MONTENERO DI BISACCIA. Non è la prima che ha un'idea "revisionista" dell'epopea risorgimentale, ma la differenza sostanziale è che viene dal Nord. Proprio da quel Nord che avrebbe conquistato, peggio soggiogato e depredato il Sud al momento dell'unificazione dell'Italia nel 1861. È stato presentato oggi pomeriggio nella sala consiliare il libro di Patrizia Morlacchi "L'assalto alle Due Sicilie". Un evento organizzato dall'Università delle tre età di Montenero di Bisaccia.
Dopo saluti e presentazioni delle insegnanti Maria Teresa Bracone e Anna Di Gregorio, la parola è passata all'autrice, termolese dal 1983 ma originaria della Lombardia. In altre parole proviene da quell'Italia settentrionale che, un secolo e mezzo fa, più che creare una nazione unica avrebbe depredato, invaso e reso colonia quello che si chiamava Regno delle Due Sicilie. E del quale anche il Molise era parte.
"Il Mezzogiorno ha subìto l'unità non solo militarmente, ma anche amministrativamente, culturalmente, economicamente" le parole della Morlacchi. Un qualcosa che avrebbe effetti ancora oggi, ininterrottamente da centosessant'anni, dove il Meridione sarebbe ancora una colonia del Nord. "Il Pil (prodotto interno lordo n.d.r) era uguale nel 1861 a quello del Nord e non è vero che il Sud fosse solo agricolo, anzi il Nord aveva meno addetti all'industria", la tesi di Patrizia Morlacchi.
Pertanto subito dopo l'unità sarebbe avvenuta la mortificazione "dell'industria del Sud, che è stato dissanguato". Argomenti e dati che da decenni dividono studiosi e storici, va precisato. Tuttavia l'autrice a sostegno delle proprie tesi non ha mancato di elencare cifre dell'epoca.
Una dominazione fatta imponendo le proprie leggi, cambiando persino nomi alle strade per velocizzare la cancellazione della memoria esistente e, infine, scatenare una guerra fratricida repressa nel sangue, il cosiddetto brigantaggio. Artefice di tutto, lo ha detto senza mezzi termini la studiosa, sarebbe stato nientemeno che il Tessitore, Camillo Benso conte di Cavour. Un politico cinico e spietato quanto capace. Mentre a fronteggiarlo ci sarebbe stato uno inadatto come il sovrano borbonico Francesco. Da una parte piemontesi pronti e propensi alla guerra, dall'altra un popolo pacifico inadatto a fronteggiare il nemico in armi.
Da qui la facilità con cui Garibaldi ha risalito la Penisola partendo alla Sicilia, con la famosa spedizione dei Mille. In realtà, la tesi di Patrizia Morlacchi, erano foraggiati dagli inglesi. Quando l'eroe dei due mondi non ha potuto contare sull'appoggio finanziario anglosassone, come qualche anno dopo, non ha avuto uguale fortuna in campo militare.
In definitiva il Sud è stato usato a mo' di colonia, una miniera di manodopera, legno, macchine industriali e finanziaria, poiché le casse borboniche erano più sane di quelle piemontesi. Riuscendo persino nel risultato che ha permesso alla colonizzazione di durare fino ai nostri giorni: convincere il colonizzato, il meridionale, di essere inferiore, colpevole della propria arretratezza. "Molti meridionali sono convinti di non essere capaci di fare quello che fa uno del Nord" un passaggio dell'intervento della Morlacchi, secondo la quale anche l'attuale arretratezza del Sud è figlia del brigantaggio di un secolo e mezzo fa. "Uno stato di polizia con centoventimila soldati ha raso al suolo ogni velleità del Sud, la lotta al brigantaggio è stata letale".
Le tesi meridionaliste, critiche verso la retorica risorgimentale dominante, non sono certo sostenute solo da Patrizia Morlacchi. Un nome su tutti può essere quello di Pino Aprile, che però è pugliese, mentre l'autrice di "L'assalto alle Due Sicilie" viene dalla Lombardia. Ed è la stessa autrice ad ammettere di provenire da una visione "tradizionale e scolastica del Risorgimento", salvo cambiare idea addentrandosi in documenti d'epoca che le hanno mostrato "un'altra narrazione, molto più critica e complessa".
Il pubblico presente, non numeroso ma attento, è rimasto fino alla fine ed ha posto anche diverse domande, contribuendo ad arricchire il dibattito.
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