"Non avrei immaginato - scrive Marraffino in un post sulla sua pagina Facebook - nella mia fresca esperienza di consigliere e di neo presidente del Consiglio comunale, di dover assistere così presto ad una delle classiche pantomime della politica politicante. Da un consigliere stagionato come Nicola Palombo, in verità, mi sarei aspettato consigli utili ed occasioni di confronto spassionato, per crescere insieme nell’interesse della comunità amministrata. Sentirmi da lui accomunato, con squilli di tromba imbarazzanti, tra gli attentatori della libertà di espressione della minoranza mi lascia francamente esterefatto. Immaginavo che lo scoppiettante interlocutore avesse digerito, prima della sconfitta elettorale, i meccanismi regolamentari che regolano il funzionamento del Consiglio, così da sapere quanto sia pretenzioso lamentarsi della mancata discussione in aula di mozioni presentate al protocollo del Comune la mattina stessa della seduta regolarmente convocata. Neppure il suo capogruppo, nelle tre Conferenza che sono state dedicate alla definizione dei lavori di quel 13 novembre, aveva avuto l’ardire di chiedere questo indicibile strappo alle regole. Anche perché considerare urgente una richiesta che il consigliere stagionato aveva proposto anni prima, allorquando l’utilizzo dello streeming era stato già disposto con un mio decreto in applicazione della disciplina emergenziale, appariva ed appare davvero stravagante. Al consigliere va ricordato, pure, che per veder accolte le proposte contenute nella mozione sarebbe stato necessario modificare il Regolamento consiliare, a mezzo della Commissione apposita, eletta manco a dirlo, sempre nella seduta del 13 novembre scorso. Insomma, sbagliavo quando pensavo che un consigliere esperto con tanto tempo libero potesse aiutarmi a crescere in un contesto per me nuovissimo. Oggi penso, senza margini di errore, che forse se ne avesse di meno di tempo da perdere – il consigliere - se ne gioverebbe la macchina comunale che in questi difficili frangenti ha bisogno di tutto, tranne che discussioni partigiane tese a stabilire quale sia…il sesso degli angeli. All’indomani del rinnovo dell’Amministrazione montenerese, nel muovere i suoi primi passi il nuovo Consiglio, che ho l’onore di presiedere, viene chiamato ad esprimersi su numerose mozioni di minoranza, su svariati argomenti anche riferiti alle tematiche emergenziali collegati alla diffusione del contagio da Covid19.
Segnatamente, il gruppo consiliare “Montenero che Rinasce ” ha proposto mozioni su:
- l’approvazione e regolamentazione dell’suo dello streaming dei consiglio comunale (prot. 11677 del 22.10.2020, iscritta all’OdG del Consiglio del 13.11.2020 ma non discussa perché gli stessi proponenti ne avevano modificato il testo in data 13.11.2020, prot. 12669);
- la istituzione di una Commissione consiliare speciale per la gestione dell’emergenza Covid (prot. 12669 del 13.11.2020);
- l’azzeramento e/o il dimezzamento di gettoni e di indennità di consiglieri, assessori e Sindaco, per far pronte alla crisi economica e sociale (prot. 12669 del 13.11.2020);
- alla realizzazione delle progettualità relative alle Linee Guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza…nelle more della definizione delle stesse da parte del Governo nazionale (prot. 12662 del 13.11.2020);
- lo smaltimento dei dispositivi di protezione individuale, come mascherine e guanti monouso, sull’intero territorio comunale (prot. 12895 del 18.11.2020).
Nessuna delle predette reca richiesta contestuale di convocazione del Consiglio comunale, che per l’effetto è stata richiesta dallo stesso gruppo di minoranza proponente con istanza, firmata da 4 consiglieri comunali, prot. 12750 in data 16.11.2020.
