MONTENERO DI BISACCIA. Di palazzi Caroselli ce ne sono due ed è bene chiarire subito che quello di cui si parla non è in via Argentieri, bensì si tratta dell'altro, che si trova in largo Roma (Porta Mancina). Diventato di proprietà del Comune nel 2019 con atto di donazione del proprietario, lo stabile conta un piano e da poco la giunta comunale ha deciso di affidarne la gestione ad associazioni o fondazioni a titolo gratuito. Obiettivo: dare seguito a ciò che è stato sottoscritto nell'atto di donazione, vale a dire perseguimento di finalità culturali e/o ricreative, nella discrezionalità del Comune.
L'affidamento avrà durata di quattro anni e le modalità di scelta dell'associazione o fondazione che ne prenderà la gestione sono affidate al settore Finanziario dell'ente municipale. A differenza di casa Valerio, in piazza Giovanni XXIII, non ha significato un esborso finanziario per le casse comunali. Il palazzo Caroselli di largo Roma è stato infatti donato dal privato, persino ristrutturato. Come e se sarà usato si vedrà, ma guardando nella storia recente si può trovare qualche aneddoto che lo riguarda.
Lo stabile apparteneva un tempo ad Alfredo Caroselli, rampollo della nota e benestante famiglia che operava nel campo dei cereali. Suo fratello, per esempio, era il Carlo che fu il primo sindaco di Montenero di Bisaccia nell'era repubblicana (1946-1952, liberale). Nei primi anni Cinquanta i facchini stavano caricando pertanto il grano, nel palazzo che adesso si vuole affidare ad attività culturali, quando fu coniato uno dei termini più originali e unici del dialetto e della cultura monteneresi: spaccacartin.
Un facchino avanti negli anni si stava preparando una sigaretta con le apposite cartine durante un momento di pausa. A causa della presbiopia, che arriva come una livella di decurtisiana memoria a certa età, era convinto di aver estratto due cartine dal contenitore e pertanto si ostinava a soffiare per dividerle. In realtà era una sola, ciò che non sfuggì ai burloni più giovani che stavano lì accanto e, attenzione, nemmeno a don Alfredo Caroselli. "Ma che vu spaccà la cartin?" (ma che vuoi spaccare la cartina?) fu la sua battuta e da lì al diffondersi il neologismo tutto montenerese il passo fu breve. Spaccacartin diventò sinonimo di taccagno, avaro, tirchio, come può esserlo uno che addirittura vorrebbe dividere in due una cartina (di taglio, attenzione!).
Il termine sopravvive ancora oggi, da Montenero nei decenni si è diffuso in parte anche nei centri limitrofi. Ebbe origine davanti al palazzo Caroselli, che oggi si spera abbia un futuro culturale. Un termine originale, senza volerlo, lo ha già creato settanta anni fa.