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Almerindo Sabatino: facevamo politica per passione

Intervista all'avvocato ed ex sindaco sulla Montenero che fu e attuale, dalle prime licenze sulla costa al South Beach. "Per i pasticcini all'apertura delle poste facemmo una colletta"

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MONTENERO DI BISACCIA. "Fu chiamata Costa Verde perché uno dei proprietari, vedendo da certa distanza la distesa di liquirizia spontanea che vi cresceva, pensò a questo nome". A raccontare aneddoti di una Montenero d'altri tempi, a volte più attuali che mai, è Almerindo Sabatino. Classe 1936, avvocato e insegnante, politico di lungo corso nella Democrazia cristiana, sindaco e consigliere comunale, nonché presidente della Usl quando si chiamava ancora così. Quello che segue è il sunto di una chiacchierata con una persona d'altri tempi, definizione a cui ci si accosta, beninteso, col rispetto che si deve alla generazione che ha fatto la Montenero e l'Italia negli anni fondamentali del boom. Sabatino racconta a Monteneronotizie aneddoti sulla marina, su com'era gestire un Comune nei sì favolosi anni Sessanta, ma quando di denaro ce n'era molto meno, almeno nelle casse pubbliche. E si sa, guardare al passato significa capire dove andare oggi. Perché l'avvocato spiega come alcune delle storture attuali partano proprio da scelte del passato. Ce l'ha in particolare con le Regioni.
La chiacchierata comincia con la marina di Montenero, dove fino agli anni Sessanta c'erano solo campi coltivati, ma poco redditizi. "In quel periodo – racconta Almerindo Sabatino – scesero diversi imprenditori romagnoli, che acquistarono i terreni lungo tutta la costa molisana, forti dell'esperienza fatta nella propria regione, dove era già iniziato il boom del turismo balneare".
Quei terreni, a quanto pare, erano venduti con certo sollievo dai proprietari, poiché dal punto di vista agricolo, almeno con le tecniche di allora, sembra che non andassero bene granché. Quegli imprenditori erano i Savioli, i Signorini, i Villa, i cui discendenti ancora oggi sono presenti alla marina di Montenero con diverse attività. Tutto ebbe inizio nel 1964, pertanto, e il primo insediamento fu il camping di chi pensò il nome Costa Verde, che così chiamò anche la sua attività ricettiva.
"Una prima lottizzazione fu fatta proprio da questi imprenditori – spiega l'avvocato – perché all'epoca non c'erano ancora le leggi urbanistiche". Ne consegue che oltre operatori turistici, ci si improvvisava urbanisti. Il risultato? Nient'affatto deludente, se si pensa che le due principali strade di accesso alla Marina di Montenero sono ancora oggi quelle concepite a metà anni Sessanta. Certo poi sarebbe servita, e arrivata, altra e più competente pianificazione, ma intanto all'epoca funzionò e la Costa Verde, come ormai era chiamata, cominciò a ricevere turisti.
Man mano arrivarono altri camping, i primi hotel. A dare alcune licenze fu lo stesso Almerindo Sabatino, sindaco di Montenero dal 1966 al 1970. Alcune strutture ritirarono la licenza, edificarono lo scheletro, per poi rimanere così una trentina d'anni. Altre ancora oggi ospitano migliaia di turisti ogni anno.
Avvocato Sabatino, le sue prime licenze, il Piano regolatore del suo successore, eppure poi non arrivò la crescita turistica che si prevedeva, perché?
"Perché dopo la sua istituzione è dipeso tutto dalla Regione".
La Regione Molise metteva i bastoni fra le ruote all'amministrazione comunale di Montenero?
"Oggi i sindaci hanno un potere enorme con l'elezione diretta e le maggioranze più larghe, – la prende alla lontana l'avvocato – ma una volta c'erano le correnti e il sindaco che se le fosse inimicate andava a casa. Detto altrimenti, se dall'alto arrivava lo stop il sindaco perdeva la maggioranza con più facilità di oggi".
Una storia antica, in pratica, quella dei contrasti fra Comune di Montenero e Regione Molise per la zona costiera. Basti pensare che per arrivare ad approvare un nuovo Piano regolatore, e quindi sbloccare la Marina, si è dovuto aspettare i primi anni Duemila. Nel frattempo, spiega sempre Almerindo Sabatino, Termoli era riuscita a sviluppare la costa perché si era mossa prima della legge Galasso. Un problema, quello del potere regionale, che l'avvocato riprende anche a proposito della sanità, come si vedrà fra poco.
Nel 1987, quando era consigliere comunale di minoranza contro una maggioranza mista civica-Partito comunista, un imprenditore propose un grande progetto alla Marina: il Galaxy One. Una fiera permanente, strutture varie, un cavalcavia. Balla, occasione mancata, cos'era?
"Non si sarebbe mai realizzato, dalle informazioni che avevamo sembrava esserci poco di concreto".
E arrivando all'attualità, sempre in tema di grandi progetti giù al mare, ha sentito parlare del South Beach, cosa ne pensa?
"Se uno ha bisogno, e sottolineo il se ha bisogno, non può andare per il sottile. Se c'è veramente questa possibilità di creare lavoro, ricchezza non puoi pretendere tutto, devi rinunciare a qualcosa. Lo stesso dicasi per l'eolico in mare che vogliono fare sulla costa molisana. Viva la bellezza, viva l'ambiente, ma se la pancia chiama... Anche Vincenzo Cuoco diceva che la gente non si muove per le idee, ma per la fame".
Com'era fare il sindaco negli anni Sessanta?
"All'epoca c'erano le ideologie, persino cambiare corrente nello stesso partito era inconcepibile, figurarsi come fanno oggi che passano da destra a sinistra come niente fosse. Fare politica era una missione e non prendevamo nemmeno i rimborsi, tanto meno le spese di rappresentanza (il gettone e le indennità sarebbero arrivati nel 1974 n.d.r.). Basti pensare che quando inaugurammo le poste, con la visita del ministro Giovanni Spagnolli, per comprare i pasticcini per il rinfresco facemmo una colletta".
In chiusura anche il ricordo di un'importante e tuttora funzionante opera pubblica, il campetto Belvedere, in quei fine anni Sessanta chiamato aia sportiva per bambini. Infatti è il nome che ancora oggi adopera l'avvocato Sabatino. "Ci volevano costruire la caserma, che poi fecero lì accanto e mi dovetti battere non poco per averla vinta" il suo racconto. Anni dopo un suo ex alunno si sarebbe battuto per farci togliere il lucchetto, ma questa è un'altra storia.
Infine un cenno alla sua esperienza di presidente della Usl (Unità sanitaria locale) di Termoli a fine anni Ottanta: "all'ospedale di Termoli nascevano 1100 bambini all'anno, oggi sta chiudendo del tutto". Anche in questo caso ne ha per le Regioni, da cui dipende la sanità: "eppure quando sono state istituite, nel 1970, ci ho creduto tanto". Nella voce un po' di amarezza. Comprensibile.
Nella foto in alto Almerindo Sabatino nel 1967 all'inaugurazione della sede delle poste con il ministro Spagnolli

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