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Natasha: "Difendiamo solo il nostro territorio"

La testimonianza di una ucraina che vive nel Vastese da anni. Un fratello pronto ad arruolarsi e la scuola della sua città demolita dalle bombe ieri

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AREA DEL VASTESE. "Per far sapere ai propri familiari che stavano combattendo una guerra, i militari russi hanno dovuto chiamare con i telefoni dei nostri concittadini ucraini". Natasha ha 47 anni e da ventuno è in Italia, risiede in un centro del Vastese e ha formato famiglia con un italiano. La sua è una delle tante testimonianze di come gli ucraini in Italia vivano la guerra in corso nella loro terra di origine.
A Zytomyr, città di 260mila abitanti a ovest della capitale Kiev, ha fratello e madre con cui si sente per telefono tutti i giorni, oltre che altri parenti. Ieri lì è stata bombardata una scuola; ne rimane un cumulo di macerie e pilastri ridotti a monconi di cemento. Per fortuna pare che non ci siano state vittime, spiega Natasha.
Suo fratello ha fatto domanda per arruolarsi e combattere, ma non avendo prestato il servizio militare a suo tempo, per il momento non è stato ancora inquadrato nelle truppe ucraine. Lui però è pronto, come tante migliaia di suoi connazionali.
Al telefono il tremito della voce nasconde a malapena emozione mista a rabbia, verso Putin, senza alcun dubbio. E soprattutto contro la propaganda che il premier russo starebbe alimentando. "Dicono che il nostro presidente vuole fare la guerra, ma non è vero! - le parole di Natasha – Noi difendiamo il nostro territorio. Adesso si vede di più in televisione quello che sta succedendo, prima non credeva nessuno a noi ucraini e in Russia ancora adesso trasmettono solo quello che vuole Putin". Ed è sempre contro il presidente russo che l'accusa si fa man mano più decisa: "Hanno detto che avrebbero fatto aprire un corridoio verde (umanitario n.d.r.) per far uscire la gente dall'Ucraina, ma poi continuano a sparare i russi, anche sui civili, sulle macchine che passano, sparano sempre!".
E ancora "hanno organizzato un cinema (intende un video montato ad arte n.d.r.) per far credere che loro aiutano la popolazione, ma non è vero niente". Una delle tante messinscene di Putin, che tra l'altro vuol far credere ai russi "che non sta attaccando, che non c'è guerra e che non distrugge niente, invece vuole prendersi tutto".
Infine la scena anticipata in apertura, divenuta celebre su tutti i media (almeno occidentali): soldati russi fatti prigionieri che chiamano casa con il telefono prestato loro da civili ucraini. Secondo Natasha i familiari scoprono della loro presenza su scenari di guerra solo dopo quelle chiamate impreviste. I vertici militari, in altre parole, farebbero credere che si trovano al sicuro in caserme in Russia. "Invece ne sono morti già diecimila – continua Natasha – e Putin continua a dire che non distrugge niente".
La voce è quasi rotta dall'emozione, ma cerca di trattenersi e di farsi forza pensando a parenti e connazionali che sono in Ucraina. Nella sua Zytomyr non c'è la metropolitana e i vecchi bunker di tanti anni fa sono dismessi, la gente cerca riparo dove può nelle cantine. Infine chiediamo a Natasha cosa avverte intorno a sé qui in Italia, sua terra d'adozione ormai da ventuno anni. "Tutte le persone che conosco qui capiscono, vogliono che vinciamo".

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