Si arricchisce il Comune: frantoio ottocentesco e altri terreni passano di proprietà

Oltre al sotterraneo in cui si produceva olio, vanno al municipio locali in contrada Montebello e anche due terreni, ma non basteranno per diventare possidenti alla don Gesualdo

La Redazione
24/10/2025
Attualità
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MONTENERO DI BISACCIA. Difficilmente basterà a trasformare gli amministratori comunali in moderni don Gesualdo o Fabrizio Salina, ma è comunque un arricchimento per il patrimonio municipale. Sono infatti in arrivo terreni, strade, una casa e un frantoio secolare. Se ne parlerà nel Consiglio comunale convocato per il 27 ottobre alle 15:30. Otto gli ordini del giorno, fra i quali due riguardanti una donazione e un'alienazione a vantaggio del Comune.
Il frantoio secolare ipogeo
Si trova in via Regina Margherita, nel centro storico che fino al diciannovesimo secolo ha rappresentato la piazza del paese (la chiazz, in dialetto, ancora oggi). Si tratta di un frantoio risalente a metà Ottocento, da qualche anno riscoperto e, ripuliti i locali, è uno dei monumenti di pregio visitati durante eventi culturali estivi. Ipogeo sta per sotto terra, in estrema sintesi. È stato ricavato scavando la roccia arenaria, tipica del luogo, e misura circa 120 metri quadri. Vi si entra attraverso uno stretto vicolo, scendendo delle scale, ciò che oggi sarebbe considerato scomodo e impossibile sotto l'aspetto logistico. Significava portare i sacchi sulle spalle su stretti gradini, ma c'era un vantaggio non indifferente, dovuto proprio alla scomodità: era difficile rubare le olive o peggio l'olio.
I locali posti al di sotto del suolo garantiscono una temperatura costante tutto l'anno fra i 15 e i 20 gradi, una frescura durante il periodo estivo apprezzata dai visitatori, nelle occasioni in cui è aperto al pubblico.
Dal punto di vista tecnico è costituito da macine di pietra trainate a suo tempo da mulo o asino, mentre le presse erano di legno, mosse da enormi viti senza fine dello stesso materiale. È tutto ancora lì, in bella mostra e presumibilmente anche funzionante.
La donazione al Comune è stata proposta dai proprietari. Sono in tre, residenti in un centro abruzzese, probabilmente discendenti di chi a metà Ottocento impiantò il frantoio in via Regina Margherita a Montenero di Bisaccia. Ma ciò che per tutti gli altri è un oggetto di ammirazione storica e tecnica, per loro è in tutta evidenza un costo: la categoria C2 paga l'Imu se non è pertinenza dell'abitazione. Con il passaggio di proprietà al Comune non più.
Non dovrebbe cambiare molto dal punto di vista pratico, il frantoio ipogeo è già di fatto un museo da diversi anni. Il passaggio di proprietà al pubblico darà un carattere istituzionale, di ufficialità. Così come non dovrebbe soffrire della sindrome di casa Caroselli, edificio storico donato nel 2019 al Comune, rimasto nel dimenticatoio per cinque anni, infine affidato in tutta fretta, in pochi giorni e con condizioni così stringenti da escludere ogni associazione montenerese. In Consiglio comunale si arrivò a dire di aver scoperto solo in seguito che c'era anche qualcuno di Montenero nel direttivo dell'unica associazione (termolese) che aveva soddisfatto i requisiti. Sarà, ma la voce che ci fosse qualcuno del posto circolava da tempo fuori del municipio.
Nel caso del frantoio secolare almeno non c'è da decidere cosa farne, ha già una funzione e difficilmente si replicherà il bando di affidamento con condizioni capestro tali da escludere associazioni locali.
Terreni e beni immobili in contrada Montebello.
Altro ordine del giorno, nel Consiglio comunale del 27 ottobre, riguarderà la cessione al Comune di strade di campagna, due terreni, una piazza e una casa. Tutti beni appartenenti all'Arsarp (Agenzia regionale sviluppo agricolo, rurale e della pesca) e diventati pubblici ai tempi della Riforma agraria di degasperiana memoria. Epoca remota, quando ancora nessuno degli amministratori oggi in carica era ancora nato. In quei primi anni Cinquanta la Riforma interessò le contrade più prossime alla costa, da San Biase a Montebello. Una quarantina di case nuove, affidate a famiglie che avevano i requisiti: numerose, con reddito basso e almeno uno dei coniugi bracciante agricolo. Il pacchetto comprendeva una casa prefabbricata, sette ettari di terreno, due mucche, un carro e altre attrezzature. 
Lo statista trentino non fece in tempo a vedere tutti i frutti della sua riforma, ma a Montenero significò un certo sviluppo e, come altrove, la fine del latifondismo. O giù di lì. 
E in quel tempo, nell'ambito della Riforma agraria, comparvero anche altri edifici in contrada Montebello, all'epoca vera frazione di Montenero di Bisaccia. I locali accanto alla torre di avvistamento del XVI secolo diventarono una scuola, attiva fino ai primi anni Ottanta con due pluriclassi. 
Il passaggio da Arsarp al Comune diventa l'ennesimo capitolo di un cambio di intestatario ma non di sostanza, poiché la proprietà resta pubblica.
In particolare diventano di proprietà comunale undici chilometri di strade di campagna, un locale di 175 metri quadri dell'ex scuola, la piazza antistante la torre dove ogni anno si tiene anche una riuscita festa, due terreni di 1030 e 4270 metri quadri.
Il patrimonio comunale si arricchisce, anche se sarà difficile vedere l'assessore all'Agricoltura incaricare un conto terzista di coltivare quei terreni, cimentandosi nella scelta di coltura, tipo di concime, se arare o seminare su sodo ecc.
Oltre che di dimensioni troppo piccole, quei terreni sono attaccati a scuola e torre. Gli amministratori comunali non diventeranno come Fabrizio Salina di tomasolampedusiana memoria, e nemmeno come il Mazzarò caro a Verga, tanto per rimanere in terra siciliana.
Nelle foto l'antico frantoio sotterraneo di via Regina Margherita, foto di Giuseppe D'Aulerio

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