Nando Di Pinto: per i ragazzi il campo è un rettangolo di vita e crescita

Intervista ai protagonisti del calcio montenerese: dopo una lunga esperienza da giocatore, il mister che ha insegnato ai più piccoli e anche scoperto talenti.

Leo Benedetto
08/04/2022
Sport
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Oggi è la volta di un’istituzione del calcio giovanile di Montenero, Mister Di Pinto Leonardo detto Nando. Iniziamo a conoscerci meglio, quanti anni hai e che squadra tifi?
“Buongiorno alla redazione di MonteneroNotizie e a tutti i lettori. Ho 64 anni e sono simpatizzante del Milan, soprattutto ai tempi di Gianni Rivera.”
Quando hai iniziato a tirare i primi calci?
“Innanzitutto premetto che sono passati tantissimi anni, parliamo del 1968, quando avevo 10 anni, allora il calcio era tutta un’altra cosa, un altro mondo, era solo per gli adulti e noi bambini non avevamo questi spazi che ci sono adesso. Io mi limitavo ad osservare tanto, quando si allenava il Montenero nello spazio tra il Santuario della Madonna di Bisaccia e l’entrata al cimitero, una volta il campo era lì. Ho iniziavo a tirare i primi calci a quel campetto, anche se in realtà mi cimentavo a fare il portiere, perché all’epoca ti davano la possibilità solo di stare in porta.”
Cosa ricordi con piacere di quegli anni?
“All’epoca c’era un certo Nicolino D’Ascenzo, detto “Piccirill”, il capitano del Montenero, che mi invitava sempre ad allenarmi con la prima squadra, ovviamente stavo in porta, durante un allenamento, gli parai tanti tiri e alla fine mi regalò il pallone di cuoio, come premio, questo è stato il più grande gesto che potevo ricevere.”
Poi crescendo hai giocato con il Montenero?
“In verità non subito, perché andai a studiare ad Ancona, lì ricevetti anche proposte di giocare in serie C, con l’Osimana Calcio, ma mio padre mi spiegò che mi aveva mandato a studiare ad Ancona proprio per non pensare al calcio e quindi non mi diede l’autorizzazione, pertanto rimasi a giocare cinque anni nella società del San Carlo, la squadra dell’Istituto.”
Successivamente sei andato in Germania a lavorare.
“Sì ed ho avuto la fortuna di giocare in tre società, la prima era una squadra italiana “ITALSUD”, poi giocai un anno a Francoforte nella Bersis Liga, il campionato equivalente alla nostra quarta serie (Serie D), che si chiama “F.C. Italia”, infine nella “Dieter Seim” una società tedesca.”

Il Montenero nel 1986-87
Quindi 10 anni in Germania e poi?
“Poi sono tornato a Montenero, nell’estate 1985, Tonino Miri mi invitò a partecipare al famoso Torneo Cittadino che era un must di Montenero, mi ricordo la squadra era la “Conad” e addirittura vincemmo quel torneo. Durante la cena di festeggiamento, il presidente di quella squadra che era anche il presidente del Montenero Calcio, Gennaro Pepe, mi propose di giocare con la prima squadra offrendomi anche di lavorare con lui, quindi giocai un paio di anni. Quando lui si allontanò dalla società, io decisi di cambiare aria e me ne sono andato a giocare nella vicina Castelmauro, dove rimasi una decina di anni, indossando sin da subito la fascia di capitano, cosa che mi inorgoglì molto, perché fare il capitano in un altro paese voleva dire tanto.”

