MONTENERO DI BISACCIA. Non saranno suggestive come quelle caratteristiche inglesi, ma per chi non è più giovane conservano comunque un'aura di nostalgia. Foss'anche solo perché ricordano quando per telefonare alla fidanzatina erano l'unico mezzo. Cambia il destino per le due cabine telefoniche in centro e a sancirlo è la delibera di giunta con la quale il Comune accetta la loro donazione da parte di Telecom Italia.
La richiesta è stata fatta dall'amministrazione comunale lo scorso ottobre e la risposta dell'azienda di telecomunicazioni è arrivata a fine gennaio. Saranno adibite a "mini biblioteche" e a facilitare ciò la vicinanza alla scuola Primaria, praticamente sono un'estensione del cancello dell'edificio.
Le due cabine non sono più in funzione (almeno) dal 26 settembre 2023, così è scritto sul cartello all'interno della cabina, ma già da parecchio prima erano di fatto inutilizzate. Superate dalla tecnologia, dalla diffusione totale dei telefoni cellulari, come in tutto il mondo.
Eppure, come ognuna di esse, anche le cabine di piazza della Libertà custodiscono una storia. O meglio, tante storie, d'amore come di scherzi telefonici, qualche volta di minacce. Perché erano usate sì dai ragazzi per chiamare la morosa e non farsi sentire a casa, ma anche quando non si voleva rischiare di essere scoperti a dire cose irripetibili a chi si riteneva avesse fatto qualche torto. Per non parlare degli scherzi, quando i bontemponi del posto non avevano ancora play station, centinaia di canali tv, internet e le altre modernità .
La prima cabina telefonica era del tipo giallo e solo a gettoni, fu installata in piazza a Montenero intorno alla fine degli anni Sessanta. Prima di allora c'erano solo i cosiddetti "posti di telefono pubblico", dentro locali privati come negozi, bar o salone di barbiere. Il gettone dapprima costava cinquanta lire, poi cento; era usato persino come moneta, accettato nei negozi e reso come resto. Le telefonate urbane erano senza limite di tempo per la gioia degli innamorati, anche se spazientivano chi si fosse trovato a dover aspettare il proprio turno lì fuori.
Il resto è la storia comune a tutte le cabine telefoniche italiane: la possibilità di inserire anche le monete oltre ai gettoni, l'avvento della carta prepagata, infine quelle di ultima generazione, con le quali si potevano inviare anche messaggi. Ironia della sorte, l'arrivo della tecnologia è coinciso col loro declino. A partire da fine anni Novanta la diffusione sempre più massiccia dei telefoni cellulari prima, degli smartphone dopo, ne ha velocemente segnato la fine.
Le altre cabine presenti sul territorio sono sparite già da anni, le uniche due rimaste in piazza diventeranno una mini biblioteca e, ragionevolmente, una sorta di museo della telefonia di altri tempi, sì da solleticare la nostalgia di chi le usava per telefonare alla ragazza o al ragazzo. O per fare scherzi telefonici.
Nelle foto le cabine dismesse e quando ce n'era una sola a fine anni Settanta (archivio fotografico Antonio Assogna)