MONTENERO DI BISACCIA. Il rapporto numerico è di uno a quindici, quello in soldoni quasi uguale: non è difficile individuare chi paga gran parte della tassa sui rifiuti, almeno in proporzione: le attività economiche.
L'argomento in discussione è la Tari, acronimo che identifica la tassa pagata ogni anno per lo smaltimento dei rifiuti. È corrisposta al Comune, che affida la gestione del servizio a un'impresa privata, già da molti anni. La scadenza della prima rata, per l'annualità 2025, è già passata, mentre la seconda è fissata al 1 dicembre.
Nella fattispecie di Montenero di Bisaccia dopo alcuni anni di oscillazione intorno al milione di euro (da 953.000 a 1.016.000), un balzo in alto è avvenuto nel 2024, quando il gettito complessivo è arrivato a 1.168.138, per salire ancora nel 2025 a 1.223.780. Dati che non stupiscono: nelle ultime due annualità si sono registrati aumenti decisi, sia per le utenze domestiche sia, soprattutto, per quelle facenti capo ad attività economiche.
Ed è infatti su queste ultime che ricade il grosso del peso della tassa, sicuramente in proporzione, ma per poco anche in termini assoluti. Le utenze domestiche sono 6573 e significano un introito di 661.502,27 euro l'anno, mentre per quelle definite non domestiche (attività economiche) le cifre sono rispettivamente 421 e 539.584,12.
Una semplice operazione di divisione permette di ricavare che ogni casa paga in media cento euro, ogni attività 1281 euro. Fermo restando che molte case pagano più di cento e molte attività meno di 1280 euro, il calcolo dà idea di quanto la Tari gravi più su negozi, botteghe artigiane, officine meccaniche ecc. che sulle case. È così da sempre. E se con le amministrazioni di sinistra del tempo che fu si poteva sospettare un atteggiamento socialista, della serie "dagli a chi osa avere una Partita Iva!", il tutto è smentito da almeno quindici anni, con la destra arrivata e rimasta al potere. Sono sempre le attività economiche le più tassate per la monnezza. E forse non solo.
Le tariffe non sono uguali per tutte le attività: più basse per studi professionali più alte per attività di ristorazione e ipermercati, una via di mezzo per le altre (negozi vari, artigiani ecc.).
Una pizzeria supera facilmente i mille euro all'anno, così come una bottega di falegname. Oggi più che in passato la tariffazione tiene conto del tipo di attività, colpendo maggiormente chi produce più immondizia. Perché una mensa, per esempio, produce più rifiuti da smaltire di un fabbro, poiché quest'ultimo conferisce gli scarti in altri canali, uno su tutti il riciclo di ferro vecchio.
Le tariffe della Tari sono stabilite in Consiglio comunale e da anni il ritornello è sempre lo stesso: aumenta per tutti, ma di più per le attività. Un paradosso, poiché i negozi (non solo a Montenero) chiudono, fra chi rottama la licenza e chi non ritiene più conveniente tenere un banco nel mercato coperto, ormai quasi vuoto.
La parte dello sceriffo di Nottingham spetta per ruolo all'assessore al Bilancio: lui annuncia gli aumenti di tutte le tasse e pertanto anche di quella sui rifiuti. E ogni anno quell'aumento colpisce sì le case, ma in misura maggiore le attività. Le quali, a parte qualche eccezione, producono meno rifiuti delle utenze domestiche. E ogni anno ne sono di meno.
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