Il Castelmauro negli anni '90
Infine hai avuto un’idea pionieristica, quella di allenare i più piccoli creando una scuola calcio, quando è successo?
“È successo nel 1990, precisamente in Primavera ecco dunque spiegato il nome della società “Le Rondinelle”. L’idea di formare un gruppo di ragazzi che potessero divertirsi e sognare in un rettangolo di gioco, che io considero un rettangolo di vita, crescita, inclusione e aggregazione sociale, era stimolante, e ricordo in particolare che i primi tesserati erano i nati tra il 1975 e il 1977.”
Ne hai fatto una scelta di vita.
“Si certo, negli anni decisi di dedicare tanto tempo a questo progetto, trasformandolo nel mio lavoro.”
Sei conosciuto in tutto il Molise, non c’è una società che non ti conosce.
“Si infatti, in tutti questi anni sono riuscito a seminare un calcio diverso. Ricordo quando andavamo in certi stadi e campi ostici, ci aspettavano perché dovevano 'spezzarci le ossa', ho cercato di modificare questo atteggiamento con iniziative volte soprattutto al fair play, come il saluto iniziale e il saluto finale, cose che ti modificano tanto l’approccio alle gare.”
Cose che probabilmente hai imparato negli anni in Germania?
“Certo loro hanno una cultura diversa, un calcio meno esasperato, per loro non conta solo il risultato ma stare bene insieme e divertirsi.”
Una tua grande prerogativa è quella di organizzare tornei per ragazzi.
“Purtroppo in Molise i campionati sono formati da poche squadre, allora ho sempre cercato di creare tornei per i ragazzi per dar loro la possibilità di giocare di più e fare nuove amicizie.”
Infatti hai sempre fatto tornei con tantissime squadre. Oltre a queste iniziative, in estate hai creato dei campus.
“Si all’inizio era per i ragazzi, anche per quelli che non erano tesserati con le Rondinelle, poi con gli anni ho creato la formula “Estate senza età” dove oltre ai ragazzi, partecipano anche i nonni, perché per me il connubio nonni-nipoti è sinonimo di enorme affetto.”
Nei primi anni di scuola calcio c'è stata qualche esperienza che ti inorgoglisce?
“Nel 2002 una delle più grandi soddisfazioni fu essere riconosciuto a Roma, per l’impegno svolto con i ragazzi, con il Presidente Franco Carraro che mi consegnò il “Premio di Benemerenza”, gratificandomi tanto.

Nando Di Pinto con il presidente della Figc Franco Carraro
Cosa ricordi di questi 30 anni?
“Devo dire che ho avuto anni incredibili, dove disputavamo tornei internazionali, tipo in Austria, Germania, Svizzera, Olanda e chi ha avuto la fortuna insieme a me di partecipare a queste manifestazioni, ha nel cuore un’esperienza straordinaria. In particolare, nel 2002, in un Torneo denominato “Sei bravo a scuola calcio” categoria pulcini vincemmo le fasi provinciali e regionali e andammo a giocarci le finali nazionali a Coverciano.”
C’è qualche allievo che hai nel cuore?
“Ho tutti i miei ragazzi nel cuore, indistintamente, sia Jessica Cravero che è diventata una calciatrice professionista in America (come Francesco D’Aulerio, anch’egli un’esperienza americana), che Carlo De Risio che gioca in serie C e ha disputato anche la serie B, tutti i ragazzi che hanno giocato nei vari campionati, ma soprattutto tutti i ragazzi che non giocano più, perché quello che ho sempre cercato di insegnare ai miei ragazzi era educazione e rispetto, per essere delle brave persone un domani.”
Quest’anno hai dato una svolta alla tua carriera di Mister, sposando la causa dell’ASD Calcio Montenero
“Diciamo che dopo 30 anni, cominciano a mancarmi le energie necessarie per poter gestire l’intero settore giovanile, ma in verità questa idea era partorita qualche anno fa. Quando il Presidente D’Aulerio questa estate, mi ha chiesto se volessi intraprendere il percorso con loro, ho subito accettato, occupandomi dei più piccoli.”
Naturalmente i tuoi consigli durante l’anno anche alle altre categorie diventano fondamentali, anche perché la tua esperienza non è solo di 30 anni di scuola calcio ma altri 25 da calciatore.
“Si in effetti quando posso, metto la mia esperienza a disposizione, affinché questa struttura societaria possa crescere sempre di più.”

Nando Di Pinto (a destra) con Giuseppe Marino ai tempi dei tornei cittadini di calcio a Montenero di Bisaccia

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