Come può evincersi facilmente dalla ricostruzione temporale che precede, non si è verificato sin qui nessuno sforamento dei termini regolamentari per l’esame delle mozioni nella sede assembleare. Non a caso, nei verbali delle tre sedute della Conferenza dei capigruppo, convocata dallo scrivente per lo svolgimento della scorsa seduta consiliare, non v’è traccia di richieste o di contestazioni riferibili all’ordine del giorno, così da rendere imperscrutabili le ragioni per le quali il Gruppo di minoranza abbia inteso inviare la istanza di convocazione del Consiglio a Sua Eccellenza il Prefetto di Campobasso, sottraendo vanamente al suo Ufficio tempo ed attenzione preziosi nell’attuale situazione emergenziale. Ma quel che è più inaccettabile, e va stigmatizzato recisamente perché non abbia a ripetersi nella funzionalità del Consiglio e nello stabilimento di rapporti istituzionali corretti tra amministratori, è che sia stata agitata sui social, con toni degni di miglior causa, una illegittima compressione dei diritti della minoranza e, addirittura, responsabilità dello scrivente nella gestione dei compiti affidati dallo Statuto e dal Regolamento consiliare. Per far sì che l’intemperanza resti confinata alla fase dei bollori post elettorali, si rende opportuno riportare all’attenzione taluni fondamentali nella regolazione dei rapporti tra Presidenza del Consiglio e gruppi consiliari. Le mozioni, al pari delle proposte di delibera, per potere essere utilmente discusse in Consiglio devono essere istruite, se del caso documentate e messe a disposizione dei consiglieri nei tempi previsti dal Regolamento. Nel dettare le “regole del gioco” lo Statuto e il Regolamento non si curano di salvaguardare solo il diritto della minoranza, ma quello di ciascun consigliere eletto, di modo che così come l’opposizione deve poter conoscere gli argomenti da discutere proposti dalla Giunta, allo stesso modo i consiglieri di maggioranza devono poter esaminare i contenuti delle mozioni, con il tempo necessario previsto dal Regolamento. Ne consegue che la pretesa di veder iscritte all’ordine del giorno modifiche o mozioni integralmente nuove assunte al protocollo del Comune lo stesso giorno del Consiglio già convocato è assolutamente fuori luogo e non merita le code polemiche strumentalmente proposte da monadi impazzite. D’altronde, le norme comunali, come quelle statali, contrariamente a quanto opinato da taluni consiglieri, non assegnano valenza “perentoria” al termine di 20 giorni entro il quale le mozioni devono essere portate all’attenzione del Consiglio. Tutti sanno che perché un termine possa considerarsi perentorio deve essere stabilito dalla legge, con la previsione di una specifica sanzione per l’inadempimento. A ben vedere, il termine in discorso è meramente sollecitatorio per salvaguardare le esigenze dei proponenti, ma può considerarsi anche dilatorio, per garantire una possibile istruttoria, l’esame di ammissibilità da parte del Presidente e il deposito tempestivo di atti e documenti ante seduta consiliare, questa volta a garanzia dei consiglieri delle opposte compagini. A siffatta impostazione non si sottrae la modifica del testo già iscritto all’ordine del giorno, proposta all’ultima ora, anche in considerazione del fatto che la stessa presupponesse una modifica del Regolamento (affidata all’istruttoria di apposita Commissione nominata nella stessa seduta!). L’occasione è propizia per introdurre un ulteriore chiarimento. Gli strumenti d’esercizio della funzione di gruppi e singoli consiglieri meritano di essere difesi dallo scrivente in stretto ossequio al compito affidatogli, da esercitarsi super partes. Nondimeno, non verrà consentito alcun abuso nell’utilizzo di tali strumenti, perché non oltrepassino i confini delle competenze comunali, della concreta utilità, del decoro e della legalità, divenendo occasione per ostacolare o rallentare il lavoro prezioso dell’Amministrazione. Questa missiva, perché riferita a polemiche pubbliche strumentalmente proposte, verrà portata a conoscenza della collettività amministrata, con l’immediata pubblicazione sul sito istituzionale dell’Ente".

