare il Comune. La foto proposta del 1978, con i tre esponenti non più avversari ma alleati, mostra plasticamente la rinnovata unità delle forze centriste a Montenero. Eppure, anche se D'Antonio, Sacchi e Bontempo non potevano saperlo mentre erano ripresi dalla reflex a quei tempi a pellicola, stava per succedere qualcosa a quella maggioranza tornata tutta bianca dopo anni di divisioni.
Nell'ottobre dell'anno successivo una parte di essa votò infatti contro il bilancio, ciò che non poteva evolvere che in un modo: crisi amministrativa. La quale sarebbe deflagrata tra fine 1979 e inizio 1980, con lo scioglimento del Consiglio con qualche mese di anticipo sulla scadenza. E per il sindaco Luciantonio Sacchetti un colpo dal quale è ragionevole supporre non si sia mai ripreso. Ma perché cadde quella maggioranza, proprio quando era diventata tutta moderata?
Ufficialmente il motivo della crisi era la violazione di alcune norme nella redazione del bilancio. In tal senso era stata chiara la raccomandata arrivata dal Comitato di controllo della Regione Molise. Ma è ragionevole pensare che un'alleanza solida, senza frizioni interne, non riesca a trovare una soluzione e così impedire lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale?
Probabilmente le motivazioni profonde furono altre, di carattere squisitamente correntizio.
Alle elezioni politiche del giugno 1979 la Democrazia cristiana aveva confermato la sua forza, attestandosi poco sopra il cinquanta per cento dei consensi (2241 voti), ma era spaccata in due al suo interno. Da un lato la storica corrente facente capo al deputato termolese Girolamo La Penna, dall'altro l'emergente legata a Florindo D'Aimmo. A sua volta di Termoli, nel 1979 era presidente della Regione, ma era chiaro che avrebbe tentato la scalata a Montecitorio non appena possibile. A differenza di oggi, era più prestigioso essere deputati che consiglieri regionali.
Nella maggioranza montenerese il sindaco Sacchetti e qualche altro erano daimmiani, altri lapenniani. La spaccatura raggiunse l'acme in quell'autunno 1979. Certo ci fu la raccomandata del Corecom, quel bilancio presentava irregolarità , ma va anche evidenziato che se un sindaco resta con due soli consiglieri al suo fianco, i problemi sono anche altri. E accanto a Luciantonio, com'era comunemente chiamato, restarono solo l'Aurelio D'Antonio della foto e un giovane Giuseppe Pezzotta.
Nel marzo 1980 ebbe contro i voti di quattordici consiglieri (cinque comunisti, due Torre, quattro Dc, due Coltivatori e un socialista). Poco dopo arrivò il commissario prefettizio per traghettare il Comune alle successive elezioni di giugno. Rivinceranno le forze centriste, il sindaco sarà democristiano, ma la frattura tra le due correnti Dc sarà sempre lì. Manifesterà in seguito i suoi effetti più importanti, ma questa è un'altra storia.
Nella foto in alto da sinistra davanti Tonino Marchesani, Orlando Assogna e Michele Panicciari, dietro Nicolino Sacchi, Michele Bontempo e Aurelio D'Antonio
Qui sotto: da sinistra don Giovanni D'Aulerio, il vescovo Francesco Ruppi, il deputato Florindo D'Aimmo, Tommaso Sabatino e Vincenzo Del Grande, primi anni Ottanta
Foto: da destra il deputato Girolamo La Penna, Armando Benedetto e Vincenzo Del Grande, 1984
Foto: Luciantonio Sacchetti nel 1978