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Acqua sulfurea di Castellelce: San Felice e Mafalda insieme per valorizzarla

Ieri un sopralluogo dell'Arpa per verificare la qualità della sorgente, da tempo usata da chi abita nel circondario per problemi della cute

La Redazione
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MAFALDA – SAN FELICE DEL MOLISE. Chi ha qualche anno sulle spalle può ricordare i propri genitori o nonni parlarne, o addirittura sentir loro raccontare di essere andati a prendere un po' di "acqua puzz" a San Felice. Altro non era che acqua sulfurea, quella usata in campo terapeutico in tutte le terme, venduta anche in bottiglia per uso fai da te. Ebbene, c'è anche a San Felice del Molise, un fatto noto da tempo ma adesso l'amministrazione comunale, di concerto con quella della confinante Mafalda, vuole valorizzare la risorsa e l'area circostante.
A darne l'annuncio è il sindaco di Mafalda Egidio Riccioni: ieri mattina i tecnici dell'Arpa Molise (Agenzia regionale protezione ambientale) sono stati in contrada Castellelce, in territorio di San Felice, per prelevare campioni di acqua sulfurea. L'obiettivo è analizzarla in vista di una futura valorizzazione dell'area, nell'ambito di una collaborazione fra i due Comuni.
"È intenzione dell'amministrazione comunale di San Felice, in collaborazione con il Comune di Mafalda - il commento di Egidio Riccioni -, presentare un progetto per la valorizzazione dell'intera area, nell'ambito del bando Arsap - Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane - Azioni di tutela, promozione e valorizzazione delle risorse ambientali dei territori montani anche attraverso la realizzazione delle green community".
La speranza è di ottenere un finanziamento di circa duecentomila euro, nel progetto il ruolo di Comune capofila è stato affidato a Mafalda.
Le proprietà dell'acqua sulfurea sono note da secoli, utile per problemi respiratori come della pelle. Ed è soprattutto in questo ultimo campo che era usata dalla gente del posto. Dal circondario, finanche da Montenero di Bisaccia, si arrivava alla sorgente che si trova nell'agro a nord di San Felice, contrada Castellelce, dove si prelevava un po' di "acqua puzz". Era così chiamata per il caratteristico e pungente odore di zolfo. Usi tipici erano la cura delle squame su gomito e ginocchio, mentre oggi l'acqua sulfurea è utile soprattutto per inalazioni fatte in casa con appositi apparecchi. Un qualcosa che richiama quanto si fa normalmente nei centri termali.
Auspicio delle amministrazioni comunali guidate da Egidio Riccioni e Corrado Zara è di far uscire la sorgente e l'area circostante dall'anonimato e renderle una risorsa.

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