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LE DONNE IN CONSIGLIO COMUNALE

Dalla singola presenza degli anni Settanta al “cappotto” di cinque anni fa'

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MONTENERO DI BISACCIA. Pioniera negli anni Settanta fu Filomena Potalivo, detta “la comunista” per la sua appartenenza al più grande partito di sinistra. Poi seguirono le sue orme altre donne, anche del campo moderato, ma si è dovuto aspettare parecchio per vederne un numero importante in Consiglio comunale. Fino alle ultime elezioni del 2015, quando non solo hanno incrementato di parecchio la propria presenza, ma hanno fatto incetta di voti approfittando della nuova legge elettorale. Il tutto aspettando di vedere cosa accadrà dopo le prossime elezioni del 20 e 21 settembre. 
Sono in tutto quattordici le appartenenti al gentil sesso che si sono cimentate nell’avventura in amministrazione comunale a Montenero. Come detto fu Filomena Potalivo la prima a sedere in Consiglio comunale e lo fece ininterrottamente dal 1970 al 1985, sempre da sola ma non per questo intimorita, come dimostrano i suoi interventi registrati agli atti. Il primato della sinistra fu però raggiunto ed eguagliato nel 1985 dalla Democrazia cristiana, che piazzò due donne: Elena Sacchetti e Giuseppina D’Aulerio. Nel Partito comunista la Potalivo cedeva il testimone a Giuliana Moretti e Maria Teresa De Santis. Quest’ultima avrebbe avuto una lunga carriera e rappresentato a lungo, anche da sola, la cosiddetta altra metà del cielo nell’agone politico montenerese.
Passati altri cinque anni andò al potere la sinistra, stavolta senza alleanze al centro, sebbene per poco. Così la Dc nel 1990 non riuscì a eleggere nessuna donna, mentre il Pci ne piazzò tre: Roberta Carosella, Renata Di Paolo e la De Santis, che fu anche la prima donna a essere nominata assessore. Quella maggioranza tutta rossa, però, non durò e si tornò al voto solo due anni dopo. E le donne in Consiglio si ridussero a due: le già citate De Santis e Carosella. 
Stessa cosa cinque anni dopo, nel 1997, quando la ormai veterana De Santis fu affiancata da Giulia Tommasetti, ambedue appartenenti alla maggioranza nel frattempo diventata organicamente di centrosinistra. Si rivotò nel 2000, con un anno di anticipo (la legislatura era diventata di quattro anni, per poi essere riportata a cinque, come adesso) e fu eletta soltanto la De Santis. La quale nel 2005 non si ricandidò e cedette il testimone a Valeria D’Ottavio, di nuovo unica donna in Consiglio per il successivo mandato. 
Quella del 2010 fu un’elezione molto tumultuosa, ma non per colpa delle donne. Ne furono elette due: Gianfranca Marchesani in maggioranza e Margherita Rosati in minoranza. 
Discorso a parte va poi fatto per le successive comunali del 2015, poiché cambiò la legge elettorale, con l’introduzione di quote rosa (minimo di donne per ogni lista) e possibilità di dare due preferenze, purché di sesso opposto (e appartenenti alla stessa lista). Anche grazie a questo meccanismo alcune donne presero una quantità impressionante di voti. Due su tutte: Gianfranca Marchesani (542) e Simona Contucci (465). In parole povere il nuovo sistema elettorale aveva colto di sorpresa i candidati uomini e probabilmente non poteva andare diversamente. Sui dodici candidati della lista vincente, solo quattro erano donne e così, col meccanismo della doppia preferenza ma con genere diverso, erano avvantaggiate perché spartivano la stessa torta in quattro anziché in otto come i colleghi maschi. Oltre alle due citate, entrarono in Consiglio Sandra Moroni per la maggioranza, Margherita Rosati e Valentina Bozzelli in minoranza.
Quanto alla legge elettorale, gli uomini sembrano aver capito la lezione. Quest’anno in tutte e due le liste maschi e femmine sono in egual numero.
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