La frana sotto alla valle fu causata da una perdita all'acquedotto, c'è la sentenza

I fatti nel 2016. A fare causa a Comune, Provincia e Regione un agricoltore, che dovrà essere risarcito. Soddisfazione per l'avvocata Loretta Di Vaira e per l'ingegnere Roberto D'Ascanio

Rossano D'Antonio
23/09/2023
Attualità
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MONTENERO DI BISACCIA. A causare la grande frana del 2016 è stata una perdita alla condotta principale dell'acquedotto: a stabilirlo una sentenza. Si è concluso ieri il primo grado dell'iter giudiziario che ha visti contrapposti un proprietario di terreno e fabbricato da un lato, Comune, Provincia e Regione dall'altro. Argomento del contendere le cause della frana che nel dicembre 2016 ruppe anche la condotta principale che rifornisce l'abitato di acqua potabile. Risultato, vari giorni a secco l'intero paese e non solo, perché la gran massa di terreno si mosse ancora nei giorni successivi, travolgendo ancora la tubazione. La strada Provinciale 13, nel tratto chiamato comunemente sotto alla valle, rimase chiusa da allora fino all'estate 2023.
A dare la notizia della sentenza è l'avvocato Loretta Di Vaira, del Foro di Vasto, che avvalendosi della consulenza tecnica dell'ingegnere Roberto D'Ascanio, ha assistito legalmente il proprietario del fabbricato e del terreno che non ha più potuto raggiungere a causa della frana, oltre ai danni causati dallo smottamento, di fatto arrivati sulla sua proprietà. "Il Tribunale di Larino ha totalmente accolto le argomentazioni difensive acclarando la responsabilità degli enti – si legge in una nota diramata dallo studio legale - sia in merito alle cause che per l’inerzia amministrativa sui rimedi non adottati. La sentenza oltre a dichiarare la responsabilità degli enti preposti al controllo del territorio ha disposto anche la condanna degli enti ad un notevole risarcimento danni in favore dell’azienda agricola e al pagamento delle spese legali e di consulenze" conclude l'avvocata Di Vaira.
I vari enti sono Comune, Provincia e Regione, ai quali la sentenza attribuisce la responsabilità dell'accaduto e che ora dovranno pagare una cospicua somma, accollandosi anche le spese legali. Nella nota dell'avvocata non è riportata la cifra, ma secondo indiscrezioni sarebbe superiore agli ottantamila euro.
Il fatto. Era il dicembre 2016 quando un vasto movimento franoso in più giorni devastava la strada Sp 13, il paesaggio circostante e soprattutto rompeva la condotta di acqua che rifornisce l'intero abitato. La priorità fu di riparare la tubazione, che richiese il lavoro di diversi operai e nonostante ciò costrinse il paese a rimanere a secco per più giorni. La strada è poi rimasta chiusa per quasi sette anni, fino alla scorsa estate, riaperta sebbene pronta ancora con qualche mese di ritardo, presumibilmente per far avvicinare l'inaugurazione alle regionali e spendere l'opera in propaganda elettorale. Il contenzioso fra l'agricoltore e i vari enti è iniziato in quella fine di 2016. In sostanza, perché la terra è andata giù devastando il suo podere, oltre che strada e tubazioni? 

Perché è franato il costone? L'enorme massa di terreno si è staccata dalla scarpata che parte da via Argentieri ed è arrivata sulla Sp 13, travolgendo l'acquedotto e fermandosi nei pressi del fabbricato del privato che poi ha fatto causa a Comune di Montenero di Bisaccia, Provincia di Campobasso e Regione Molise. Da un lato l'agricoltore a sostenere che una perdita alle tubazioni ha causato tutto, dall'altro soprattutto il Comune ad opporsi. Dopo sette anni c'è però una sentenza, che attribuisce in maniera chiara la responsabilità ai tre enti coinvolti. Nella nota diramata dallo studio legale non ci sono i dettagli tecnici, ma Monteneronotizie è riuscito a saperne di più.
Da subito la linea difensiva della Di Vaira è stata di dimostrare che fu una perdita a inzuppare il terreno, indebolendolo e facendo sì che la massa di terra sovrastante venisse giù. Ciò che tecnicamente si chiama "principio delle tensioni efficaci di Terzaghi", spiegano i tecnici, e che si può volgarmente paragonare a un effetto simile a quanto accaduto alla diga del Vajont, in proporzioni ovviamente di gran lunga inferiori. Si bagna sotto, cade la terra da sopra perché non trova più resistenza. La tesi, sostenuta nelle perizie di parte fatte dall'ingegner Roberto D'Ascanio, è stata evidentemente verificata e confermata anche dal Consulente tecnico d'ufficio (Ctu), vale a dire il perito incaricato dal Tribunale di Larino.
Secondo la ricostruzione dell'accaduto, dati alla mano, in due giorni tonnellate di acqua sono state riversate nel terreno, finendo anche nel podere dell'agricoltore. Il quale invano avrebbe avvisato il Comune che si era formato una sorta di ruscello che allagava tutto, compreso il suo terreno. D'altronde, se si pensa che la pressione in loco in quei giorni è stata di 14 bar, si può facilmente calcolare che massa di acqua è andata non solo persa, ma che è stata capace di rompere ogni equilibrio idro geologico sul posto. La riparazione è stata fatta alcuni giorni dopo, quando ormai il danno era fatto. Tant'è che tempo dopo c'è stata la frana.
A questo punto sono chiamati a risarcire il Comune di Montenero di Bisaccia (per l'acquedotto), la Provincia di Campobasso (proprietaria della strada), la Regione Molise (competenza sulle opere idro-geologiche). Una sentenza che l'avvocata Loretta Di Vaira definisce "innovativa, che potrebbe ribaltare la giurisprudenza consolidata in materia di risarcimento danni per eventi legati al dissesto idrogeologico".
Per il Comune di Montenero, in primis, la fine di un contenzioso durato anni e sul quale finora è stato mantenuto stretto riserbo. Una sorta di tabù in municipio, passato di mano da un'amministrazione all'altra, una storia finita sotto silenzio mentre si inaugurava l'opera fra proclami social dopo sette anni e ritardi accumulati persino quando l'opera era già stata finanziata. A rompere il tabù, a dire che è stato quel tubo lasciato a inondare con tonnellate di acqua i terreni prima di essere riparato, ci ha pensato infine il Tribunale di Larino.
Nelle foto la frana nel 2016, l'allora sindaco Nicola Travaglini e l'assessore Domenico Porfido durante un sopralluogo, l'avvio dei lavori nel  giugno 2022 (la sindaca Simona Contucci e altri assessori), la strada riparata nel 2023



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