MONTENERO DI BISACCIA. Un montenerese come tanti, tale poteva apparire, appena un tantino più noto del normale, eppure quando se ne andò lasciò un vuoto che si dovette colmare. E nessuno se n'era accorto.
Vincenzo Del Grande si è spento esattamente ventidue anni fa, era infatti il 30 maggio 2002. Questo vuole essere un ricordo a lui dedicato: un montenerese come altri, ma che voleva bene al suo paese più di tanti.
Nato il 12 ottobre 1932, Vincenzo Del Grande è nella vita dapprima autista di autobus, poi con l'approdo della Fiat a Termoli ne diventa dipendente. Qui svolge la sua attività anche di sindacalista, con la Flm e poi con la Fim-Cisl, ricoprendo anche ruoli regionali. Con l'approssimarsi della pensione si dedica alle attività che lo hanno reso noto e che ne ricordano la figura ogni volta che compare una sua foto sulla pagina Facebook di Antonio Assogna, dedicata alle immagini storiche di Montenero.
La sua principale attività nel sociale resta l'impegno nella Pro Loco Frentana. Nella regina delle associazioni del paese ha vissuto i fasti degli anni Ottanta-primi Novanta, ma anche la successiva decadenza, dove avrà un ruolo insostituibile, ma ne parleremo fra poco. Nel frattempo occorre dedicare qualche riga alla sua altra grande passione: la politica.
Vincenzo Del Grande si candida per la prima volta alle elezioni comunali nel 1985, con la Democrazia cristiana, ma non ha fortuna e non ce la fa a entrare in Consiglio. È l'epoca della grande spaccatura Dc, dove milita nella corrente di Girolamo La Penna, e contestuale avvio dell'era del centrosinistra.
Cinque anni dopo invece riesce a centrare l'elezione, ma il 1990 è l'anno del trionfo del Partito comunista italiano. Del Grande pronuncia una delle sue battute destinate a rimanere: "abbiamo vinto la battaglia, ma perso la guerra". La battaglia è il suo personale risultato, diventare consigliere comunale, ma finisce in minoranza.
Nel 1992 le inaspettate elezioni anticipate, dove si candida ancora nella Dc e di nuovo è eletto. Partecipa in veste di consigliere comunale alla breve maggioranza capeggiata da Domenico Porfido, fino al 1993, quando il potere torna in mano al Pci divenuto nel frattempo Pds di Nicola D'Ascanio. Vincenzo Del Grande è fra quanti abbandonano l'aula al momento di formare una nuova maggioranza rossa anche nel 1995, quando subentra Michele Cistullo. Intanto la sua Democrazia cristiana si è dissolta ed è sempre nel 1995 che tenta la carta regionale: si candida con una delle infinite diramazioni della Balena bianca, i Popolari di ispirazione cristiana. Non ce la fa.
Nel 1997 è ancora in lista alle comunali di Montenero, dove sceglie lo schieramento sfidante della maggioranza uscente di centrosinistra. Non rientra in Consiglio comunale e devono essere anni di meditazione politica, poiché nel 2000 (elezioni anticipate) sceglie di correre con gli ex avversari del centrosinistra. È la sua quinta candidatura, ma anche la terza battaglia persa, per usare il suo gergo. Quanto basta per farsi un'idea di una persona che non si arrende di fronte alle sconfitte e, attenzione, alle critiche che certo non sono mancate anche nell'attività dove forse è meglio riuscito. Perché non si può parlare di Vincenzo Del Grande senza parlare di Pro Loco e di relativi eventi organizzati.
Con la principale associazione del paese è fra i protagonisti dell'epoca d'oro, quella in cui il Carnevale montenerese, dopo la prima edizione del 1983, cresce sempre più. I carri che per contenerli non basta tutto il centro cittadino, le classi delle scuole che fanno a gara a chi fa la sfilata più bella. Una Montenero d'altri tempi, oggi guardata con nostalgia comprensibile ed eccessiva al tempo stesso, quando se ne rivivono le vestigia attraverso le foto storiche.
Del Grande è lì e, attenzione, vi rimane quando quel mondo va in declino. Giova ricordare che gli ultimi carnevali li organizza quasi da solo, fa da battistrada con la sua vecchia Fiat Tipo bianca con gli altoparlanti sul tettuccio, fa da presentatore una volta che la sfilata finisce in piazza. Nel frattempo ha svolto il lavoro preparatorio che nessuno vede: l'organizzazione vera e propria dell'evento, non ultimo convincere una popolazione sempre più annoiata a continuare certe tradizioni. Fra queste quel Presepe vivente che vive un periodo di crisi.
E allora è in prima linea col megafono anche il 10 aprile 2002, lui conduce il corteo dei carri fino alla piazza. Il Carnevale montenerese, il suo ultimo ma non può saperlo, sta sopravvivendo grazie a Vincenzo Del Grande. Non manca chi lo critica. In fondo succede sempre così a chi si espone, ma lui in privato confida una certa amarezza per questo, non si spiega perché.
Il 30 maggio 2002, quando non ha ancora compiuto settant'anni, Vincenzo Del Grande muore. La sua Montenero impiega qualche mese per capire chi ha perso. Il primo evento che sta per saltare è il Presepe vivente: la diciannovesima, imminente edizione non la sta organizzando nessuno. A catena sarebbe toccato anche al Carnevale, se solo non si fosse ricostituita in tutta fretta (benché con rara efficacia e qualità) la Pro Loco Frentana nel mese di novembre. Le tradizioni sono salve, idem l'associazione culturale che Del Grande ha mantenuto da solo negli ultimi anni, permettendo che sopravvivesse fino al passaggio del testimone, in extremis, ad altri.
A distanza di ventidue anni dalla scomparsa, restano il sorriso e l'esempio di una persona che al suo paese voleva bene.
Vincenzo Del Grande nel 1977 a Rimini (archivio Del Grande)
Vincenzo Del Grande in occasione dello spettacolo di Richetto (Peppino Mazzullo) nel 1982 (archivio Antonio Assogna)
1982: da sinistra don Giovanni D'Aulerio, il vescovo Francesco Ruppi, il deputato Girolamo La Penna, Tommaso Sabatino e Vincenzo Del Grande (foto Gorizio Pezzotta, archivio Antonio Assogna)
Vincenzo Del Grande con Gianni Agnelli alla Fiat di Termoli (archivio Del Grande)