MONTENERO DI BISACCIA. Quando i tecnici incaricati di valutare quelle lesioni dissero che dovevano sloggiare, e in fretta, quasi prese loro un colpo. Chi immaginava che l'edificio più importante, sicuramente più istituzionale, fosse pericolante e che andasse evacuato? Eppure fu quanto accadde trenta anni fa esatti. In un periodo in cui erano così frequenti le cadute delle maggioranze ci mancava solo che ad andare giù fosse pure il municipio. Finché più o meno successe, ma per fortuna si intervenne prima che finisse davvero a terra.
Era il 25 settembre 1992 quando il municipio era dichiarato pericolante: un muro centrale al secondo piano stava cedendo. Tutti fuori, uffici e impiegati sparsi dappertutto e, manco a dirlo, in una fase solo all'apparenza di tregua nel mezzo di turbolenze politiche. Della serie non facciamoci mancare niente in questo '92, che già era l'anno di Mani pulite e di Montenero paese di Antonio Di Pietro preso d'assalto da televisioni e giornali. Le cose andarono così.
Foto: il municipio con l'ultimo piano già aggiunto ma non ancora intonacato, anni Settanta
Tutta colpa dei mattoni di Profondo rosso.
Era da un po' che si sentivano scricchiolii via via più pronunciati al primo piano (secondo se si considera il seminterrato) del municipio. Poi una crepa nel muro dell'ufficio tecnico, proprio nel cuore della costruzione, cominciò ad allargarsi. Arrivarono i tecnici e il verdetto fu implacabile: qui non è sicuro, tutti fuori. E subito! Il municipio era stato edificato nei primi anni Cinquanta e sopraelevato a fine Sessanta. Nel 1992, circa vent'anni dopo, fu quell'ultimo piano aggiunto in seguito a creare problemi ed ecco perché.
Il muro che cedette era stato realizzato con i cosiddetti "occhialoni", vale a dire mattoni con due soli ed enormi fori, per altro posati in orizzontale. Furono usati in tutta Italia fino agli anni Settanta e così ci capitò il municipio di Montenero. L'ampia percentuale di foratura, in sostanza, ne faceva un laterizio debole, con bassa resistenza meccanica e, di conseguenza, quando all'edificio fu aggiunto un ulteriore piano gli occhialoni molto semplicemente non ce la fecero, benché dopo aver resistito per una buona ventina di anni.
E che c'entra il capolavoro di Dario Argento? C'è una scena in Profondo rosso dove si vedono gli occhialoni. Succede quando il protagonista si accorge che c'è una stanza nascosta dietro un muro e, rompendolo, si vedono gli occhialoni.
Foto: la scena del film Profondo rosso dove si vedono gli occhialoni
Un tipo di mattoni che pare più adatto a contenere bottiglie di vino, che vi si adagiano perfettamente nei due fori. Da qui il loro uso a mo di cantinetta in muratura.
Nel frattempo il municipio di Montenero era evacuato, gli uffici trasferiti in gran parte nelle adiacenti scuole Elementari, altri in stanze affittate da privati. La sala consiliare fu ospitata dapprima anch'essa nell'edificio scolastico e, quando qualche anno dopo questo fu ristrutturato, nel teatrino parrocchiale.
Le non semplici operazioni di trasloco furono gestite pressoché interamente dagli operai comunali. E' difficile svuotare una cantina o soffitta privata, figurarsi un municipio e non mancò qualche episodio singolare. Come quando due grossi quadri raffiguranti parti di Montenero, tempo prima donati al Comune, furono salvati in extremis da un'impiegata che li vide già caricati sul camion per essere portati chissà dove e col rischio di andare persi.
Quanto al municipio, si optò per la ricostruzione ex novo previa demolizione. Ma come anticipato, il cedimento arrivò nel bel mezzo di una delle allora frequenti bufere politiche monteneresi. Eccone un sunto.
Il centrosinistra ante litteram.
Nel settembre 1992 sindaco era Domenico Porfido, eletto al termine di non facili consultazioni durate per buona parte dell'estate. Dopo il voto del 7 e 8 giugno, infatti, solo il 6 agosto si era arrivati a comporre una maggioranza che includeva Democrazia cristiana, due liste civiche centriste e, attenzione, l'unico eletto di Rifondazione comunista. Era questi l'undicesimo in maggioranza, indispensabile. Quelle elezioni comunali erano state piuttosto vivaci e vi abbiamo dedicato un articolo su Monteneronotizie (link). In questa sede basti dire che Porfido, al potere da poco più di un mese, non immaginava di avere due spade di Damocle sulla testa. La prima era il cedimento del municipio, l'altra sarebbe arrivata a fine anno. Perché come detto in quel 1992 non mancò nulla, così ai poveri occhialoni che non ce la facevano più si accompagnarono le solite tensioni politiche alla montenerese. In sintesi il Partito democratico della sinistra, già Partito comunista, vinse un ricorso al Tar e ottenne un decimo seggio: adesso da solo aveva metà Consiglio, quanto tutti gli altri messi assieme. Tradotto, non c'era più una maggioranza. Succedeva solo qualche mese dopo il cedimento del municipio, quando le riunioni dei consiglieri si tenevano già nelle scuole Elementari. Lo stallo non tardò ad arrivare e già dall'inizio dell'anno successivo cominciò a diventare impossibile amministrare senza maggioranza per Porfido. Il resto è la storia già raccontata nell'articolo segnalato poc'anzi: Nicola D'Ascanio ottenne l'appoggio di un democristiano, in pratica rese pan per focaccia all'ex compagno di partito che aveva appoggiato Porfido prima di decadere dalla carica per il ricorso, e avviò la lunga stagione del centrosinistra. Anni dopo, quando andrà in scena l'autodemolizione di quel centrosinistra montenerese che sembrava indistruttibile, D'Ascanio ne sarà uno degli attori protagonisti, ma questa è un'altra storia.
Tornando al municipio, nel giro di qualche anno fu ricostruito ed è come lo si vede adesso. Tagliare il nastro toccò a Michele Cistullo, subentrato a D'Ascanio dopo la sua elezione a consigliere regionale.
In conclusione vale la pena di riepilogare quel vivace 1992:
- a gennaio cade l'amministrazione guidata da Nicola D'Ascanio e si va al voto anticipato;
- in primavera esplode Mani pulite e il paese diventa meta fissa di giornali e televisioni nazionali;
- in estate elezioni anticipate e difficoltà nel formare una maggioranza, poi guidata per pochi mesi da Porfido;
- a settembre cede il municipio;
- fine anno il Pds vince il ricorso al Tar e col pareggio perfetto in Consiglio (10 a 10) si va verso l'ennesima crisi, che infatti arriva appena iniziato il '93.
Si era detto che in quell'anno Montenero non si fece mancare niente.
Nelle foto seguenti: il municipio senza l'ultimo piano (anni Sessanta), con l'ultimo piano ripreso dalla stessa angolazione (2022), ripresa serale del municipio (2022). Immagini storiche per cortesia di Antonio Assogna