Nucleare a Termoli, se ne riparla. E se fosse solo un tormentone ciclico?

Montenero da sempre contrario, dal no della Dc nel 1978 ai dibattiti di Antonio Di Pietro in piazza trenta anni dopo, passando per il cartello "denuclearizzato"

Rossano D'Antonio
01/09/2022
Attualità
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MONTENERO DI BISACCIA. Una lotta antica oppure un tormentone ciclico che ogni tanto torna a infiammare il dibattito? In questo secondo caso sarebbe in buona compagnia, basti pensare al ponte sullo Stretto di Messina o ad altre opere che non si faranno mai e di cui si continua a parlare. E si torna a farlo anche per un'ipotetica centrale nucleare a Termoli in questi giorni di campagna elettorale, quando la crisi energetica mondiale fa tornare in auge il dibattito sull'energia ricavata dalla fissione dell'atomo.
Ma basta voltarsi un po' indietro per ricordare che è già avvenuto, almeno due volte. E Montenero, che dista solo una trentina di chilometri da Termoli, dall'inizio ha assunto una posizione di contrarietà.
La prima volta nel settembre 1978. Il compromesso storico alla montenerese era finito da qualche mese, il sindaco Luciantonio Sacchetti al terzo anno di mandato non aveva infatti più bisogno del sostegno dei comunisti, avendo trovato un'intesa con gli eletti della lista civica Torre. Cominciò a circolare la voce, corroborata da un decreto del Governo, che si volesse impiantare una centrale nucleare a Termoli, che da meno di dieci anni ospitava la Fiat. 2000 megawatt la potenza prevista. Il Consiglio comunale di Montenero si espresse contro, mentre a Termoli ci furono manifestazioni di piazza, settemila i partecipanti fra giovani, agricoltori, operai ecc. La centrale non si fece, diversamente da Montalto di Castro; se per le proteste o per chissà quali altri motivi non si sa. Ma ai più romantici piace pensare che il Molise fermò il nucleare, c'è anche un libro dedicato.
Negli anni Ottanta era invece sindaco Nicola D'Ascanio a Montenero, quando al segnale di inizio centro abitato fu aggiunto quello con la celebre scritta "comune denuclearizzato". Era da poco avvenuto il disastro di Cernobyl (1986). Il referendum di un anno dopo pareva aver messo una pietra tombale sull'argomento. Sindaci in tutta Italia si affrettarono a ordinare i segnali con la scritta antinucleare.
Si tornò a ventilare l'ipotesi di un impianto nucleare a Termoli nel 2009, quando fu inevitabile collegare tutto all'eolico off shore che a una ditta milanese con soli diecimila euro di capitale era venuto in mente di piazzare al largo della costa fra Termoli e Montenero. Al Governo c'era Silvio Berlusconi e, come si sa, da sempre il nucleare è un argomento che sinistra e ambientalisti sventolano contro gli avversari conservatori. Lo fanno in questi giorni temendo che la destra vinca le elezioni politiche.
A Montenero la contrarietà al nucleare degli anni Duemila ebbe un alfiere famoso come Antonio Di Pietro, tra i promotori di un (secondo) referendum e che con la sua Italia dei valori organizzò vari dibattiti anche qui. Qualche anno prima di quel 2011, a dire il vero, Tonino non era contrario in maniera così netta, ma a un giornalista che glielo ricordò durante un incontro in piazza rispose che si sbagliava. Anche allora, come oggi, si diceva che aspettando che bastino le sole rinnovabili domani, occorre scaldarsi oggi. Qualche anno dopo il cambio di idea, ma succede in politica come altrove. Dal canto suo il neo sindaco di Montenero Nicola Travaglini non prese una posizione precisa, un po' come fece il centrodestra regionale cui faceva riferimento pur avendo vinto le elezioni alleandosi anche con il centrosinistra montenerese. All'epoca tra l'altro era attaccato un giorno sì e l'altro pure dai dipietristi, sull'acqua e su altro, pensò bene di non dare altri argomenti. Forse immaginava che qualche anno dopo si sarebbe alleato (anche) con loro. Si è detto, in politica si cambia.
Infine arrivò l'incidente nucleare in Giappone, il referendum stravinse e sembrò che, di nuovo, non si dovesse parlarne mai più. 
L'evidenza di questi giorni è che invece se ne torna eccome a discutere. E come ogni volta rispunta la centrale nucleare a Termoli. Di nuovo le quattordici località indicate su un vecchio studio che quasi alla chetichella il centrodestra ma anche Carlo Calenda vorrebbero rendere realtà. Uno di quei posti, di nuovo, Termoli.
Un tormentone ormai ultraquarantennale, foriero di manifestazioni di piazza nel 1978 e nel 2009. Ma se è un tormentone ciclico, è esagerato chiedersi se abbia un fondamento o se, come qualcuno osservò già anni fa, semplicemente il Biferno con la sua portata non ce la farebbe a sostenere un impianto nucleare a Pantano Basso? Chissà che gli addetti ai lavori non se ne siano accorti già nel 1978. Il cartello "comune denuclearizzato" è stato nel frattempo tolto, da parecchi anni, passato di moda.

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