Armando Gallina: da sempre innamorato del pallone

Le interviste ai progonisti del calcio montenerese. Il dirigente degli Amatori a settant'anni si racconta, dai primi calci dietro la vecchia caserma alle esperienze in Germania

Leo Benedetto
15/04/2022
Sport
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Oggi abbiamo il piacere di avere con noi, il dirigente diversamente giovane della società ASD Amatori Montenero Armando Gallina. Iniziamo a conoscerci meglio, quanti anni hai e che squadra tifi?
“Quest’anno mi appresterò a spegnere le prime 70 candeline e tifo tutte le squadre che giocano bene a calcio, simpatizzo tutte perché amo questo sport.”
Dove lavori?
“Purtroppo sono pensionato, il che significa che l’età è avanzata anche per me.”
Dove hai giocato da ragazzo?
“Ho mosso i primi calci a Montenero nel Campo Sportivo che veniva chiamato all’epoca “Sand’Andunje” che si trovava proprio dove è stata costruita la Scuola Materna Statale.”
Dopo hai proseguito nel Montenero?
“No, in verità all’epoca per necessità, sono andato in Germania a lavorare ed anche se ero straniero, loro mi hanno accolto in maniera eccezionale, dandomi la possibilità di giocare lì!”
Da adulto con chi hai giocato e in quali categorie?
“In Germania ho giocato in tutte le categorie dilettanti, l’equivalente in Italia dalla terza categoria all’eccellenza!

Quindi ti sei integrato subito?
“Assolutamente sì, tant’è che mi chiesero di prendere il patentino da allenatore per allenare i ragazzi della scuola calcio, infatti l’ho preso nel 1983 ed ho allenato i ragazzi per 5 anni!”
E poi?
"Poi sono tornato in Italia. Quando sono tornato a Montenero, dato che non ero più un giovanotto, mi sono dovuto accontentare della categoria più bella in assoluto, gli “amatori”, squadra fondata ad inizio anni ‘90 proprio da me ed altri amici, precisamente Angiolino Catalano, Luigi D’Aulerio detto “Giò” e Tonino Miri!”
Come è nata l'idea di formare una squadra Amatori?
“Ovviamente l’idea è nata soprattutto per la voglia di continuare a giocare a calcio, non potendo più competere con giovani arrembanti, ci siamo ritagliati il nostro mondo e il nostro spazio calcistico.”

Che rapporto hai con i giocatori?
“Oggi mi limito a stappare birre per loro a fine partita… scherzo naturalmente! Da dirigente meno giovane della società, come mi chiamano loro il “nonno”, faccio quello che mi riesce meglio, cioè dare consigli e tenere uniti 200 ragazzi.”
Quali sono i tuoi hobby fuori dal calcio?
“Occuparmi della famiglia, casa e amici. Credo di avere una missione, cioè di sostenere quelli a cui voglio bene.”
Hai qualche aneddoto, curiosità da aggiungere?
“Trent’anni fa i primi campionati amatori che disputavamo, ricordo con il sorriso e le lacrime agli occhi per il troppo ridere, quando negli spogliatoi, prima di ogni partita, l’amico Antonio Miri prendeva la parola per dare la formazione: numero 1: Recchiuti Marcello, numero 2: Tonino Miri… poi si rivolgeva al Mister Angiolino Catalano e gli diceva: ora puoi continuare tu!”
C’è una frase che ripeti spesso a tutti riferita alla tua esperienza in Germania.
“Si è vero, io dico sempre, “queste cose in Germania non succedono” perché è davvero un altro modo di vedere le cose, dove la meritocrazia esiste, dove i valori hanno il giusto peso, dove nulla viene fatto per caso e in maniera superficiale.”
Che soddisfazioni hai avuto nella tua vita?
“Essendo una persona semplice ed umile, mi sono preso moltissime soddisfazioni, poiché sono uno che con poco si entusiasma, ma tornando indietro con i ricordi, grazie alla serietà che ho imparato in 
Germania, mi sono tolto qualche soddisfazione calcistica importante, soprattutto perché giocando sempre per voglia e mai per soldi, sono arrivato persino a giocare contro il capitano della nazionale tedesca Berti Vogts e Zvonimir Boban ex campione del Milan.”
Racconta come è andata quando si è rischiato di non iscrivere la squadra
“Ricordo come fosse ieri il periodo di 5 anni fa, quando la prima squadra di Montenero era fallita per la seconda volta (due anni dopo l’US Montenero), e la dirigenza della squadra amatori arrivò al punto di non voler più proseguire, rischiando di non iscriversi al campionato successivo. Notai che a più di qualcuno sembrava non importasse o addirittura che non fosse così grave, ed io per giorni non riuscii a dormire, perché oltre ad essere uno dei fondatori della squadra, mi dispiaceva molto che potesse finire così. Allora provai a parlare con Marco Borrelli, attuale capitano della squadra e gli proposi di provare a continuare questa avventura e dopo diverse birrette fresche, io gli proposi di fare il presidente e lui propose me di fare il presidente. Allora provammo a parlare con altre persone per formare il primo direttivo e proporre di comune accordo il nome di Nicola D’Aulerio come presidente, che fortunatamente accettò.”
Cosa ricordi di questa esperienza trentennale?
“Sono molte cose, le tante partite, i tanti dopo partita, le feste, le risate, i terzi tempi, le manifestazioni a San Paolo dove preparavamo le friselle con olio, pomodoro ed origano ma soprattutto la squisita bufala che prendevamo dalle parti di mio genero, la musica, i cabarettisti… sembrerò nostalgico perché sono stati bellissimi momenti, ma io devo riconoscere di essere stato molto fortunato a vivere una vita a Montenero così intensa e divertente.”
Di cosa sei particolarmente orgoglioso?
“Del fatto che amo organizzare gite, e con gli amatori ci siamo tolti diversi sfizi, andando in Francia, Austria, Germania, Belgio, Modena e Polla il paese di mia moglie. Andavamo tutti con le famiglie e ci facevamo delle partite di calcio meravigliose! Uno dei desideri più grandi che ho, è portare la squadra amatori e la prima squadra in Germania, prima che lascio definitivamente il mio impegno nella società.”

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