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L'amore "viscerale" per Montenero, Teresio Di Pietro racconta i suoi 50 anni di palco

"Sul palco mi diverto e questo mi fa stare bene"

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MONTENERO DI BISACCIA. Teresio Di Pietro, o lo si ama o lo critica. Un montenerese doc che guida da mezzo secolo gli eventi in paese sia come presentatore che come organizzatore di manifestazione. Il suo pregio (o difetto) è l’amore per il suo paese. A suo dire un amore “viscerale” che lo contraddistingue da molti. Teresio può piacere o meno, ma la sua grinta e la sua passione che riserva a Montenero non può esser messa in discussione. In una breve intervista riservata a noi di Montenero Notizie, Teresio si racconta nei suoi 50 anni di microfono.

Da oltre cinquant'anni accompagna, sempre con la stessa grinta e passione, eventi di ogni tipo a Montenero. Dove trova ancora tanta energia ed entusiasmo?

“Ho iniziato nel lontano 1971 all’età di 16 anni, quando un giovane parroco di nome don Elio Benedetto mi propose di presentare lo Zecchino d’oro. Rammendo benissimo le emozioni di quando salì sul palco per la prima volta. Da quel momento iniziò la mia seconda carriera, quella da amatore del microfono. La grinta e la passione che mi accompagna oggi, a 67 anni, sono quelle di mettermi ancora in discussione. Sul palco mi diverto e questo mi fa star bene. Quest’anno mi sono cimentato su argomenti nuovi e nonostante tutto è andata bene. Negli anni, oltre a presentare le manifestazioni le ho anche organizzate. A Montenero ho collaborato a numerosi eventi anche della Rai”.

In tanti anni ha presentato innumerevoli manifestazioni. C'è un evento in particolare che porta nel cuore?

“Con la grinta e la passione che mi contraddistingue sarà il prossimo evento quello che porterò nel cuore, a quest’età si avvicina il momento di appendere il microfono al chiodo. Uno degli eventi che ricorderò in maniera indelebile è l’aver portato in Piazza, nell’agosto del 2016, tutti i monteneresi illustri. Questo fu per me motivo di grande orgoglio. Il fiore all’occhiello fu l’organizzazione della tappa di partenza del giro d’Italia a Montenero il 17 maggio 2017. Un ricordo indimenticabile che porto sempre con me, in veste di organizzatore della tappa di San Giovanni Rotondo, è la consegna del premio al presidente del consiglio Conte”.

Era giovanissimo quando ha cominciato, in questo momento, c'è qualcuno che potrà raccogliere il suo testimone?

“16 anni o poco più, oggi non credo che molti ragazzi sedicenni sono capaci o sono incoscienti di salire sul palco. Sono tutti leoni da tastiera e francamente non vedo ragazzi che approcciano a commenti ed alla presentazione, magari ci fosse qualche giovane da poter consigliare e coadiuvare come presentatore”.

Un giudizio sul programma e sulla riuscita dell'Estate montenerese appena terminata.

“L’estate montenerese che si è appena conclusa è stata diversa dalle precedenti non tantomeno dal punto di vista economico ma dal momento pandemico. Serate interessanti che mi ha visto coinvolto in quattro manifestazioni di cui una sento mia, Voce’e notte”.

Cosa si sente di dire a chi in questi anni l’ha seguita e cosa a chi l’ha criticata?

“50 anni sono tanti, a volte ho ricevuto critiche dettate da invidia ma ho sempre avuto dalla mia parte l’amore dei miei concittadini perché al primo posto ho sempre l’amore viscerale per Montenero. Un amore ricambiato dai miei compaesani e dalla mia città, solo chi non fa non può essere criticato. A volte dico di appendere il microfono al chiodo ma è più forte di me, tra l’idea di chiudere definitivamente o di realizzare qualcosa di importante mi vengono in mente progetti nuovi. Io mi diverto ancora e fin quando mi diverto continuerò a farlo senza se e senza ma. Il mio è un hobby e anche se a volte economicamente mi vede in prima persona contribuire lo farò volentieri, perché ho sempre Montenero nel cuore”.

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