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San Paolo: parco (dissequestrato) come Chernobyl e "piazza" all'abbandono

Il parco dove morì un ragazzo folgorato che destino avrà dopo il rilascio dalla Procura? E la piazza uguale da trentacinque anni? E il "casermone" di legno? Montano le lamentele dei residenti

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MONTENERO DI BISACCIA. Nemmeno due anni e lo scenario sembra "chernobylizzato": l'abbandono che deteriora in fretta tutto, i giochi, le panchine. La natura che si avviluppa le altalene con i suoi fili d'erba.
Il parco giochi "don Nino Zappitelli" è stato dissequestrato a dicembre, un mese fa. Era chiuso dalla fine di giugno 2022, quando durante la festa di san Paolo un ragazzo è rimasto folgorato toccando un palo della luce. Da lì il sequestro dell'area, giorni di indagini e perizie per venire a capo della dinamica; l'avvio della fase processuale, coinvolta la ditta che aveva appaltata la manutenzione dal Comune. Un argomento nel frattempo diventato tabù: da un anno e mezzo nessuno parla del parchetto. Nessuno, finora, ha neanche detto che c'è il dissequestro, che volendo si potrebbe farvi tornare a giocare i bambini. Un argomento che resta tabù, eppure bisognerà decidere a breve cosa farne. Adesso si può.
Le transenne appaiono spostate, il nastro segnaletico rosso e bianco scolorito e smaterializzato dal sole e dal vento. Intorno al palo maledetto ciò che resta della transennatura messa dopo quella sera. Sembra di essere a Chernobyl.

Quale sarà il destino del parco giochi non si sa, come anticipato. Il progetto di riqualificazione dell'area non dice molto in merito. Un qualcosa, va ribadito per l'ennesima volta, per il quale il Pnrr ha finanziato solo la progettazione: per ristrutturare il terminal bus poco distante, rifare asfalto e marciapiedi, riqualificare "le aree a verde e viali" occorrerà trovare altri e più cospicui fondi. Ma non c'è menzione del parco giochi, non in modo specifico almeno.
E aldilà del grande progetto che chissà quando e se sarà finanziato, resta da vedere cosa vorrà fare a breve l'amministrazione comunale. Diversi residenti lamentano lo stato di abbandono da mesi, vogliono che al più presto si intervenga su erbacce, giochini e panchine che fra un po' cadranno giù, che torni la vita in loco.

Lamentele che si estendono un po' a tutta la zona san Paolo, cui magari sarà il caso di formalizzarne il nome con un passaggio istituzionale. In sostanza, denominarla ufficialmente piazza san Paolo, non alla buona come oggi. Si pensi che in un'occasione la chiesa è stata indicata come sita in via Gramsci, che si trova lì vicino. Ciò che ha fatto inarcare più di un sopracciglio fra i fedeli più conservatori, vedendo un luogo di culto "ospitato" da un ateo come lo storico esponente comunista.
Una piazza realizzata a fine anni Ottanta, poco dopo l'istituzione della seconda parrocchia, e rimasta praticamente uguale da allora: uno spiazzo asfaltato circondato di pini marittimi che hanno le radici in superficie e perciò deformano il piano stradale. Negli anni la zona Bivio è stata sì abbellita, fatti i campetti, di recente l'area fitness purtroppo inutilizzata (ma non se ne può fare una colpa al Comune). Eppure quella piazza è rimasta così, senza una denominazione ufficiale e senza un qualsiasi intervento che ne migliorasse lo spartano aspetto che la trasformò da una distesa di terra a una piazza senza nome, dove passeggiare, sedere su una panchina, assistere ai concerti nella festa di san Paolo e non solo.


E che dire, anzi che fare del rudere di legno lì accanto? Un casermone rettangolare figlio dei capricci imprenditoriali delle amministrazioni comunali targate centrosinistra degli anni Duemila, quelle che ogni tanto si improvvisavano imprenditrici. Un casermone che forse doveva diventare un bar affidato in gestione, non si è mai capito. Il capanno è stato riacquistato dal Comune a fine 2021 per cinquantamila euro. Adesso si tratta di stabilire cosa farne, prima che pioggia e sole annientino i perlinati di abete scuriti con impregnate tinta noce. Dovesse tardare la giunta a decidere, come succede da un po', ci penserebbero le intemperie a buttarlo giù.
Questo lo stato dell'arte e del degrado in zona san Paolo, quella parte di paese più nuova, ormai popolosa, dove quel complesso di subalternità, a volte a ragione a volte con qualche piagnisteo evitabile, persiste ancora.

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