MONTENERO DI BISACCIA. "Ti mostrerò un posto su un altopiano deserto, dove le strade non hanno un nome", così cantava (e canta) Bono Vox degli U2 alcuni anni fa. Dava vita a una hit immortale, nella quale la parte vocale arrivava dopo un intro da leggenda: tappeto di tastiere, chitarra con effetto eco a volontà , batteria e basso a completare un brano eterno. Nella trasposizione montenerese non c'è altrettanta poesia, niente voce suadente e tanto meno la Stratocaster riconoscibile alla prima plettrata di The Edge. C'è soltanto una piazza che un nome, all'apparenza, non lo ha: where the squares have no name. E si trova in centro, non lontano dalla principale.
In realtà si chiama piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, più o meno da una cinquantina di anni e non senza un aneddoto curioso che si racconterà fra un po'. Per il momento va rilevato che manca qualsiasi segnale, non c'è scritto da nessuna parte che si chiama così.
Va detto che pochissime case hanno scritto sull'indirizzo piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, ma vi hanno sede alcuni bar, patronati sindacali e, soprattutto, è il terminal bus, urbano ed extra. Ne va che chi per la prima volta vi arrivasse, se non c'è ancora nemmeno un autobus in loco, può trovare difficile capire se si trova nel posto giusto.
Where the streets have no name, ma senza la finezza musicale degli U2.
Come accennato c'è un curioso aneddoto su piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, eccolo. Nel 1972 era alla guida del paese Antonino Vitulli da due anni quando, su richiesta di un reduce della Prima guerra mondiale, cambiò il nome di via Argentieri (attigua) in Cavalieri di Vittorio Veneto. La principale e più lunga strada del paese non era ancora delle dimensioni attuali e non aveva la densità abitativa di oggi, ma il cambio di nome avrebbe costretto a rifare i documenti già a svariate centinaia di persone. Protestarono diversi consiglieri comunali e il sindaco fece macchina indietro. Tempo dopo il nome fu dato alla piazzetta antistante il campetto Belvedere, ma oggi non c'è traccia di segnale. "Voglio abbattere i muri che mi tengono dentro (…) e toccare la fiamma, dove le strade non hanno un nome", chissà che agli U2 non venga in mente di perorare la causa e registrare un remake del loro successo nel campetto Belvedere, visto mai che non ritengano superato quello girato nel 1987 su un tetto di Los Angeles.