MONTENERO DI BISACCIA. Secondo i maligni è un effetto dell'arrivo dell'amministrazione comunale: oltre che una vitale boccata di ossigeno, avrebbe portato anche il contagio della propria litigiosità . L'analisi dei fatti è quasi sicuramente più complessa, ma è certo che un'ingerenza del Comune c'è. Altrettanto prevedibile è che non possono passare inosservate due dimissioni importanti, di vertice, nel giro di pochi giorni. C'è aria di maretta nel calcio locale e succede quando, ormai da mesi, la longa manus dell'amministrazione comunale ha un'importante voce in capitolo.
Dopo l'addio annunciato su Monteneronotizie ieri da Gianluca Senese, che si occupava del settore giovanile dell'Asd Calcio Montenero, è arrivato qualche ora fa l'ufficializzazione delle dimissioni anche di Giuseppe Taddeo. Il presidente della società calcistica che milita nella Promozione molisana, in carica da questa estate, ha già terminato il proprio incarico. "Mandato" è scritto nel comunicato, un po' breve se è durato da luglio a ottobre 2023.
In verità le voci si susseguivano da giorni e un post su Instagram di Taddeo aveva già anticipato la sua uscita di scena. Viceversa Senese lo ha fatto tramite la nostra testata. Quanto basta per scatenare la ridda di ipotesi, che vanno dall'ingerenza dell'amministrazione comunale all'escludere la stessa e parlare semplicemente di divergenze in seno alla società .
Il paradosso è che avviene quando tutto va bene, il Montenero è secondo in classifica, allo stadio sta tornando il pubblico, si vede buon calcio a detta di chi ne sa. Certo i goal non mancano, quattro a zero domenica, per esempio. E allora, se sul campo le cose funzionano, cosa succede nella società ? Secondo indiscrezioni le prime crepe si sono verificate nel settore giovanile e, d'altronde, Gianluca Senese è stato il primo a dimettersi e si occupava proprio dei ragazzi. Pare che l'unificazione delle tre scuole calcio (Asd Montenero, Le Rondinelle e Piccole Aquile) non stia funzionando come si sperava. Un'unione fortemente voluta dall'amministrazione comunale, quasi una condizione per dare un concreto aiuto dopo l'sos in primavera della società . Andava tutto male, si rischiava la retrocessione, si usciva tutti con musi lunghi la domenica dal De Santis, per non parlare delle partite fuori casa. L'amministrazione comunale, si sa, può aiutare eccome e non è certo la prima volta che mette bocca nel calcio, come si analizzerà fra alcune righe. Una delle condizioni per il soccorso politico-istituzionale sarebbe stata appunto fondere le tre scuole calcio. Buona l'intenzione, vien da dire oggi, non entusiasmante il risultato.
Altra condizione chiesta, sempre secondo indiscrezioni, il cambio di vertice. E così, col rinnovo del direttivo, alla presidenza è arrivato Giuseppe Taddeo, ex calciatore dalle indubbie qualità e persona specchiata. Oggi ha dato forfait, difficile non pensare che qualcosa non abbia funzionato nella società rimodellata (anche) su indicazione politica.
Ma quanto è entrata la politica locale nel calcio? Qui le opinioni si dividono. Secondo alcuni si punta al controllo totale, must noto degli attuali inquilini di Palazzo, secondo altri nella recente maretta in seno alla società non avrebbero nessuna colpa sindaca e assessori. Fatto sta che si vedono allo stadio molto più di prima.
E allora, accertato che l'amministrazione comunale ha eccome voce in capitolo nel calcio, tanto da parlarne apertamente anche in Consiglio, è la prima volta che succede? La risposta è no ed ecco una rapida disamina storica.
Correvano gli anni Novanta quando l'allora presidente dell'Us Calcio Montenero affidava al Comune le sorti della società . D'altronde è noto che i municipi spesso agiscono da ruota degli esposti per le società sportive, specie calcistiche, a rischio. Quando tutto sembra perduto, si affida la creatura al Comune, qualcuno ci penserà . E a Montenero le amministrazioni allora di centrosinistra eccome se ci hanno pensato. Furono costruite allora le basi della golden era degli anni Duemila, quando il Montenero era sempre ai vertici della classifica di Eccellenza, vinceva le Coppe Italia regionali, disputava spareggi in ogni parte d'Italia, infine il passaggio in D. In quegli anni c'erano nel direttivo, in posti di vertice, diversi amministratori comunali, più ingerenza di così. Però funzionava e, attenzione, la società non litigava. Poi a metà anni Duemila fu deciso il ritiro della politica dal calcio. Il centrosinistra si avviava verso la fine, senza saperlo ancora. Anche il calcio.
Seguirono ancora diversi anni nella massima serie regionale, ma poi le cose cominciarono ad andare male. Il fallimento della società , il cambio di nome, un tentativo non fortunato di riprovarci con la denominazione Real Montenero.
Ma attenzione, fu in quegli anni che la politica provò a tornare più o meno a gamba tesa nella gestione calcistica locale. Il risultato fu la fine della squadra e poco dopo fu chiuso anche lo Stadio De Santis, che aveva appena quindici anni. Per alcuni anni niente campionato, mentre gli arbusti prendevano il posto dell'erbetta fino a qualche anno prima invidiata in tutta la regione e non solo. In breve lo stadio, la prima struttura sportiva del paese, quella attesa per decenni dopo la sfortunata e breve esistenza del Capolaserra, divenne qualcosa di inguardabile. Una giungla.
Il resto è storia recente, con un gruppo di giovani monteneresi che rimettono in piedi la squadra e ripartono da zero. Senza risorse e solo tanta buona volontà scalano le categorie e, quando lo stadio riapre con erba sintetica, vi riportano una prima squadra, una di amatori e quelle giovanili. Il declino montenerese, di cui l'assenza del calcio era uno dei sintomi, è almeno lenito grazie a loro.
Poi l'approdo nella categoria Promozione e l'inizio delle difficoltà . Fino alla primavera scorsa, con l'esplicita richiesta di aiuto all'amministrazione comunale. La quale non si è tirata indietro, è universalmente riconosciuto. E nonostante sia reduce da litigi interni che fanno ancora discutere, probabilmente non ha contagiato la società , che se ha problemi interni dipende da altro.
Eppure l'ingerenza è evidente e qualche dissapore l'ha creato. Forse, col rischio di apparire i soliti liberali fuori moda, il potere politico è meglio tenerlo fuori o, se proprio se ne ha bisogno, meglio prepararsi a fronteggiarlo per non farsi dominare. E il potere politico, non si fosse capito, comincia dall'amministrazione comunale. Anzi è il più vicino.
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