Riceviamo e pubblichiamo:
Si è tenuta a Termoli sabato 15 novembre a partire dalle ore 17,30, con la partecipazione di un nutrito pubblico, la presentazione del libro di Sergio Sorella: La zappa e l'aratro. Contadini del Molise nell'Ottocento. E' stata l'occasione per riflettere sul nostro recente passato, su come si viveva nelle campagne molisane nell'Ottocento e sul dibattito storiografico specifico.
Si è tenuta a Termoli sabato 15 novembre a partire dalle ore 17,30, con la partecipazione di un nutrito pubblico, la presentazione del libro di Sergio Sorella: La zappa e l'aratro. Contadini del Molise nell'Ottocento. E' stata l'occasione per riflettere sul nostro recente passato, su come si viveva nelle campagne molisane nell'Ottocento e sul dibattito storiografico specifico.
Ha aperto il lavori Antonietta Pellegrino, della Casa del Libro, che nel ringraziare le associazioni e il Comune di Termoli per aver consentito di svolgere l'iniziativa, ha sottolineato l'importanza di discutere su argomenti, quali quelli ripresi nel libro di Sergio Sorella, oltre gli stereotipi, i luoghi comuni, le semplificazioni e le false rappresentazioni.
E' poi intervenuto Paolo di Lella, della casa editrice Il Bene Comune, il quale si è soffermato sulla necessità di capire il nostro passato, per evitare che i diritti conquistati, non solo vengano messi in discussione, ma gradualmente si riducano inesorabilmente. Pertanto, ben venga uno studio documentato, rigoroso e puntuale; infatti per comprendere la complessità del periodo trattato è necessario far ricorso ad un solido apparato di fonti disponibili.
Ha preso poi la parola Costantino Felice, già docente di storia economica presso l'Università di Chieti, che è partito dalla constatazione che la crisi della politica è innanzitutto crisi della cultura. Infatti, nei periodi storici nei quali la cultura si è consolidata, la politica ha trovato gli strumenti per affrontare le tante disuguaglianze esistenti tra le classi sociali nelle diverse epoche storiche. Ha poi tracciato il profilo storico dei riformatori molisani che, a partire dalla fine del Settecento, sono stati dei veri e propri protagonisti, non solo sulla scena locale ma anche, più in generale, del regno di Napoli.
Ha chiuso i lavori Sergio Sorella, il quale ha sottolineato le ragioni che lo hanno spinto a scrivere il saggio: viviamo in un tempo senza storia, dove la parola d'ordine è la rimozione; si assiste ad una semplificazione sul passato; lo si rappresenta fuori dalla storia. Eppure l'Ottocento non è così lontano, basta guardarsi indietro (ai propri nonni e bisnonni) per ripercorrere le condizioni materiali di vita della stragrande maggioranza della popolazione molisana, per vedere la fatica quotidiana, la mancanza assoluta d'igiene, l'alimentazione insufficiente, le case veri e propri tuguri, le epidemie e le malattie che falcidiavano la gente misera, gli abiti dismessi, i modi di affrontare il negativo dell'esistenza, il dramma dell'emigrazione ma anche la ribellione e i primi tentativi di lotta. Si tratta di uno spaccato che ci consegna un insegnamento fondamentale: i diritti sono stati conquistati, non concessi; la memoria del passato può aiutare la speranza per un futuro migliore. La speranza deve essere alimentata dall'azione per ridurre le disuguaglianze in un mondo dove la giustizia fatica sempre più a fare passi avanti.